Commercianti spazientiti «Tutto uguale Così da anni»
BRENNERO «Qui le forze dell’ordine ci sono sempre, tutti i giorni. Da ieri a oggi non è cambiato niente: è tutto un bluff». Gerhard, fruttivendolo, scrolla le spalle infastidito da «tutto il circo» mediatico. «Ci crede? Io ascolto la radio e la tv per divertirmi, perché poi guardo fuori dal negozio e tutto quel macello che raccontano io mica lo vedo. Sono normali controlli di routine come quando c’era la frontiera: fermano una macchina ogni tanto, random, ma non controllano niente. Cercano solo gli stranieri».
«Anche i prefabbricati dei frontalieri non li hanno mica tirati su stanotte — interviene Karl, dal chiosco degli hot dog —. Ci sono da uno o due anni. Ora fanno la sceneggiata per il vertice dei ministri, per fare la voce grossa in Europa, e poi li richiuderanno di nuovo».
«Qui è tutto uguale a prima, non controllano nessuno: ho fatto benzina stamattina e non mi hanno neppure guardato in faccia — conferma Fabian, gestore del bar sul rettilineo di ingresso in Italia —. A leggere i giornali doveva esserci una fila di macchine ferme da Bolzano, ma lo sapevamo già che era tutto fumo. Come due anni fa, quando scrivevano che al Brennero c’era la “guerriglia degli immigrati”: invece sono venuti su in 40 poveracci con due striscioni e dopo una mattina sono tornati giù».
Il titolare del vicino negozio di pelletteria (Reinhard, «René per gli amici»), la butta sull’ironia. «Scrivete tutti le stesse monàte ma qui non succede mai niente. Cosa vuole che succeda? Ci sono quattro poliziotti che stanno lì con la palettina a far niente e se scendi giù ci sono dieci carabinieri che si grattano e ci costano un sacco di soldi. Ma cosa c’è da controllare? Dove sono gli extracomunitari? Si guardi in giro: dove sono i negri? Qui gli unici stranieri sono quei due lì che sono austriaci. Fine. E per fortuna non ci sono le code, tanto la gente non si ferma lo stesso, va nei boschi a fare i bisogni pur di non pagare un caffè. L’ultimo che si è fermato a bere un cappuccino adesso è là a Bolzano, disteso bello piatto: si chiama Ötzi!».