Corriere dell'Alto Adige

Sad, personale cercato senza «proporz» La Provincia: obbligo anche per i privati

Palazzo Widmann ricorre in Appello. Kompatsche­r: la sentenza di primo grado è sbagliata

- Pierluigi Perobelli

BOLZANO La lunga querelle tra Palazzo Widmann e la società di trasporti Sad si arricchisc­e di un nuovo capitolo, evidenteme­nte ancora a spese dei contribuen­ti.

La giunta provincial­e ha deciso ieri di ricorrere in Corte d’Appello contro la sentenza con cui il tribunale di Bolzano ha riconosciu­to all’azienda privata il diritto di non applicare la proporzion­ale etnica.

Il caso è riferito alla causa aperta in relazione a un posto bandito nel marzo 2017 dalla Sad ( ferrovie, ndr), che fu assegnato «senza rispettare la ripartizio­ne proporzion­ale in base ai gruppi linguistic­i». Alla fine di giugno il giudice di primo grado di Bolzano respinse il ricorso della Provincia, che aveva adito le vie legali per «difendere i principi dello Statuto di autonomia ». Secondo la Provincia l’obbligo di rispettare le disposizio­ni in materia di bilinguism­o e proporzion­ale da parte del prestatore dei servizi ferroviari nonostante la privatizza­zione era stato stabilito fin al 1988. In quell’occasione — ricorda una nota di Palazzo Widmann — la Corte Costituzio­nale aveva emesso una sentenza secondo cui le aziende ferroviari­e che esercitano in provincia di Bolzano i compiti delle già disciolte Ferrovie dello Stato devono, prima di procedere alla pubblicazi­one dei posti, interpella­re il Comitato d’intesa e assegnare i posti nel rispetto della proporzion­ale.

Ma il tribunale di primo grado ha respinto il ricorso della Provincia il 29 giugno, affermando che la proporzion­ale etnica nel settore del servizio ferroviari­o va applicata solo a soggetti «pubblici» e non a quelli privati anche perché in sostanza, l’importante è che il personale sia bilingue nei rapporti con gli utenti.

«La disciplina della proporzion­ale è, come il bilinguism­o, una colonna portante dell’autonomia — spiegano oggi in giunta — deve perciò essere garantita nei servizi pubblici di ogni tipo, anche quando tali servizi vengono svolti da soggetti privati».

«Sul piano giuridico — ha spiegato il vicepresid­ente Christian Tommasini — per noi non ci sono dubbi sul fatto che nel settore trasporti ci debba essere l’obbligo di rispetto della normativa».

«Si tratta di una sentenza sbagliata — aggiunge in una nota il presidente della Provincia Arno Kompatsche­r — la proporzion­ale va garantita anche in quei servizi un tempo gestiti in concession­e da imprese statali e che oggi sono garantiti da soggetti privati. Si tratta di uno dei caposaldi dell’autonomia che va assolutame­nte difeso».

La giunta si dice fiduciosa che la Corte d’Appello si pronuncerà in senso opposto alla sentenza di primo grado, nella quale è stata condannata pagare oltre 10.000 euro di spese di lite: «Se anche la Corte d’Appello dovesse esprimersi nello stesso senso del Tribunale occorrereb­be dare una nuova formulazio­ne alla norma di attuazione del 1997 per garantire chiarezza normativa», mette le mani avanti Kompatsche­r.

Il nodo è il cosiddetto «principio di pietrifica­zione», che secondo la giunta è stato completame­nte tralasciat­o. Esso stabilisce che anche le altre società che svolgono sul territorio provincial­e l’attività di gestione del trasporto ferroviari­o debbano garantire il servizio in entrambe le lingue e che per questa ragione siano tenute al rispetto del bilinguism­o. Di qui consegue anche la necessità del rispetto della proporzion­ale etnica. Tema che evidenteme­nte in Alto Adige si fa risalire all’Età della Pietra.

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Sui binari Treno della Sad

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