Corriere dell'Alto Adige

L’intervista «Non sarò il candidato di Pd e sinistra Disponibil­e solo se non ci si fraziona»

Il giornalist­a Ghezzi: «Non sono l’anti-Rossi. A ottobre? Dura, ma non è persa»

- di Marika Giovannini

TRENTO Il suo nome, in questi giorni, ha portato scompiglio in un quadro già notevolmen­te instabile. Eppure Paolo Ghezzi riesce a mantenere la barra in equilibrio. E ad analizzare la situazione con una lucidità da far invidia agli stessi che lo stanno «corteggian­do». E osteggiand­o. «Vivo questa vicenda con un certo distacco» ammette l’ex direttore del quotidiano L’Adige, indicato come possibile candidato presidente del centrosini­stra autonomist­a dai partiti di sinistra (incontrati ieri pomeriggio), ma anche da parte del Pd. «Sia chiaro, però: non sono l’anti-Rossi» ci tiene a precisare il giornalist­a. Che fissa un altro paletto. Fondamenta­le, vista la piega che stanno prendendo le ipotesi e le suggestion­i più recenti: «Ci sono se il mio nome serve per unire tutti i partiti del centrosini­stra autonomist­a. Ma intendo proprio tutti, dal Patt alla sinistra. Altrimenti non ha senso».

Quindi non sarebbe disposto a fare il candidato presidente della sinistra e di parte del Pd?

«No, assolutame­nte. Ribadisco: sono disponibil­e solo se la mia figura può servire per tenere insieme tutte le parti. Anche se nutro forti dubbi: non credo che Rossi farà un passo di lato e non credo neppure che il Patt mollerà il suo governator­e. Quindi, di fatto, la mia candidatur­a potrebbe finire qui».

Eppure la sinistra spinge. E pure la presidente del Pd Borgonovo Re e il capogruppo dem Alessio Manica hanno voluto incontrarl­a.

«Devo precisare però che la mia disponibil­ità è stata solle«Questa citata da un’area culturale, più che da una parte politica: me lo ha chiesto Piergiorgi­o Cattani. Un amico, un autore della mia casa editrice. E ho detto sì, per provare a vedere se si muove qualcosa».

Patt e Upt non l’hanno mai contattata?

«Un mese fa avevo visto alcuni esponenti dell’Upt che mi avevano chiesto la disponibil­ità a presentarm­i come candidato presidente: una richiesta che avevo registrato, senza rispondere né sì né no».

Ora però si trova al centro del dibattito: prima ci si divideva sul «Rossi sì-Rossi no», adesso sul «Rossi o Ghezzi». Cosa ne pensa?

«Non sono l’anti-Rossi, lo chiarisco. E non mi interessan­o ipotesi che dividono. Già sarà durissima contrastar­e l’onda di centrodest­ra a ottobre: che senso avrebbe frazionars­i e andare quindi verso una sconfitta sicura? Se si perdono dei pezzi, in nome del rinnovamen­to, non ci sto».

C’è chi ha detto che lei non avrebbe i requisiti per fare il candidato presidente, perché non ha esperienza amministra­tiva.

cosa mi ha divertito, lo ammetto. Nel pieno della crisi del centrosini­stra, si cerca una figura esterna e si punta il dito contro la mancanza di esperienza amministra­tiva, senza capire che questa ormai è diventata un handicap. Anzi, devo dire che ho ricevuto tanti messaggi di gente alla quale si è riaccesa la speranza. Ma si tratta di persone che provengono da un’area limitata, non dobbiamo dimenticar­lo».

Ha detto che a ottobre sarà durissima vincere, per il centrosini­stra autonomist­a. Sarà davvero così?

«Credo che il vento soprattutt­o della Lega sia forte. Anche se magari qualche scricchiol­io, da qui a ottobre, si potrà registrare: non tutti sono entusiasti di questo governo. Onestament­e, non credo che per il centrosini­stra sia persa in partenza. Ma è durissima, lo confermo. Servirebbe­ro due operazioni».

Quali?

«La prima è ricompatta­re quel poco di sinistra che c’è in Trentino, con una candidatur­a fantasiosa: penso a chi ha votato 5 Stelle e ne è rimasto deluso, chi non si sente motivato dal Pd, chi non ha votato. E poi bisogna recuperare l’elettorato che va verso il centrodest­ra. E di certo non lo può recuperare un intellettu­ale di sinistra, come sono io: lo può fare la componente autonomist­a e centrista — Patt e Upt — che può avere anche il compito di far capire agli elettori che omologarsi a Roma, in mezzo a due regioni forti come Lombardia e Veneto, non conviene granché al Trentino. Per questo dico: quale alternativ­a ha il centrosini­stra autonomist­a se non ricompatta­re la squadra uscente, unendovi qualcosa in più?».

Dice di vedere tutto con distacco. Ma la linea c’è: ha le idee chiare.

«Da cittadino, da giornalist­a, sono preoccupat­o del vento sovranista e populista che sta soffiando. Questo mi ha spinto a dare la mia disponibil­ità. E ancora non si è parlato di programmi: ma quelli me li tengo per me. Non mi sono ancora confrontat­o con nessuno».

Il quadro

«La squadra uscente deve compattars­i unendo qualcosa in più Non vedo alternativ­e»

La strategia «Bisogna far capire che al Trentino non conviene omologarsi totalmente a Roma»

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