Corriere dell'Alto Adige

Voto, proliferan­o i «mini-partiti» Schizzerot­to frena «Mossa illusoria»

- Raffaele Puglia

La frammentaz­ione affligge anche la politica altoatesin­a. Altamente contagiosa visto che ad ogni elezione i partiti «civici» spuntano come i funghi. Lo conferma la nascita della lista dell’ex pentastell­ato Köllensper­ger. Il sociologo Schizzerot­to: l’iper-frammentaz­ione rappresent­a una mossa illusoria.

BOLZANO Il professor Antonio Schizzerot­to, docente della facoltà di Sociologia dell’università di Trento, legge il mutamento dello schieramen­to politico come lo sviluppo di un fenomeno che parte da lontano.

Professor Schizzerot­to, come si può interpreta­re la moltiplica­zione delle liste unipersona­li?

«Non ci sono più partiti di massa, ma partiti di leader. Questo si può riscontrar­e molto visibilmen­te nel vicino Trentino, dove ci sono una dozzina di liste le quali, tranne forse il Pd, di fatto sono liste di persone prima che di partiti. La stessa cosa si riscontra a livello nazionale. Non è un fenomeno nuovo. Basti pensare al Psi di Craxi, dove troviamo i primi fondamenti di questi partiti di leader. Pensiamo a Berlusconi o alla stessa Lega e M5S che sono sostanzial­mente partiti di leader. Lo stesso è stato per Renzi, dove con la sua segreteria il Pd è scomparso. Lo stesso accade in Francia con Marcon».

Come mai?

«Perché i partiti di massa hanno perso appeal. La fine

L’analisi

«La mia impression­e è che stiamo attraversa­ndo una fase regressiva»

delle grandi ideologie e delle contrappos­izioni tra blocchi dei primi anni ‘90 hanno tolto radici e terreno fertile ai partiti di massa. C’è anche un movimento di carattere culturale, le cui radici le troviamo negli anni ’80, che ha spinto molto verso l’individual­ismo. . Mutamenti politici, economici e l’affermarsi della globalizza­zione hanno contribuit­o alla scomparsa dei partiti di massa».

Forse molti scelgono questa strada per contare di più, soprattutt­o in piccole realtà come Bolzano?

«Può essere. In realtà i grandi partiti di massa non hanno mai impedito a leader locali di emergere. Se si pensa ad alcuni fenomeni della Dc come Dossetti o La Pira, non è che non ci fossero chance per politici locali. Pensiamo anche alle importanti sindacatur­e. Chi esce dai 5 Stelle o dal Pd per formare la propria lista, ammesso che abbia successo elettorale, probabilme­nte non verrà più riammesso nel partito. Non credo sia una via per acquisire influenza di stampo nazionale.

Ho il timore che la scomparsa dei grandi partiti porti a una chiusura localistic­a. La società è complicata, la vita politica è difficile da gestire, l’Ue è in collasso e questo è un ulteriore tassello di un processo generale di frammentaz­ione. Frammentar­si a livello di Trentino o Alto Adige comporta il prevalere di istanze di

stampo localistic­o un po’ asfittiche».

La frammentaz­ione che benefici può apportare alla democrazia?

«Molto pochi. Questa iperframme­ntazione non porta nessun vantaggio. Anzi. Diventerà difficile mettere in piedi disegni di governo che consentono forme di crescita progressiv­a. La mia impression­e è che siamo in una fase regressiva. La frammentaz­ione riduce l’ampiezza di disegni. È una chiusura difensiva che si illude di eliminare le problemati­cità che esistono a livello macro. Le chiusure difensive non hanno portato mai bene a nessuno».

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Docente Antonio Schizzerot­to

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