Riforma credito cooperativo Gasser (Raiffeisen) preme «Moratoria in tempi stretti»
Gasser: «Si decida in fretta lo stop». Rischio che le assemblee delle banche blocchino la riforma Intanto dal centro-sud arriva il sostegno a Ccb. Dell’Erba: andiamo avanti, ma con il «risk-based»
Cassa centrale a Trento e Iccrea a Roma sono confortate dalle parole di Bankitalia a supporto della riforma del credito coop, che non deve subire uno stop da parte delle nuove forze politiche di maggioranza o dal governo gialloverde. Invece le Raiffeisen altoatesine spingono. Gasser: «Necessaria una moratoria in tempi stretti. Studiare il modello tedesco Ips».
BOLZANO Cassa centrale a Trento e Iccrea a Roma sono confortate dalle parole di Bankitalia a supporto della riforma del credito coop, che non deve subire uno stop da parte delle nuove forze politiche di maggioranza o dal governo gialloverde. Invece le Raiffeisen altoatesine spingono: «Necessaria una moratoria in tempi stretti. Studiare il modello tedesco Ips». La sensazione è che ormai il malcontento stia per prendere il sopravvento: anche senza variazioni incorso d’opera c’è il rischio che le assemblee delle singole Raiffeisen non facciano passare il cambio di statuto e la firma del contratto di coesione necessari per far nascere il gruppo. «I soci sono sovrani, decideranno loro» dice il direttore della Federazione Paul Gasser. Sempre ieri la Uilca nazionale però ha detto: deleterio fermare la riforma, più utile ragionare su aggiustamenti. Intanto oggi a Bolzano è in agenda un comitato esecutivo di Federcasse, a cui parteciperà il presidente Augusto dell’Erba. Che sull’Avvenire di ieri sosteneva la riforma, ma chiedeva il rispetto del principio «risk based» e addirittura la possibilità per le banche più virtuose di esprimere gli amministratori. Caratteristiche che per ora non sembrano far parte dell’impalcatura della riforma.
Nei giorni scorsi le Raiffeisen all’unanimità, compresa la Cassa centrale altoatesina che diventerà capogruppo provinciale, avevano preso una posizione avversa alla riforma. Ovvio che per la capogruppo in fieri, dopo anni di lavoro, ciò possa presentare un problema. Ma la compattezza territoriale non sembra in discussione. «Data l’apertura del governo a opportune riflessioni sulla riforma, noi abbiamo detto che ci piacerebbe utilizzare questa offerta — ragiona Gasser —. Necessario però avere una moratoria in tempi stretti, altrimenti diventa troppo tardi. Credo che i sei mesi di cui si parla possano essere un buon periodo per studiare varie ipotesi, compreso il modello tedesco basato sull’Ips, che darebbe la possibilità alla singola banca di rimanere quello che è, senza incidere troppo». Ciò significherebbe in sostanza proteggere la dimensione attuale, con un fondo di garanzia, senza adesione obbligatoria a una capogruppo. La sensazione però è che questa idea, se concretizzata, andrebbe a sprecare quanto fatto finora da Centrale Raiffeisen (come del resto Ccb e Iccrea). «Il vero tema — prosegue il direttore — è individuare qual è la soluzione migliore. Un’istituzione che ha una storia centenaria è difficile da sottoporre a un cambiamento radicale. Occorre riflettere. Il nuovo governo ha aperto una finestra: però se non viene presa una decisione in tempi rapidi non si fa nulla». Senza moratoria le Raiffeisen entro la fine di agosto dovranno convocare le assemblee, che però potrebbero ospitare «votazioni di imprevedibile esito». «Nelle assemblee potrebbe emergere quel malcontento che non si può negare — conferma Gasser —. Cosa succederà? I soci sono sovrani: decideranno loro». Se in qualche assemblea altoatesina non passasse il via libera all’adesione al gruppo, tenendo conto anche che le Raiffeisen dovrebbero avere un calendario anticipato rispetto alle altre, non è chiaro quali potrebbero essere le conseguenze altrove, visto che, a detta di molti, l’avversione alla riforma cova sotto la cenere.
In queste ore, si apprende da Trento, il presidente di Ccb Giorgio Fracalossi ha ricevuto una «grande spinta» dalle banche del centro-sud Italia aderenti al polo trentino, per accelerare sulla costituzione del gruppo. Anche Iccrea a Roma lavora per compattare il fronte. La Uilca, con il segretario generale Massimo Masi e il segretario nazionale Giuseppe Del Vecchio, afferma: «Nonostante le molte perplessità che abbiamo rappresentato, in merito ai rischi di frammentazione dell’intero sistema, fermare oggi questo processo sarebbe deleterio per tutte le Bcc». E rivolto al governo: «A cosa serve avviare una iniziativa di rinvio della riforma, che è già in stato avanzato, senza alcuna motivazione se non quella meramente politica? Tale approccio rischia solo di generare destabilizzazione e preoccupazione, anche sul fronte della tenuta occupazionale».