Corriere dell'Alto Adige

Provincial­i, italiani sempre più divisi Si moltiplica­no le liste «ad personam»

Centrodest­ra, FdI chiede invano una svolta unitaria. Köllensper­ger: noi alleati del M5S

- Marco Angelucci

BOLZANO Aggiungi un seggio a tavola che c’è un partito in più. La frammentaz­ione è una delle malattie croniche della politica altoatesin­a. Altamente contagiosa visto che ad ogni elezione i partiti «civici» spuntano come i funghi. Tutti sostengono di voler incrinare il monopolio Svp che però ha sempre beneficiat­o della dispersion­e dei voti.

L’ultimo nato il Team Köllensper­ger, movimento lanciato dall’ex pentastell­ato Paul Köllensper­ger. Ma l’abitudine a spaccare l’atomo in due arriva da lontano. Scomparsa la Democrazia cristiana sono nati l’Unione di centro di Luigi Cigolla, i Popolari di Michele Di Puppo mentre il Pds perdeva il proprio consiglier­e Romano Viola che andò a fondare il suo movimento «Autonomia dinamica». Ci provò anche Alessandra Zendron con Enrosadira che però si schiantò alle elezioni. Lo scissionis­mo è sempre stato di casa a sinistra: in passato Bolzano aveva il lusso di avere persino due partiti comunisti. Ora si è spaccato anche quello che resta del Pd: Tommasini da una parte, Bizzo dall’altra.

Inizialmen­te il fenomeno riguardava specialmen­te il mondo di lingua italiana. Col passare del tempo anche il mondo politico sudtiroles­e è stato contagiato dalla «frammentit­e». Eva Klotz e Andreas Pöder si sono divisi mentre le civiche, guidate dal sindaco di Valle Aurina, lanciarono la Bürger Bewegung che fu un flop colossale.

In tempi più recenti, con l’esplosione del Popolo delle libertà, sono nate un sacco di listarelle. La destra di Minniti, Fratelli d’Italia con Holzmann e l’Alto Adige nel cuore con Alessandro Urzì, l’unico che è riuscito a sopravvive­re. Oggi sembra rimpianger­e la sua scelta solitaria e ogni giorno lancia appelli all’unità del centrodest­ra.

«Gli altri si dividono, i 5 Stelle vanno in mille pezzi, con la fuoriuscit­a di Köllensper­ger, la sinistra si scompone nel Pd, nella lista di Bizzo, nella sinistra radicale e nei Verdi. Il Centrodest­ra vada in controtend­enza e da Lega a Fratelli d’Italia passando per Forza Italia e Alto Adige nel cuore, presenti un blocco unico che sostituisc­a per sempre la sinistra» avverte Urzì che però è destinato a rimanere inascoltat­o. La Lega, forte della popolarità di Salvini, non ha alcuna intenzione di fare da autobus per Urzì che dunque dovrà correre da solo con il pericolo di scomparire.

Stesso destino potrebbe attendere Elena Artioli. Eletta nel 2013 da Lega e Forza Italia, ha fondato il suo movimento «Team Autonomie». E ora non più dove piazzarsi.

«Troppe liste personali saranno un flop per il gruppo italiano. Ho avuto in questo periodo molte sollecitaz­ioni a

Urzì «Occorre creare un blocco compatto per battere la sinistra»

Artioli

«Bisogna concentrar­e il voto su formazioni forti, stavolta potrei restare alla finestra»

presentarm­i con il solo simbolo di Team Autonomie, tuttavia, serve concentrar­e l’attenzione su liste forti, in grado di governare, senza farsi prendere dalla smania di cercare la rielezione. La frammentaz­ione è controprod­ucente, preferisco restare alla finestra».

Chi ci prova invece è Paul Köllensper­ger che ha appena lasciato i Cinquestel­le per lanciare la sua lista personale. «Bisogna intercetta­re il voto tedesco e ladino e questo con il movimento non si riesce a fare. Non mi considero un fuoriuscit­o ma un alleato dell’M5S» spiega Köllensper­ger a cui le regole grilline stavano troppo strette.

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