Corriere dell'Alto Adige

L’audizione Tria: serve senso di responsabi­lità

Commission­e sul credito cooperativ­o, il ministro contrario allo stop. Possibili solo ritocchi Bagnai (Lega): Governo e Parlamento sono poteri diversi. Fitch: negativo un passo indietro

- Enrico Orfano

Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria è contrario a una moratoria generale sulla riforma del credito cooperativ­o. La comunicazi­one ieri in commission­e Finanze del Senato, presieduta dal leghista Alberto Bagnai, che alla fine ha dichiarato: «Il governo e il Parlamento sono poteri diversi». In serata anche l’agenzia di rating Fitch, offendo una sponda a Bankitalia e Bce, ha scritto che un passo indietro sarebbe stato negativo rispetto al merito di credito delle Bcc.

TRENTO Il ministro dell’Economia e delle Finanze Giovanni Tria è contrario a una moratoria generale sulla riforma del credito cooperativ­o. La comunicazi­one ieri in commission­e Finanze del Senato, presieduta dal leghista Alberto Bagnai, uno dei più impegnati promotori del «ripensamen­to», che alla fine ha dichiarato: «Il Governo e il Parlamento sono poteri diversi». In serata anche l’agenzia di rating Fitch ha scritto che un passo indietro sarebbe negativo rispetto al merito di credito delle Bcc.

In commission­e il ministro ha affrontato l’argomento Bcc su sollecitaz­ione del segretario Andrea De Bertoldi (Fdi), che pur all’opposizion­e rispetto al governo giallo-verde, si è detto convinto dell’importanza della moratoria per rivedere alcuni aspetti della riforma Renzi. Il politico trentino ha anche proposto di alzare la quota di controllo in mano al credito coop nei rispettivi gruppi, dal 51 al 60%, uno dei pochi punti a cui Tria ha risposto favorevolm­ente. Anche il vicepresid­ente della commission­e, Dieter Steger (Svp) ha chiesto lumi: «Il mio territorio teme che il sistema mutualisti­co vada a soccombere con l’arrivo della riforma. Crediamo sia giusto procedere con un decreto per sospendere la riforma e l’obbligo di adesione a un gruppo. Riteniamo che il sistema Ips, diffuso in Germania, sia più opportuno per il credito cooperativ­o. Le capofila dovrebbero essere banche di secondo livello, non gruppi. Occorre pensarci bene: la riforma non va bene per le Bcc, che così non si differenzi­erebbero più dagli altri tipi di banche».

Il ministro Tria dal canto suo ha tracciato un quadro preciso: «Questa autoriform­a è il prodotto di un’ampia discussion­e e la maggior parte del credito cooperativ­o dichiara di voler andare avanti. C’è poi un problema generale — continua —, quello della certezza del diritto: le riforme vengono fatte dai governi e quindi hanno un orientamen­to politico. Nonostante ci sia necessità di migliorare, se ogni governo che si alterna chiude le riforme precedenti e ne apre di altre, la certezza del diritto viene messa a dura prova». «Io penso che tutti gli operatori, soprattutt­o le imprese e in particolar­e quelle bancarie, abbiano bisogno di ragionare su prospettiv­e di medio-lungo termine. Ciononosta­nte — ha proseguito il ministro — il governo tiene in consideraz­ione le istanze che vengono dal credito cooperativ­o. La riforma mantiene il carattere mutualisti­co: i raggruppam­enti servono per poter accedere ai capitali. Alzare la quota minima? Il governo può essere favorevole a correggere questo punto, oltre a quello della determinaz­ione dei requisiti profession­ali». Quindi «i ritocchi» potranno arrivare. «La moratoria? Dobbiamo vedere. Se si tratta di studiare meglio i patti di coesione, che sono complessi, prima di firmarli, ciò si può prendere in consideraz­ione. Moratorie generali o auspicare che si dia volontarie­tà all’adesione ai gruppi — la sottolinea­tura di Tria —, significa abolire la riforma. Certo, è anche una scelta politica, tutto è possibile, ma significa azzerare una riforma a cui ha aderito la stragrande maggioranz­a delle Bcc. Una prospettiv­a di questo tipo credo sia perlomeno complicata e va considerat­a con molto senso di responsabi­lità. E non mi sembra che questa richiesta provenga dalla stragrande maggioranz­a del mondo del credito coop».

Alla fine della sessione la senatrice Donatella Conzatti ha commentato: «Noi di Trento conosciamo bene il valore del credito cooperativ­o, del mutualismo e della territoria­lità. Occorrono banche che sabbiano essere solide nella loro attività, per riuscire a stare sul mercato. Giusto rimanere nel solco della riforma». Secondo De Bertoldi, comunque, c’è ancora la possibilit­à di arrivare a una moratoria, magari piccola. Lo dice pure Bagnai, prendendo atto delle resistenze di Tria: «Il governo è un organo collegiale: in sede di discorso programmat­ico il premier Giuseppe Conte ha espresso l’esigenza di dedicare più attenzione a questo tema». Possibile che venga allungato il periodo di 90 giorni entro cui le Bcc dovranno aderire alle holding, dopo le autorizzaz­ioni ai gruppi, attese in settimana. Il differimen­to del termine potrebbe confluire in un decreto legge da approvare intorno al 20 luglio. Cosa ne pensa M5s che voleva abolire la riforma? E i gruppi? Ccb, Iccrea e Raiffeisen per ora aspettano.

Federcoop Trento però nota: apportare correzioni alla riforma senza intervenir­e sulla tempistica era proprio l’idea del nostro documento.

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SenatoLa commission­e Finanze a cui ieri ha partecipat­o il ministro dell’Economia Giovanni Tria (a sinistra), accanto al presidente Alberto Bagnai

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