L’analisi di Dallago (Ama) «Ludopatici disposti a tutto come i tossicodipendenti»
TRENTO «Se lei sostituisce la parola “droga” con “slot” o “gioco”, vedrà che il senso del discorso resta inalterato: ci sono persone che sono disposte a tutto pur di reperire soldi e giocare d’azzardo, tanto quanto un tossicodipendente che ha bisogno di acquistare una dose». Paolo Dallago è da anni il responsabile per l’associazione A.m.a dei gruppi di auto mutuo aiuto per persone affette da ludopatia, e per le sue mani passano ogni giorno non solo i giocatori, ma anche i familiari, trascinati loro malgrado in una spirale di debiti e disperazione.
Dallago, fino a che punto può arrivare un ludopatico per procurarsi del denaro?
«Casi come quello di Pergine sono veramente molto rari. La ludopatia compromette molte “abilità” delle persone: in tanti perdono la bussola, e per loro l’unico interesse diventa continuare a giocare, con tutto quello che ne consegue, in primis il non vedere l’altro e non rispettarlo».
I trucchi Molti iniziano a rubare al lavoro o anche a danno dei propri cari
Ad esempio?
«Assegni falsi, furti a persone care, magari anche nelle proprie case. Si può arrivare perfino a sottrarre piccoli risparmi del proprio figlio. Spesso si compiono furtarelli sul posto di lavoro. Ma qui va detta una cosa: non sono gesti fatti con animo criminale».
In che senso?
«Tralasciando episodi come quello di Pergine, chi compie queste azioni non lo fa con l’intento di derubare, ma pensa che prenderà in prestito delle somme per poi restituirle, magari pochi giorni dopo: da un lato non ha la percezione dell’indebitamento, dall’altro crede che di lì a poco vincerà e ripianerà la situazione».
Se dovesse fare un identikit del «giocatore tipo», che caratteristiche evidenzierebbe?
«Raramente si tratta di persone che vengono da situazioni molto precarie. Quasi sempre si tratta di soggetti con condizioni economiche medie, se non benestanti. Quasi tutti davanti a una macchinetta ci finiscono per caso, e in genere bruciano piccole somme, ma costantemente, fino a indebitarsi in modo pesante. Devo anche dire che di solito i familiari sono gli ultimi ad accorgersene».
E a quel punto cosa succede?
«Quando si tratta di uomini, ossia nella maggior parte dei casi, le donne che sono loro vicino — mogli, sorelle — si rimboccano le maniche e cercano di essere presenti nel percorso di recupero. Purtroppo quando è una donna a essere dipendente, noto che spesso i mariti o compagni le mandano via da casa o le lasciano sole».