Daldoss: pronti a governare il Trentino
Polo territoriale, si parte da due liste. «Dialogo con Ghezzi». Valduga: apriremo un nuovo ciclo
TRENTO «Vogliamo governare il Trentino e non fare rappresentanza». Carlo Daldoss svela subito le ambizioni. A Maso Franch, seduto tra i sindaci Francesco Valduga, Maria Bosin e Roberto Oss Emer, l’ormai ex assessore tecnico provinciale tratteggia il volto del «nuovo progetto inclusivo territoriale» che alle elezioni di ottobre lo vedrà nel ruolo di candidato presidente. E che già in queste ore sta creando scompiglio all’interno della già tormentata coalizione di centrosinistra autonomista.
«Oggi comincia un percorso nuovo: c’è bisogno di nuovo entusiasmo» traccia la direzione Daldoss, che cita Degasperi e Don Sturzo. E sogna un Trentino «più bello, più felice, più orgoglioso e conscio delle proprie possibilità». Ma soprattutto un «Trentino unitario e non bipolare», solidale e «pragmatico». «Un’Autonomia che parta dai territori e vada verso il centro» precisa Valduga, preoccupato dalle «dinamiche nazionali che cercano di normalizzare l’Autonomia». È lo stesso sindaco di Rovereto a spiegare il senso del nuovo progetto politico: «Un ciclo si è fisiologicamente chiuso e oggi c’è la necessità di aprirne un altro», che «interpreti le istanze dei cittadini con modelli nuovi» e che soprattutto «recuperi la dimensione del dialogo con i cittadini partendo dai territori». «Perché noi — aggiunge Bosin — non ci omologhiamo ai partiti nazionali: siamo alternativi, ma dialoghiamo con tutti».
«La nostra è una proposta aggregante» ripetono Daldoss e Valduga. Che aprono dunque al dialogo con altri mondi: dai movimenti ghezziani («Ho già sentito Ghezzi: con questi soggetti si può parlare più liberamente che con un partito, figlio di vecchi schemi» dice Daldoss) fino a Civica Trentina, passando per l’Upt («L’80% del loro elettorato si sovrappone al nostro»). Ponendo però come condizione una «modalità nuova», che vada oltre i partiti e gli schemi tradizionali. Il polo, «dal proprio nucleo», esprimerà due liste, di amministratori ma non solo. «Siamo inclusivi ma non qualunquisti» fissa i confini Valduga. Mentre Daldoss prima prospetta una sorta di «Svp trentina, che sappia mettere al centro gli interessi della provincia», e poi allontana dialoghi con la Lega: «I loro valori confliggono con gli ideali del Trentino». «Siamo alternativi al centrodestra, ma questo non ci pone automaticamente nel centrosinistra» mette la postilla il sindaco di Rovereto. Al quale viene facile una frecciatina a Pd, Upt e Patt: «Non è che se non c’è la triplice non esiste il Trentino. Forse questi partiti devono porsi il problema di come evolvere in qualcosa che sappia di futuro». E Daldoss: «Il vero errore del centrosinistra autonomista è quello di non aver capito che si doveva rinnovare le modalità di rappresentanza». Un tema, quello della coalizione di governo, che lo stesso candidato presidente ha affrontato anche con il governatore Ugo Rossi. «Già tre mesi fa — ricorda — ho detto a Rossi che si doveva trovare il modo di costruire qualcosa per interpretare l’insofferenza diffusa. Un compito che i partiti non sono più in grado di svolgere. E i primi interlocutori non potevano che essere i sindaci. La risposta? È stata di candidarsi in uno dei tre partiti della coalizione. Un aspetto che ha irrigidito i rapporti. Al governatore già allora avevo detto che se l’idea era di candidarsi a prescindere io non ci sarei stato. Lui mi ha confermato l’intenzione di candidarsi». Poi la prospettiva: «Il Trentino, per salvaguardare la propria specialità, deve costruire una forza territoriale locale che diventi baricentro di ogni alleanza». Con una «confessione»: «Il Dolomiti Pride? Io il patrocinio l’avrei dato».
In sala, a tenere a battesimo il nuovo polo, molti amministratori: Maria Ceschini (sindaco di Cavedine), Massimo Fasanelli (consigliere provinciale), Elisa Bortolamedi (assessore a Pergine), Beatrice Pedrotti (assessore a Cavedine), Silvano Dominici (presidente della Comunità della valle di Non), Bruno Groff (sindaco di Frassilongo). «L’interlocuzione con Daldoss — riavvolge il nastro Oss Emer — non è nata l’altro ieri, né è uscita dal cilindro. Non ci ha detto subito di sì. Oggi siamo convinti di essere vincenti. Senza personalismi».
L’ex assessore
«Il centrosinistra autonomista non ha capito che bisogna rinnovare le modalità di rappresentanza Il Pride? Lo avrei sostenuto»