Il guizzo inaspettato del geometra mediatore «politicamente afono»
Solandro, è stato chiamato dal governatore uscente
TRENTO Chi lo avrebbe mai detto? Quando, nel 2013, Ugo Rossi nominò Carlo Daldoss assessore tecnico, i meno preparati si guardarono increduli chiedendosi: «E questo chi è?». I più vecchi di caserma, invece, avevano già sentito parlare dell’inamovibile sindaco di Vermiglio — a capo del suo paese dal 1990 al 2010 — e s’interrogavano criticamente sull’opportunità di nominare assessore tecnico all’urbanistica una figura più nota tra i politici, che tra i tecnici. In casa Upt, che con Mauro Gilmozzi teneva stretta quella delega, la scelta di Rossi fu criticatissima: la nomina «del geometra Daldoss» (questa la definizione meno livorosa) sarebbe stata il primo, ma inequivocabile segno della decadenza cui la prosaica guida Patt avrebbe condotto la Provincia dopo gli inarrivabili fasti dellaiani. Nel Pd, i più moderati accusavano Rossi di aver usato strumentalmente il suo potere di nomina per assegnare surrettiziamente un secondo assessorato al Patt. Lettura severa, ma non balzana se si considera che, non più tardi di cinque mesi fa, Daldoss aderiva al Patt. Prima e dopo di allora, l’assessore «tecnico» era sempre stato attento a rimanere politicamente afono. Mai una presa di posizione sui temi di attualità, sempre attento a non tradire una identità politica. Una strategia che ha pagato.
Ma andiamo con ordine. Chi è Carlo Daldoss? Nato a Cles il 14 marzo 1961, risiede a Vermiglio, sposato con due figlie. Diplomato al Pozzo, nel 1984 inizia la libera professione di geometra. Il suo cursus honorum è quello di un democristiano doc, ma non di primissima fila. Vicino a Bruno Kessler, la sua carriera nella Dc inizia nel 1985, quando entra nel consiglio di Vermiglio e assume la carica di assessore. Cinque anni dopo è sindaco e lo resterà per vent’anni. Dal 2005 al 2010 è anche presidente del Comprensorio val di Sole e membro del Consiglio delle Autonomie, nella giunta esecutiva. Mai dentro la stanza dei bottoni, ma mai nemmeno troppo distante, per due mandati Daldoss è nominato dalla Regione nel cda dell’A22. Ricopre per diversi anni la carica di presidente dell’Apt della val di Sole e di consigliere della società di impianti Carosello Tonale Spa. Come molti «amici» della Dc, Daldoss aderisce alla Margherita prima e all’Upt poi, ma senza sbilanciarsi troppo a sinistra, anzi. Nel 2008, quando pensa sia il momento di spiccare il volo verso la Provincia, sceglie l’Udc, ma è sfortunato: il partito pasticcia nel depositare le firme, la lista è esclusa, le sue ali vengono tarpate.
Da allora, Daldoss dovette pazientare cinque anni, finché Rossi, solandro come lui, decise di farlo entrare in Provincia dalla porta d’onore: la giunta. Due i principali compiti assegnatigli. Uno ufficiale: demolire la riforma istituzionale di Lorenzo Dellai. Uno più coperto: fare da ponte tra il Patt e il mondo ex democristiano, sindaci in primis, per fare in modo che il primo potesse assorbire il secondo. Grazie al suo atteggiamento umile e simpatico, oltre che alle sue innegabili doti di mediatore e di pragmatico, Daldoss non ha certo sfigurato in questi cinque anni riuscendo a dialogare un po’ con tutti e risolvendo con semplicità questioni complesse. Sul primo compito ha dato molta soddisfazione a Rossi, seppellendo le Comunità di valle senza che Upt e Pd riuscissero a reagire. Sul secondo, invece, era parso un po’ in difficoltà, incapace di trasformare la simpatia per lui in consensi per il Patt. La difficoltà, dicono gli ultimi avvenimenti, era solo apparente: Daldoss ha portato a termine anche il secondo compito, ma non come Rossi si aspettava.
Ora a lanciarlo come candidato presidente non sono solo i civici di Valduga, ma anche quegli ambienti Upt che lo avevano tanto osteggiato. Perfino alcuni esponenti del Pd, gli stessi che in questi anni hanno accusato Rossi di non avere la visione politica che aveva Dellai, guardano a Daldoss con simpatia. Eppure, quando in occasione dei 25 anni dalla morte di Bruno Kessler Daldoss fu invitato a commemorarne la figura, la sua prolusione lasciò perplesso più di un astante. «Una cosa che non viene spesso ricordata — sottolineò — è l’iniziativa del presidente Kessler di portare i wc nelle case dei trentini».
Rossi, che ha passato gli ultimi cinque anni a guardarsi le spalle da Alessandro Olivi, di Daldoss si fidava al punto da sfidare l’irritazione del suo partito quando fece capire di preferirlo a molta della dirigenza del Patt. Se ne fidava al punto da minimizzare infastidito quando qualcuno gli faceva notare che, forse, Daldoss coltivava anche qualche ambizione personale. D’altronde, in questi cinque anni, Daldoss non ha mai criticato Rossi, o assunto posizioni personali. Mentre tutti parlavano, Daldoss taceva. Si è immerso nell’amministrazione cinque anni fa e, politicamente, non si è mai spinto oltre quota periscopica. Gli bastava osservare. Prudente, accorto. Ieri Daldoss è riemerso e lo ha fatto a capo di una coalizione diversa da quella che lo aveva sostenuto per cinque anni.
Passato La sua chiamata in giunta era stata duramente contestata dai partiti