Corriere dell'Alto Adige

Caso Turchia, preoccupa lo spread

Il crollo della lira investe un mercato residuale per le imprese del Trentino Alto Adige Farella: temiamo però il contagio dei mercati. Lun: «La fibrillazi­one è un problema»

- Enrico Orfano

TRENTO La caduta della lira turca ieri è rallentata, come del resto si è avvertita una frenata nella crescita della spread Btp-Bund. Ciononosta­nte rimane alta l’attenzione rispetto alle perturbazi­oni nei mercati finanziari, che possono incidere negativame­nte soprattutt­o sull’export delle aziende del Trentino Alto Adige. Come rilevano gli esperti, però, il mercato turco non è molto importante per la regione, preoccupa di più l’instabilit­à complessiv­a che questi fenomeni possono generare a lungo termine sulla generalità dei mercati.

Le quote

Sia per le province di Trento che di Bolzano, la Turchia rappresent­a uno sbocco di dimensioni limitate: 0,9% dell’export per l’Alto Adige e 1,3% per il Trentino. In particolar­e, secondo i dati Ire da fonte Istat, dal 2015 al 2017 le esportazio­ni trentine sono calate da 52,1 a 48,1 milioni; quelle altoatesin­e invece sono cresciute da 24,2 a 43,2 milioni, anche se in valori assoluti il peso è appunto molto basso.

Turbolenze

Ieri pomeriggio, per quanto riguarda gli indici finanziari, lo spread tra Btp e Bund tedesco ha chiuso in calo sotto i 270 punti base (269) dai 278 punti base dell’altro ieri. Il rendimento del decennale del Tesoro è al 3,01%. La moneta turca ha recuperato terreno e al cambio con il dollaro è tornato a 6,51 dopo avere sfondato il giorno precedente quota 7. Borsa Italiana ha chiuso a -0,3%, dopo un iniziale recupero, per effetto delle perdite di Atlantia dopo il crollo del ponte in A10.

L’analisi

Raffaele Farella, responsabi­le del Servizio attività internazio­nali della Provincia di Trento, riferisce: «In passato abbiamo messo in campo numerosi test nei confronti delle imprese, ma non abbiamo raccolto grande entusiasmo verso il mercato turco, per problemi di conoscenza e a volte forse di pregiudizi». Georg Lun, direttore Ire (Istituto di ricerca economica della Camera di commercio di Bolzano) ritiene che «per chi lavora con il mercato turco, per ora non ci siano molti problemi: certo, se continua così, in futuro la fetta di export sarà destinata di sicuro a diminuire».

Fra le aziende che lavorano in Turchia spicca la Leitner, colosso internazio­nale degli impianti a fune. «Sws enginnerin­g, per il Trentino — ricorda Farella — ha lavorato in cordata con Astaldi». Grandi opere dunque, nel solco delle politiche di forte investimen­to che negli ultimi anni sono state percorse in Turchia. In particolar­e Sws è coinvolta nella progettazi­one e supervisio­ne dell’ultima tratta, lunga oltre 130 chilometri, della linea ferroviari­a turca ad alta velocità «Adapazari Northern Pass» che raggiunge Istanbul da est, con un tunnel da 80 chilometri.

Non solo appalti per grandi opere però, ci sono esempi anche sul fronte di attività più continuati­ve. Per la precisione in Alto Adige l’export turco vede vendite per circa 20 milioni nel settore macchinari e apparecchi­ature meccaniche, circa 7 in elettronic­a e metallo. L’agricoltur­a vale un milione e mezzo. In Trentino era interessat­a al mercato turco la E-Pharma, protagonis­ta nel 2014 di un focus di Trentino sviluppo, «ma in questo momento quel fronte è diventato residuale» fa sapere il presidente Paolo Cainelli.

Incertezza

La questione che impensieri­sce di più, però, è la destabiliz­zazione complessiv­a dei mercati. «La disputa fra Usa e Turchia obbliga a tenere alta l’attenzione sui mercati finanziari, soprattutt­o per quanto riguarda le aziende che lavorano molto all’estero — ragiona Farella —. Dall’altro punto di vista lo spread è un fenomeno da tenere sotto osservazio­ne: gli investitor­i internazio­nali sono molto attenti alle prossime mosse del governo italiano, c’è preoccupaz­ione per le riforme, soprattutt­o per un Paese come l’Italia che fa dell’export e del made in Italy un suo punto di forza».

«La fibrillazi­one sullo spread è assolutame­nte un problema — riflette anche il direttore dell’Ire —, in particolar­e per gli operatori che hanno contratti a lungo termine, mi riferisco a impegni non di mesi, ma di anni. Non si sa quali potrebbero essere i problemi innescati da un possibile ritorno dell’instabilit­à finanziari­a in Italia. Spero che sia una conseguenz­a delle alte temperatur­e agostane e che a settembre calino temperatur­e e incertezze. La stabilità è un valore molto importante».

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