Corriere dell'Alto Adige

A22, ogni anno spesi 200 mila euro per chilometro

I vertici: viadotti sicuri e incidenti dimezzati

- Angelucci

Il dibattito sulla sicurezza autostrada­le dopo la tragedia di Genova coinvolge ovviamente anche l’Autobrenne­ro. I vertici dell’A22 rassicuran­o sulla sicurezza: ogni anno si spendono in manutenzio­ne 200.000 euro al chilometro. Negli ultimi anni è anche diminuito il tasso di incidental­ità dell’arteria.

BOLZANO Nei 313 chilometri che da Modena conducono fino al Brennero ci sono ben 23 gallerie e 37 ponti e viadotti. L’autostrada del Brennero è un’infrastrut­tura vitale per l’Italia e per tutta l’Europa. Ma tenerla in funzione costa, e pure parecchio. Sono nel 2017 la società di via Berlino ha messo a bilancio 50 milioni per mettere in sicurezza la tratta.

Le situazioni critiche non mancano ma, dicono dalla società, sono tutte monitorate attentamen­te. A cominciare dal viadotto di Colle Isarco, l’opera più imponente di tutta la tratta dove si è appena concluso un imponente intervento per stabilizza­re i pilastri di calcestruz­zo che lo sostengono. «La nostra tratta è sicura» spiegano dalla società ricordando anche che il tasso di incidental­ità è sceso ai minimi storici.

Il terribile incidente avvenuto a Genova ha fatto scattare una riflession­e sulla sicurezza delle autostrade italiane. Anche sull l’A22, che presenta un tracciato particolar­mente complesso. L’arteria nasce a Modena e fila dritto verso nord attraversa­ndo importanti fiumi come il Pò e il Mincio. Poi si infila nella valle dell’Adige, attraversa la città di Bolzano e risale tutta la valle Isarco fino al Brennero. Un’arteria fondamenta­le per l’economia italiana, come dimostrano i dati sul traffico. In media viaggiano sull’A22 circa 194.000 veicoli al giorno per un totale annuo di oltre 70 milioni. Circa un quarto sono mezzi pesanti che trasportan­o merci.

Dopo gli anni della crisi, il traffico è netta crescita e spesso e volentieri la viabilità collassa a causa del massiccio afflusso di turisti. Proprio per questo sis ta costruendo il tunnel di base del Brennero che viene finanziato, in parte, anche da Autobrenne­ro che ogni anno accantona nel fondo ferrovia oltre 35 milioni. Ma prima che la galleria ferroviari­a sia pronta passerano una quindicina d’anni. Per ora dunque non esistono alternativ­e competitiv­e.

Costruita alla fine degli anni 60, l’autostrada del Brennero necessita di una manutenzio­ne costante. I costi, incluso quelli del personale impiegato, ammontano a circa 200.000 euro al chilometro. Un’enormità rispetto alle altre arterie ma bisogna tenere in consideraz­ione la complessit­à del territorio attraversa­to. Sulla tratta Modena Brennero infatti ci sono 37 chilometri di ponti e viadotti, 23 gallerie e innumerevo­li cavalcavia che gli passano sopra.

Fino ad oggi la società — controllat­a a maggioranz­a da soci pubblici, ovvero Province, Comuni e Camere di commercio dell’area attraversa­ta — non ha badato a spese mettendo al primo posto la sicurezza dei cittadini. I dividendi per i soci non sono mai stati la prima preoccupaz­ione.

Nel 2017 la spesa impiegata in manutenzio­ne ha sfiorato quota 50 milioni. La voce più grossa sono le ripaviment­azioni,

I vertici

«Negli ultimi 20 anni il tasso di incidental­ità è stato dimezzato grazie ai nostri sforzi»

indispensa­bili per rendere il traffico scorrevole: in media negli ultimi 5 anni la società ha speso 11,14 milioni l’anno. Nel 2017 la spesa è stata particolar­mente alta (15,5 milioni) perché nei due anni precedenti il grosso del budget era stato destinato alla manutenzio­ne di ponti e viadotti. In particolar­e il viadotto di Colle Isarco (vedi pezzo a pagina 3)

I tratti sopraeleva­ti sono particolar­mente delicati e mantenerli costa qualcosa come 5,8 milioni l’anno. Tra gli interventi deliberati nel 2017 ci sono il rinforzo dei viadotti Siusi 1 e 2, il rifaciment­o dei giunti sul ponte di Zambana e pure 13 sovrapassi nelle province di Verona e Mantova e altrettant­i nelle province di Modena e Reggio Emilia. Il cemento armato che sorregge i ponti ha già una certa età e l’usura comincia a farsi sentire. Tanto più che i materiali devono subire l’assalto degli agenti atmosferic­i e anche la corrosione causata dal sale gettato nei mesi invernali.

Costano parecchio anche le gallerie: la spesa media degli ultimi cinque anni è di 2,5 milioni. Poi ci sono tutte opere per la difesa del tracciato dai rischi idrogeolog­ici: barriere paramassi, difese idrauliche e opere per stabilizza­re le aree a rischio di crollo o di smottament­o.

Un impegno che alla lunga sembra pagare: il tasso di incidental­ità è tra i più bassi d’Italia anche se nel 2017 — proprio a causa dell’aumento del traffico — è cresciuto il numero di morto. Il tasso di incidental­ità globale è comunque sceso al 17,85 contro una media nazionale di 28. «I risultati del 2017 si possono considerar­e una sorta di conferma el lungo processo che ha portato nel corso degli ultimi 20 anni circa ad un più che dimezzamen­to dell’incidental­ità sull’A22» si legge nel report annuale della società.

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Il viadotto simbolo Le campate autostrada­li di Colle Isarco è lungo oltre 1 km ed è sorretto da 13 pilastri in calcestruz­zo alti oltre 80 metri

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