Uccisa con diciannove coltellate Oggi l’interrogatorio del marito
L’omicidio in Val Gardena. Rita Pissarotti era ferita alla mano: aveva tentato di difendersi Trovato nel lavabo il coltello del delitto. Marito accusato, oggi l’udienza di convalida dell’arresto
Sono ben 19 i colpi di arma da taglio, due dei quali fatali al cuore, trovato durante l’autopsia sul corpo di Rita Pissarotti, la 60enne di Collecchio, in provincia di Parma, trovata senza vita, due giorni fa, nella camera d’albergo, a Santa Cristina in Val Gardena. Oggi l’interrogatorio del marito.
BOLZANO «Diciannove colpi di arma da taglio, due dei quali hanno attinto il cuore ed hanno avuto esito letale. La morte è intervenuta per choc emorragico nel giro di pochi minuti». È questo l’esito dell’autopsia eseguita ieri mattina sul cadavere di Rita Pissarotti, la turista sessantenne di Parma trovata morta martedì mattina nel residence di Santa Cristina Valgardena dove stava trascorrendo le ferie assieme al marito Paolo Zoni, di 64 anni, che si trova ora in carcere a Bolzano con l’accusa di omicidio. Oggi, alle 10, l’uomo verrà sentito dal giudice nell’udienza di convalida dell’arresto. Molto probabilmente, l’indagato si avvarrà della facoltà di non rispondere, come spesso accade in questi casi, in quanto gli avvocati difensori preferiscono attendere gli esiti dell’indagine prima di delineare una strategia.
Ed uno dei punti cardine dell’inchiesta è rappresentato proprio dall’esame autoptico, eseguito ieri all’ospedale di Bolzano dall’anatomopatologo incaricato dalla Procura. Il medico ha dunque verificato la presenza di ben 19 fendenti: due al cuore, ed altrettanti alla mano della vittima, che aveva dunque cercato di coprirsi il volto e le parti vitali, in un disperato, estremo e purtroppo inutile tentativo di difesa. Tutte le coltellate erano state inferte da una posizione frontale, al torace e alla gola.
Le indagini, condotte dal procuratore aggiunto Axel Bisignano, si basano inoltre sugli accertamenti tecnici che erano stati subito avviati, al momento del ritrovamento del cadavere: in particolare, nel lavabo del miniappartamento del residence in cui alloggiava la coppia di turisti, era stato rinvenuto dai carabinieri un coltello da cucina (lama di circa 12 centimetri) che quasi certamente è l’arma del delitto. Il coltello era stato pulito superficialmente con una spugnetta da cucina, sulla quale era ancora appoggiato. «Tutti questi reperti — spiega la Procura — verranno trasmessi per ulteriori indagini al Ris dei carabinieri di Parma». Oltre agli accertamenti sul coltello, essi saranno effettuati anche sui vestiti di Paolo Zoni, che presentavano infatti delle macchie di sangue. L’uomo era stato fermato dai carabinieri mentre cercava di fuggire.
Era stato bloccato dai militari al distributore di carburante Eni, sulla statale del Brennero vicino al casello di Bolzano Nord, verso le 11, ed era stato portato in carcere come indiziato di omicidio volontario. Il delitto, in base a quanto ricostruito dal medico legale, si era verificato tra le 8 e le 10. Proprio verso le 10 era stato dato l’allarme. A chiamare i soccorsi era stata la proprietaria del residence, che aveva visto da una finestra il corpo della donna a terra, riversa su un fianco nella piccola cucina del mini appartamento al primo piano. Nessuno, nel residence, aveva sentito gridare oppure dei rumori sospetti provenire dal mini appartamento.
La coppia viveva a Collecchio, non aveva figli, era sposata da ben 36 anni ed appariva affiatata ad amici e parenti, almeno secondo quanto emerso finora. Il presunto omicida, inoltre, era incensurato: un tranquillo e insospettabile pensionato, almeno fino a martedì quando, forse a causa di un raptus, si è avventato contro sua moglie armato di coltello, uccidendola. È poi sceso nel garage del residence e si è messo alla guida dell’auto, una Renault, cercando di fuggire. Ma nel frattempo era scattato l’allarme ed i carabinieri erano già sulle sue tracce. Alla ricostruzione dell’accaduto sarà lo stesso Paolo Zoni a dover dare una spiegazione, fornendo anche il movente di questo ennesimo femminicidio.
L’inchiesta
I vestiti di Paolo Zoni erano macchiati di sangue e saranno analizzati dai Ris