Autonomia integrale, è scontro
La Svp rilancia quattro disegni di legge costituzionali. Urzì: deriva catalana. Steger rassicura
I senatori Svp sottopongono al governo quattro disegni di legge su temi importanti come autonomia «integrale», interesse nazionale, ruolo della Regione e criteri di costituzionalità delle leggi. Urzì attacca: una deriva secessionista, come in Catalogna. Steger rassicura: proposte già note, che sottoponiamo al nuovo governo. Il 29 esame in commissione.
BOLZANO «È ufficialmente rischio-Catalogna a Bolzano: mi aspetto dai partiti di governo Lega e Cinque Stelle una posizione chiara, fuori da ogni equivoco sull’Alto Adige e il destino della Regione. L’offensiva di agosto della Svp è iniziata».
Il consigliere provinciale Alessandro Urzì (Alto Adige nel cuore-Fratelli d’Italia) si esprime duramente sui quattro disegni di legge costituzionali «rilanciati» dai senatori Dieter Steger e Meinhard Durnwalder, Julia Unterberger sul tavolo del nuovo governo. Il contenuto dei quattro testi Svp — arrivati all’attenzione della presidenza in marzo — tocca i gangli vitali del sistema autonomistico come appunto l’«interesse nazionale» (che ogni anno sposta milioni di euro), competenze, profili di costituzionalità delle leggi locali e nazionali, oltre che il ruolo della Regione.
Nodi scottanti
«Prevedono l’”autonomia integrale” per le province di Bolzano e Trento con fulcro nell’abolizione dell’interesse nazionale dello Stato sul Trentino Alto Adige — dice Urzì — in sostanza, lo Stato viene considerato non titolato a mettere naso nelle questioni interne alle province di Bolzano e Trento. Nella proposta che si prefigura come una spallata potente ai rapporti fra livelli locali e nazionale, è prevista l’abolizione de facto della Regione, lasciata come luogo di dibattito e coordinamento non vincolante, l’attribuzione del potere di impugnazione delle leggi dello Stato al potere della giunta, del governo provinciale, e non più del Consiglio, via tutte le residue funzioni ordinamentali della Regione se non quelle meramente formali. La deriva che separerà Trento da Bolzano è sancita irreversibilmente». Il peggio — secondo Urzì — viene nel passaggio del disegno di legge dal titolo «autonomia integrale», che corrisponderebbe a una sorta di secessione interna: «I senatori arrivano a elencare nella loro proposta la modifica dello Statuto, l’inserimento in esso delle competenze dello Stato, pochissime, moneta, politica estera e poco altro. Un colpo di mano di fronte al quale ora mi aspetto che arrivino parole chiare da Lega e M5S. Si dica che destino si vuole riservare alla Regione ed al futuro dell’Alto Adige dentro l’Italia. Altro che ammiccamenti e mezze promesse di fare eleggere a Strasburgo con i voti italiani di Bolzano un deputato Svp».
Urzì annuncia una «ferma protesta» il 29 agosto quando è stata convocata la Commissione speciale per le riforme dello Statuto insediata presso il consiglio provinciale proprio per discutere dei disegni di legge che hanno questo genere di rilevanza costituzionale: «Faccio appello a tutte le istituzioni democratiche perché respingano questa gravissima provocazione che rischia di alimentare a due mesi dal voto uno scontro istituzionale e politico grave ed inutile», conclude Urzì. Va ricordato che, voti alla mano, l’ala «ultra-autonomista» ha la maggioranza in consiglio.
La replica Svp
Il senatore Dieter Steger non si scompone: «Queste proposte erano già pronte ed avanzate nell’ultima legislatura, per esempio da Karl Zelller — spiega il parlamentare della Stella alpina — ovvio che con il nuovo governo siano stati riproposti. Non c’è niente di nuovo sotto il sole, questo Urzì lo dovrebbe sapere. Ma forse si sente già in campagna elettorale. Lui parla di una presunta “abolizione dell’interesse nazionale” da parte del Trentino Alto Adige, e noi rispondiamo che ovviamente l’interesse nazionale non ci dà alcun problema finché non scavalca le prerogative dell’autonomia, cosa che ovviamente non ce lo farebbe vedere di buon occhio».
Altro fronte, secondo Urzì, sarebbe quello dell’ «attribuzione del potere di impugnazione delle leggi dello Stato alla giunta e non più al Consiglio». Steger fa capire che qui l’equilibrio è delicato e si tratta di coordinamento con lo Stato: «Noi seguiamo la Costituzione, ci mancherebbe — spiega il senatore — ma si tratta di non mischiare le eccezioni di costituzionalità con la politica. A volte in passato certe impugnazioni sono state fatte per motivi politici e questo è un ostacolo per lo sviluppo dell’autonomia».
Insomma, l’impressione è che la Volkspartei voglia mettere le mani avanti — lanciando qualche velato altolà — al nuovo governo, fissando dei paletti, dei punti fermi nell’enorme dibattito nazionale che riguarda gli enti locali, e che scaturisce ormai puntualmente soprattutto quando cambia l’esecutivo a Roma. «Urzì parla di atti riguardanti una “secessione alla catalana”? Mamma mia (Steger usa proprio questo termine, ndr), non credo proprio — conclude il parlamentare — Urzì dovrebbe conoscere ormai la Svp. Noi facciamo solamente, e pacificamente, l’interesse della nostra popolazione».