Rossi «impallinato» dal Pd Se ne va il segretario Muzio
L’ASSEMBLEA HA DECISO: «NIENTE BIS ». Olivi critico: «Un no che non diventa un sì per noi» Si mobilita la segreteria nazionale: «Decisione grave, nuova assemblea in nostra presenza»
TRENTO Con 25 «no» e 22 «sì» l’assemblea del Pd del Trentino ha bocciato l’idea del Rossibis senza indicare per il momento un candidato alternativo. Nell’immediato, le conseguenze sono state le dimissioni del segretario Giuliano Muzio, un richiamo all’ordine da parte del Pd nazionale e la rottura con il Patt. «Questo voto — è il commento amaro di Alessandro Olivi — ha detto no a Rossi senza dire sì al Pd».
L’assemblea si è pronunciata poco dopo la mezzanotte di giovedì. Non sembra che le assenze ferragostane siano state determinanti, anzi. Probabilmente, il voto sarebbe stato ancora più netto a ranghi completi. La voglia di buttarsi alle spalle la leadership di Ugo Rossi è stata più forte del richiamo alla matematica: senza i voti del Patt, il Pd, ciò che resta dell’Upt, gli imponderabili civici e i cespugli della sinistra, sulla carta non hanno molte chance di successo. Incapaci di darsi una leadership almeno dai tempi del siluramento di Alberto Pacher nel 2013, sulla propria contrarietà al Rossibis i dem sono stati piuttosto chiari.
Le reazioni, in mattinata, non si sono fatte attendere. La prima, non troppo dialogante, è arrivata via twitter da Rossi: «Per cinque mesi hanno cantato il ritornello “prima di tutto la coalizione”. Ieri sera, gli stessi che cantavano, la hanno invece affossata. Rinnegando ciò che hanno promosso e sostenuto lungo la legislatura». nel frattempo, si era già diffusa la notizia delle dimissioni di Muzio, o meglio della sua remissione del mandato. «Credo — ha scritto all’assemblea — che gli avvenimenti di ieri sera mi impongano la remissione all’assemblea del mandato di segretario. Auspico che l’assemblea possa essere convocata quanto prima per fare in modo che vengano prese le decisioni necessarie e conseguenti nell’interesse della nostra Comunità». Nel tempo della precarietà, il ruolo di segretario del Pd del Trentino è perfettamente contemporaneo. Passano poche ore e, a intervenire a gamba tesa, è addirittura la segreteria nazionale, per bocca del responsabile degli enti locali, Matteo Ricci: «Abbiamo appreso con preoccupazione della divisione che si è creta nell’assemblea del pd di Trento di ieri sera. Chiediamo al segretario provinciale Giuliano Muzio di congelare le dimissioni e al presidente di convocare la prossima assemblea alla presenza di un esponente della segreteria nazionale del pd. Riteniamo molto grave mettere in discussione l’alleanza che ha ben governato la provincia di Trento in questi anni e riteniamo fondamentale l’unità della coalizione con gli autonomisti del presidente Rossi. Ora quindi calma e non si faccia precipitare la situazione. La segreteria nazionale del pd lavorerà per riprendere il percorso unitario con Rossi, gli autonomisti e il resto della coalizione». Un avviso di commissariamento.
«Sono male informati — è la replica del garante Roberto Pinter — Nessuno ha rotto la coalizione, si è solo prospettata la possibilità di uno schema diverso per il futuro. Aggiungo che forse a Roma hanno dimenticato il nostro grado di autonomia e la necessità di concentrarsi sulle questioni nazionali». Sulla stessa linea il capogruppo, Alessio Manica, che definisce la nota «un’ingerenza inaccettabile e irrispettosa». «Se qualcuno in Trentino ha perorato questo intervento, se ne vergogni». Quanto al voto contro Rossi, Manica lo spiega così: «Non stiamo rincorrendo Daldoss, né Ghezzi. Abbiamo giudicato necessario segnare una discontinuità rispetto a Rossi, ora vedremo se per il Patt la coalizione coincideva con il proprio candidato presidente, oppure no».
Deluso Olivi, che aveva proposto, nel caso dell’impraticabilità dell’opzione Rossi, un nome Pd. «Il voto ha detto no a Rossi, nonostante nella continuità con questa azione di governo ci fosse una logica. Ci può stare. Ciò che non capisco è la rinuncia a esprimere, in alternativa, un nostro candidato. Non è subordinandoci a un progetto ibrido che batteremo la destra». In questa occasione, Olivi la pare pensare come Luca Zeni. «Sono stato bollato come governativo per aver sostenuto Rossi, lo sono nel senso che vorrei che al governo restasse il centrosinistra. Ciò detto, se siamo un partito è perché accettiamo anche le decisioni che non condividiamo. Ora il mio auspicio è che il Pd mostri la responsabilità del partito di maggioranza relativa».
L’esito A favore si sono espressi in 22, mentre 25 sono stati i voti contrari dell’assemblea