Zoni sotto choc, scena muta all’interrogatorio Perizia in arrivo
Omicidio in Val Gardena, la vittima è stata accoltellata anche dopo il decesso
Paolo Zoni, il parmense arrestato con l’accusa di avere ucciso la moglie durante la vacanza in Val Gardena, potrebbe non essere stato in grado di intendere e di volere al momento del fatto. La Procura chiederà la perizia psichiatrica. Ieri all’interrogatorio non ha parlato.
BOLZANO Paolo Zoni, il pensionato di 64 anni di Parma arrestato con l’accusa di avere ucciso la moglie durante una vacanza in Val Gardena, potrebbe non essere stato in grado di intendere e di volere al momento del fatto. È quanto sospetta la Procura, secondo la quale «sulla base degli atti vi sono fondati dubbi sulla capacità di intendere e di volere dell’indagato». La Procura chiederà una perizia psichiatrica ed acquisirà la cartella clinica sia dell’indagato sia della vittima. «Non appena la documentazione sarà a disposizione, verrà presentata al giudice un’istanza di incidente probatorio — anticipano gli inquirenti in una nota — per chiarire se l’indagato è in grado di partecipare al processo; se al momento della commissione del reato era capace di intendere e di volere; se, in caso di incapacità, sia da considerare socialmente pericoloso». A guidare l’inchiesta è il procuratore aggiunto Axel Bisignano, che ieri si è recato in carcere dove si è svolta l’udienza di convalida dell’arresto. Zoni si è avvalso della facoltà di non rispondere, ed il giudice per le indagini preliminari, Peter Michaeler, ha confermato il fermo e disposto l’ulteriore detenzione in carcere. L’avvocatessa Amanda Cheneri, che difende Zoni, al termine dell’udienza di convalida ha spiegato che l’uomo accusato di omicidio «non vuole e non può rispondere, poiché si trova in stato confusionale e non sarebbe in grado di aiutare se stesso nè la giustizia».
L’uomo durante l’udienza è apparso in stato confusionale, dando l’impressione di non aver ancora completamente preso coscienza di quanto accaduto martedì mattina nel mini appartamento di Santa Cristina Valgardena, dove la moglie Rita Pissarotti, sessantenne, è stata uccisa con 19 coltellate. Se sulla responsabilità del marito, quale unico autore del delitto, allo stato attuale non sembrano esserci dubbi, ieri è emerso un dettaglio sulla dinamica dell’omicidio che potrebbe avvalorare l’ipotesi del raptus improvviso e violento: alcune delle 19 coltellate rinvenute sul cadavere della vittima sono state inferte quando la povera donna era ormai già morta. Se resta per ora ancora sconosciuto il movente dell’omicidio, da Parma arrivano invece delle indicazioni sullo stato di salute mentale in cui versava il pensionato di 64 anni, ex magazziniere.
«Credo che lui non si sia più ripreso dalla morte della madre. Una lunga agonia finita nemmeno due anni fa» ha dichiarato alla Gazzetta di Parma una collega della donna uccisa a coltellate. Poco dopo la scomparsa della madre, secondo alcuni conoscenti Paolo Zoni aveva iniziato a manifestare delle gravi amnesie: un giorno sarebbe rientrato in un negozio nel quale era appena stato per ricomprare lo stesso oggetto appena acquistato. I commessi glielo fecero notare, e lui telefonò alla moglie dicendo di non sapere dove si trovava. Si iniziò così a temere che l’uomo soffrisse di disturbi cognitivi. Non si erano invece mai registrati episodi di crisi nella coppia, anzi: i conoscenti descrivono Paolo Zoni come molto legato alla moglie, che lui accompagnava ogni giorno al lavoro in auto (lei non aveva la patente). Alcuni anni fa, Rita Pissarotti rimase ferita alla gamba in un incidente e il marito la accudì amorevolmente durante la convalescenza. La coppia non aveva figli e fino ad alcuni anni fa viveva a Collecchio, assieme alla madre di Zoni. Poi, dopo la scomparsa della donna, si erano trasferiti in una casa più piccola, nella frazione di Madregolo, assieme alla loro cagnolina Durly, ora custodita alla Sill. Paolo Zoni rischia fino a 30 anni di carcere.