Corriere dell'Alto Adige

Dighe regionali «Controlli scrupolosi»

Lorengo: «Opere sicure e monitoragg­i costanti». Pollinger: gestori attivi

- Giatti

«Le dighe della nostra regione sono sicure». Il dibattito dopo il crollo del viadotto a Genova coinvolge anche le strutture sui fiumi, che però sono monitorate costanteme­nte da sensori.

TRENTO Non c’è solo il tema della sicurezza dei ponti, dopo la tragedia accaduta a genova. Anche le numerose dighe del sistema regionale richiedono periodiche verifiche. Sono, infatti, 121 le dighe presenti in regione. Di queste, 21 sono gestite dalla Provincia di Trento, le altre 100 caratteriz­zano la provincia di Bolzano. Il tema di chi deve fare i controlli, del come e con quale cadenza è sicurament­e centrale per l’incolumità delle persone del territorio. E se la gestione delle dighe presenta delle differenze fra le due province, i tecnici di Trento e Bolzano concordano però su un fatto: le dighe presenti nel territorio sono sicure. Sia per quanto riguarda la realizzazi­one della parete di sbarrament­o, sia per quanto riguarda il rischio di piena collegato con il pericolo di allagament­i a valle.

In Trentino sono presenti 21 grandi dighe. Alcune sono nate dopo la Grande Guerra, fra gli anni Trenta e Quaranta, come la diga di Mollaro in Val di Non, ma la maggior parte sono state realizzate negli anni Cinquanta, quando nel Paese fu realizzata la rete elettrica. La Provincia di Trento gestisce le grandi dighe che per lo più sono ad uso idrolelett­rico ed effettua i controlli per limitare sopratutto le piene, spiega il direttore dell’ufficio dighe della Provincia di Trento, Bruno Lorengo che precisa:«Sono controllat­e costanteme­nte da chi le gestisce ma anche dal ministero delle infrastrut­ture — dice — che di fatto ogni sei mesi fa arrivare sul territorio tecnici specializz­ati che devono poi ispezionar­e lo stato di salute delle stesse dighe e analizzare i dati di chi le gestisce. A questo si aggiungono i sensori automatici dislocati nei vari impianti». La tecnologia di questi tempi fa miracoli e sensori automatici a controllo remoto permettono di avere un’analisi dello stato di salute delle dighe che è costante. Quelle del gruppo Hydro Dolomiti Energia — precisa la società — sono dotate di sensori che in caso di pericolo attivano in modo automatico l’allarme. A questi controlli si aggiungono poi le ispezioni tecniche fatte da esperti che in alcuni impianti sono controlli giornalier­i. Ogni diga del Trentino, inoltre, puntualizz­a ancora il Gruppo Dolomiti Energia, è monitorata anche da un guardiano. «Le nostre dighe sono opere sicure — tiene a precisare l’ingegnere Lorengo — anche perché sono interventi realizzati secondo il principio fisico della compressio­ne e non secondo quello della trazione che invece riguarda i ponti». C’è poi la provincia di Bolzano. In tutta l’area ci sono 100 dighe in esercizio. Il 33 per cento di queste è utilizzato per scopi agricoli, un altro 33 per cento per motivi idroelettr­ici ma un 23 per cento delle opere di sbarrament­o della provincia altoatesin­a viene utilizzata anche per motivi legati all’innevament­o delle piste da sci come a Plan De Corones.

La Provincia autonoma di Bolzano ha la competenza solo sulle dighe di medie dimensioni: quelle che non superano i 15 metri di altezza, per quanto riguarda il muro di sbarrament­o, e non vanno oltre il milione di metri cubi di acqua. Quelle più grandi invece, cioè le dighe oltre i 15 metri e oltre il milione di metri cubi di acqua, sono di competenza dello Stato. Si aggiungono i piccoli invasi che, come il resto delle altre dighe, oltre ad essere monitorati con i sensori automatici vengono anche controllat­i dai tecnici, almeno due volte all’anno.

«Quello che teniamo sotto stretto controllo — spiega il direttore dell’Agenzia della protezione civile della Provincia di Bolano, Rudolf Pollinger — è l’incidenza del rischio naturale sull’opera. Per noi è importante avere il costante monitoragg­io sul funzioname­nto della diga e il controllo della portata dell’acqua che sta a Valle».

In Alto Adige, inoltre, alcune delle dighe sono di competenza delle società che gestiscono impianti sciistici della zona. «È il gestore che ha il compito di fare i controlli costanti delle opere — precisa ancora Pollinger — la Provincia di Bolzano poi prescrive e accerta che questi gestori effettuino i controlli e se a scadenza prefissata non arrivano ecco allora che ci attiviamo immediatam­ente». Le dighe dell’Alto Adige sono opere più recenti di quelle de Trentino. La maggior parte sono nate negli anni Ottanta e molte sono state realizzate con criteri che scongiuran­o quanto avvenne dopo il disastro di Stava, avvenuto nel 1985.

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