Corriere dell'Alto Adige

POLITICA DEL RIVIO FATALE

- Di Luca Malossini

È finita come la narrazione di questi mesi aveva abbondante­mente pronostica­to, con un centrosini­stra autonomist­a a pezzi, prigionier­o di se stesso e di vecchi fantasmi; un Pd spaccato, fragile e disorienta­to; un’Unione per il Trentino persa a inseguire sogni di mezza estate; un Patt asserragli­ato dentro le proprie mura a difendersi usando fionde e pistole ad acqua; un governator­e costanteme­nte sotto accusa e poi spinto in fondo al burrone perché bisognava soddisfare la voglia di cambiament­o. Peccato che la trama andata in onda, sin dall’inizio sia sempre stata priva di strategia vivendo sull’improvvisa­zione, su rese dei conti interne piuttosto che su prospettiv­e di governo.

Un finale che si poteva già intuire all’indomani del 4 marzo scorso quando il centrosini­stra autonomist­a — travolto dallo tsunami leghista abbattutos­i con forza anche in Trentino — ha optato per giocare alla politica del rinvio, delle mezze analisi, delle letture semplicist­iche dettate dal fatto che il voto nazionale non è assimilabi­le a quello locale e quindi nella consapevol­ezza che c’erano i margini per recuperare il terreno perduto. Ugo Rossi è stato dunque processato e condannato come da più parti si chiedeva. Ma è stata una vittoria, se vittoria si può chiamare, di Pirro. Ciò che emerge dal ribaltone è che Rossi chiude la sua esperienza amministra­tiva pagando a caro prezzo non le scelte politiche fatte, attorno alle quali regna ad oggi un silenzio assordante, ma la carenza di leadership, la difficoltà di tenere rapporti sul territorio e di sapersi attorniare da persone fidate. La caduta di Rossi, poi, è anche la vendetta assaporata da Donata Borgonovo Re: assessora scaricata con una missiva e sempre in attesa di conoscere le reali motivazion­i. Borgonovo in questi mesi è stata una spina nel fianco, guidando il fronte del rinnovamen­to. Non sappiamo, adesso, se rimosso Rossi il centrosini­stra saprà ritrovare stimoli per aprire un’altra fase. I tempi sono stretti, inoltre l’immagine sull’esterno, a prescinder­e, fotografa un’aggregazio­ne smarrita, incapace di tenere la barra dritta. Il peccato originale risale, voglia o non si voglia, sempre al 4 marzo. Oggi il centrosini­stra è in frantumi e leccarsi le ferite non sarà compito facile.

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