Corriere dell'Alto Adige

Bosco, erosione continua per fare spazio alle vigne Nel 2017 addio a 197 ettari

Allarme di Giacomoni: gli alberi stabilizza­no i versanti

- di Raffaele Puglia

BOLZANO I boschi dell’Alto Adige, modello virtuoso invidiato da tutti. Eppure. Nel 2002 una relazione della ripartizio­ne provincial­e Foreste stabiliva che «il fine principale della politica forestale in Alto Adige è il mantenimen­to del bosco nella sua estensione territoria­le attuale, nonché il suo ampliament­o». A guardare i dati, però, sempre più boschi stanno scomparend­o lasciando spazio ad altro: non solo e non tanto al cemento (per fortuna), ma soprattutt­o a nuove colture, in primis la vite.

È questo l’allarme lanciato da Paolo Giacomoni, capogruppo comunale del Movimento 5 Stelle che da tempo si batte sia a livello cittadino che provincial­e chiedendo un freno alle incessanti concession­i di cambio coltura.Tecnicamen­te, citando sempre la relazione provincial­e, per «cambio coltura» si intende la «trasformaz­ione definitiva e permanente di un bosco in altra qualità di coltura (per esempio prato, pascolo, vigneto…) o in superficie con altre destinazio­ni d’uso (per esempio piste da sci, parcheggio, zona per insediamen­ti produttivi…)». «Quello che manca sono delle linee guida e un limite in ettari ai cambi coltura — sostiene il consiglier­e M5s — Le linee guida sono essenziali. Non si può lasciare a una commission­e di tecnici formata da sole tre persone il compito di decidere i cambi coltura. I tecnici hanno una pressione enorme sulle spalle. Spesso un Comune gira la richiesta senza prendere posizione, sostanzial­mente dicendo alla commission­e: “decidete voi”. È chiaro che i tecnici non vivono sulla luna». Per Giacomoni, il punto di non ritorno è iniziato con l’introduzio­ne della normativa provincial­e «verde/verde» che, «con subdola ipocrisia semantica equiparava il verde di un bosco a quello dei vigneti o dei prati. È partita così la carica di tutte le amministra­zioni comunali alle richieste di disboscame­nto per accontenta­re le domande del proprio bacino elettorale».

Effettivam­ente, se si vanno a scandaglia­re i dati del passato, non si può negare che negli anni gli ettari di bosco che hanno lasciato spazio a verde agricolo o ad aree urbanizzat­e sono stati in costante aumento: negli anni ’80 si autorizzav­a una media di 16,63 ettari/ anno di cambi di coltura, che negli anni ’90 sono passati a 27,76 ettari l’anno. Negli anni duemila i cambi coltura hanno invece interessat­o 88,93 ettari/anno per arrivare ai 111,55 ha di bosco autorizzat­i al dissodamen­to ad inizio 2010. Nel solo 2016 sono stati autorizzat­i 284 ettari di disboscame­nti, cifra record che nel 2017 è scesa a 197,14 ettari.

«La difficoltà della commission­e nel decidere sui cambi coltura si percepisce dal fatto che tante di queste domande sono accettate con una compensazi­one — spiega Paolo Giacomoni —. La commission­e dice: “si lo puoi fare, ma magari solo su due terzi o se pianti due alberelli”. C’è difficoltà a dire no ricordando che quello che si sta abbattendo è un bosco di protezione. La commission­e dà parere negativo a poche domande. Una vigna non potrà mai avere la stessa funzione protettiva che ha il bosco. Due terzi dei boschi presenti in Alto Adige sono boschi di protezione, che proteggono abitati. Nella legge non c’è nessuna esclusione di tipo boschivo».

La maggior parte di cambi coltura è concessa per trasformar­e boschi in verde agricolo: sostanzial­mente i boschi lasciano spazio a vigne o ad altri alberi da frutto. Una scelta che non incide solamente sulla sicurezza dell’essere umano che vive il territorio, ma che toglie terreno a specie animali e vegetali. «Si sta continuand­o a consumare territorio che prima non era urbanizzat­o — conclude Paolo Giacomoni — Con il cambio coltura il bosco diventa un territorio da cui può scaturire anche una piccola forma di inquinamen­to. Il comune di Bolzano non fa grandi cambiament­i di coltura per la scarsità di suolo, ma li fa in quei posti dove ci sono boschi che sono di protezione per la zona urbanizzat­a» Il caso più recente in città è stato discusso nell’ultima seduta di giunta: ok al cambio coltura con il voto contrario dell’assessora Lorenzini.

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Scavo Un mezzo di cantiere al lavoro fra i boschi di Renon, nell’area del cantiere vicino alla frazione di Stella
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M5S Giacomoni

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