Bianchi e il debutto sulla pista iridata «Devo crescere»
Matteo Bianchi da Laives, promessa del ciclismo: ai mondiali junior di Aigle fra i top 30 del km da fermo «Bisogna amare la fatica»
BOLZANO Pensate a uno sport che coniughi sacrificio, fatica e un’enorme passione. Nella vostra lista non può mancare il ciclismo. Una disciplina che mette in competizione l’atleta prima di tutto con se stesso, le sue forze e le sue capacità. Per questo non sono molti i giovani che intraprendono questa carriera sportiva, nonostante il ciclismo in Italia sia seguito da un gran numero di appassionati. Alcuni, al ciclismo su strada, abbinano o persino preferiscono il ciclismo su pista. Tra questi c’è una delle più grandi promesse altoatesine, Matteo Bianchi. Classe 2001, figlio del sindaco di Laives Christian, Matteo nei giorni scorsi ha partecipato (unico dall’Alto Adige) al suo primo Mondiale Juniores di ciclismo su pista ad Aigle, in Svizzera, classificandosi 29esimo su 50 atleti provenienti da tutto il mondo.
«Una bellissima esperienza — spiega —. Non puntavo al risultato, è un evento che mi è servito a maturare ed è un onore poter vestire la maglia azzurra». Bianchi ha corso il km da fermo, disciplina che consiste in uno sprint di 1000 metri con partenza da un blocco: l’altoatesino ha concluso la sua gara in un minuto e 5 secondi, mantenendo una velocità media di 55 km/h. «Il mio obiettivo nel breve termine è quello di farmi convocare anche il prossimo anno — continua il corridore della “Campana Imballaggi”, squadra di Lavis —. In futuro invece i passi da fare sono tanti e la selezione durissima: si passa prima agli U23, poi se si ottengono risultati adeguati si fa il salto tra i professionisti, ma il percorso è lungo e non voglio tralasciare gli studi».
L’idolo è Elia Viviani, il ciclista di Isola della Scala che, oltre ad essere specializzato nelle corse su strada, ha vinto anche la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio nella disciplina su pista «Omnium». «Sono un velocista — spiega ancora Bianchi — quindi per le mie caratteristiche punto di più alle gare su pista rispetto ai grandi giri, dove potrei dire la mia solo nelle volate o nelle cronometro a me più congeniali». Una passione, quella di Matteo, nata qualche anno fa: «Prima praticavo sci a livello agonistico — prosegue —, durante l’estate però ho iniziato a fare qualche giro in bici: prima in mountain bike, poi ho conosciuto degli amici che mi hanno avvicinato al Gs Mendelspeck, dove ho iniziato nella categoria “Giovanissimi”, poi ho continuato come allievo, anche con il Team Südtirol, fino ad arrivare ad oggi. Anche mio padre ha percorso tanti chilometri sulle due ruote come cicloamatore e mi ha sempre spronato a fare bene e a seguire questa passione».
Un consiglio per chi vuole avvicinarsi al ciclismo? «Prima di tutto bisogna mettere in conto tanta fatica — risponde Matteo —, ci vogliono sacrifici, perché le domeniche si passano a gareggiare o ad allenarsi: certo, se riesci ad ottenere dei risultati poi è una soddisfazione enorme e vieni ripagato. Spero che negli anni questo sport prenda piede anche in Alto Adige, dove finora nella mia categoria siamo soltanto in quattro o cinque ragazzi: bisognerebbe seguire l’esempio della Toscana, dove sono tanti i giovani agonisti».