Centrodestra, la coalizione non c’è
Lega inflessibile: liste separate. Biancofiore chiama Berlusconi: «Unità indispensabile»
I leader nazionali tentano l’ultima mediazione per provare a salvare quel che resta della coalizione di centrodestra. Forza Italia e Fratelli d’Italia pressano la Lega che però non ne vuole sapere di fare fronte comune insieme alle altre forze di centrodestra. «Gli italiani rischiano di sparire dal consiglio, insieme potremo stravincere» avverte la deputata forzista Michaela Biancofiore. «La Lega dica se sta dalla parte degli italiani» incalza Alessandro Urzì.
BOLZANO Quattro liste possono bastare. E contando che a sinistra ce ne sono almeno altre quattro il risultato è quasi scontato. Il gruppo italiano rischia di sparire dal consiglio provinciale. O quasi.
Finora la Lega si è mostrata gelida sull’ipotesi di fare una lista unitaria con Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il commissario Massimo Bessone sa che il suo partito ha i voti ma che i candidati sono deboli in quanto a preferenze. Insomma meglio non avere concorrenza e andare in solitaria. Magari epurando anche qualche rivale interno che potrebbe fargli ombra.
Michaela Biancofiore e Alessandro Urzì però credono ancora all’ipotesi unitaria e stanno facendo il possibile affinché da Roma qualcuno stoppi il commissario del Carroccio e lo convinca ad accettare la lista unitaria.
«A Trento abbiamo accettato di sostenere il candidato presidente della Lega, a Bolzano dovrebbe essere la Lega a fare un passo verso di noi», dice Michaela Biancofiore che appare preoccupata per il futuro della rappresentanza italiana. «Unito il centrodestra può eleggere 5 consiglieri e costringere l’Svp a venire a patti, divisi rischiano di buttare un sacco di voti e di fare il gioco della sinistra. O di contribuire a indebolire ancora di più la rappresentanza italiana. Salvini e Berlusconi stanno trattando sulla questione, sono gli unici che possono sbloccare la situazione. Gli elettori ci chiedono di essere uniti: ai tempi del Pdl eravamo riusciti a fare tre eletti», sottolinea Biancofiore.
Finora, però, anche le pressioni del candidato presidente trentino Maurizio Fugatti sono state infruttuose. E anche Alessandro Urzì sta provando a mobilitare i suoi contatti romani. Ma nel centrodestra serpeggia un’altra tentazione. Quella di far saltare il banco. Michaela Biancofiore si augura un intervento, la correzione della legge. «É ingiusto che chi non è residente in Alto Adige non possa candidarsi, chiunque potrebbe fare ricorso e far annullare le elezioni», insiste la deputata forzista che però assicura di non voler presentare ricorsi.
Urzì invece punta piuttosto a stanare Lega e Cinque Stelle. «Si impegnino a cambiare la norme che toglie il diritto di voto a chi non è residente in Alto Adige da almeno cinque anni. Dicano da che parte stanno e cancellino questa stortura», insiste Urzì ponendo il caso di uno dei suoi candidati, Mirko Bonetti, che potrà presentarsi alle elezioni ma non votarsi perché ha la residenza in Alto Adige solo da tre anni e mezzo. In mancanza di un progetto unitario, Urzì si presenterà con tre simboli. Quello della sua civica Alto Adige nel cuore, quello di Fratelli d’Italia e un terzo che si richiamerà alle liste civiche del territorio. Centrare l’elezione però non sarà facile. Negli ultimi mesi il suo movimento ha perso pezzi importanti come il brissinese Antonio Bova, passato a Forza Italia, Renato Stancher, che si candida con la lista Noi per l’Alto Adige di Roberto Bizzo, e anche il consigliere comunale Mario Tagnin che non si presenterà alle provinciali. «Ci sarà tanto rinnovamento», sorride Urzì, che intanto ha lanciato Simona Fermanelli, anima del comitato dei docenti precari della scuola italiana.
Rischia di rimanere fuori anche Forza Italia. Se si ripetesse il risultato delle politiche, un eletto sarebbe assicurato ma i fedelissimi di Berlusconi fanno sempre più fatica alle provinciali.
Tra i candidati di punta ci saranno sicuramente la dirigente scolastica Antonella Biancofiore (sorella della deputata) e Alberto Sigismondi. In solitaria correrà anche Casapound, che pure punta ad ottenere un seggio. La concorrenza tra i paladini degli italiani rischia però di indebolire ancora di più la rappresentanza.
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