Quando la musica «cura» l’Africa
Toni Pizzecco, il medico-rocker in tour da 35 anni. «Diamo una mano divertendoci»
Da 35 anni ogni estate è puntualmente in tour: Toni Pizzecco, 65 anni, è leader e anima della «Westbound», la band in cui suonano anche la moglia Gabi e le figlie, Ale e Victoria. Medico di base a Laces, non smette di coniugare passione per il rock (da Simon & Garfunkel al «boss» Bruce Springsteen) e impegno umanitario a favore dell’Africa. «Con il tour 2018, ultime date a Renon e Bolzano, raccogliamo fondi per un ospedale in Etiopia».
«Three Generations for Africa». Si chiama così il Tour 2018 della Westbound, formazione sulla breccia da 35 anni e fondata da Toni Pizzecco medico di base a Laces con una sconfinata passione per la musica. Sessantacinque anni portati con lo spirito di chi si mantiene giovane grazie alla musica, Pizzecco porta la Westbound in tour ogni anno per raccogliere fondi a favore dell’Associazione Medici dell’Alto Adige nel mondo di cui è presidente.
Pizzecco com’è nato il progetto Westbound?
«È nato in tempi lontani dalla passione per la musica che accumunava me e alcuni altri amici, medici e non. Il nome Westbound, che vuol dire in direzione dell’Ovest, era la diretta conseguenza della musica californiana alla quale ci siamo ispirati«.
Tre generazioni per l’Africa: perché questo titolo per il tour 2018?
«Ci sono tre generazioni di musicisti che si presentano sul palco: dai Baby Boomers, attraverso la Generation X e fino ai Millennials; io preferisco chiamarli Elefanti, Formiche e Lucertole».
Da sempre vi ispirate alla musica californiana, non proprio quella dei Millennials. Come convivono tre generazioni sul palco?
«Beh, il nostro repertorio base sono i classici di Simon and Garfunkel, Bruce Springsteen, i bestseller dai Queen a Sting, ma grazie alla presenza delle nuove generazioni proponiamo gli attuali headliner, da Adele a Emeli Sandé e Ed Sheeran.
Tre generazioni equamente suddivise?
«Si siamo in nove: tre “elefanti”, tre “formiche” e tre “lucertole”! Con me ci sono mia moglie Gabi al basso e le mie due figlie Victoria e Alexandra che cantano e suonano chitarra e piano, poi ci sono Walter Nogler voce e chitarra come me, Mattia Mariotti e Philipp Trojer alla chitarra elettrica, Marino Sartin alle tastiere e Christian Wurz alla batteria.
Avete ricevuto i complimenti di Red Canzian che ha cantato con voi lodandovi per la qualità della musica e per il fine per cui suonate.
«Sì, a dicembre scorso a Corvara abbiamo avuto que- sto piacere ed è stato emozionante».
Qual è il segreto di questa lunga vita?
«Siamo prima di tutto un gruppo di amici che si diverte, che condivide la passione e che sac he con la musica può aiutare il prossimo.
La Westbound con i suoi concerti aiuta malati e persone in stato di bisogno nei paesi in via di sviluppo. A chi destinerete il ricavato di questo tour?
«Il ricavato del Tour estivo sarà utilizzato nell’ospedale di Attat in Etiopia, centro sostenuto già da molti anni dai Medici dell’Alto Adige per il Mondo».
Avete fatto della raccolta fondi lo scopo della vostra band.
«Abbiamo iniziato col fare concerti per l’associazione tumori al Palaonda. Nel 2001, fondammo Medici dell’Alto Adige per il Mondo e così venne spontaneo adoprarci per raccogliere fondi per questa associazione. Abbiamo progetti in Etiopia, Eritrea, Camerun, Kenia, Namibia, Tanzania, Uganda e Zambia».
Perché suonate solo d’estate?
«Non è sempre facile conciliare la professione con la musica. D’inverno ci prepariamo, studiamo gli arrangiamenti dei nuovi pezzi che mettiamo in scaletta e poi d’estate ci presentiamo al pubblico.
Il tour sta volgendo al termine. Come è andata?
«Abbiamo trovato molto pubblico e entusiasmo ovunque, ottenendo un buon ricavato per le nostre iniziative benefiche, che è la cosa più importante.
Da medico e musicista quale cura prescriverebbe?
«La musica è vita ed è un toccasana. Mai smettere!».
Senza prendersi sul serio
«In scena andiamo in nove: in base all’età, mi piace dire che siamo tre “elefanti”, tre “formiche” e tre “lucertole”. Il segreto per andare avanti? Divertirsi assieme, condividere una passione e provare a fare qualcosa di utile»