Corriere dell'Alto Adige

Martha Argerich, la dea della musica oggi in concerto

Al Kursaal l’esibizione della «dea» della musica

- di Giancarlo Riccio

Enigma Martha Argerich. In alcune occasioni passate, la straordina­ria musicista argentina (e poi svizzera-francese) che stasera suona a Merano si era proposta anche con un proprio bagaglio di pensieri, di suggestion­i.

«Non si può suonare se non si vive, anche se si può vivere senza suonare» aveva confidato. Con una declinazio­ne quasi filosofica, comunque grintosame­nte speculativ­a. E ora la signora del pianoforte, che ama le giovani promesse della musica (e lo ha anche dimostrato, soprattutt­o negli intensi anni del suo festival di Lugano) affronta Liszt, «per il quale vale anche la pena di perdere il sonno, di studiare e provare giorno e notte».

L’appuntamen­to di questa,, sera alle 20.30 al Kursaal, sarà del resto proprio con l’Orchestra Giovanile di Bahia guidata da Ricardo Castro che ha portato Donna Martha a suonare per il Festival Mito diretto da Nicola Campogrand­e e per la Filarmonic­a veronese ieri sera. Il concerto meranese si avvierà con il preludio dei Maestri cantori. Seguirà il primo Concerto per pianoforte di Liszt con cui al Südtirol festival Merano. Meran si cimenta proprio Martha Argerich al pianoforte.

Dopo l’intervallo l’orchestra brasiliana proporrà l’ouverture di «Candide» di Leonard Bernstein, nato 100 anni fa, la Cuban Overture di George Gershwin, l’ Abertura Festiva del compositor­e brasiliano Camargo Guarnieri, Sensemayá di Silvestre Revueltas che «traduce» in musica i culti e i miti afrocubano avvolgendo­li in ritmi orgiastici e rituali oscuri e il famoso Danzón n. 2 di Arturo Márquez (1994), che fu resa celebre dall’interpreta­zione dell’orchestra giovanile Simon Bolivar.

Al centro della serata, comunque, resta lei, Argerich. «Timorosa del pubblico», dice di se stessa (e lei non ha

smentito), come solo i grandi artisti possono essere. Musicista sublime e insieme impetuosa. Anche nelle amicizie. Di Claudio Abbado, al quale la nostra regione dovrà prima o poi costruire un omaggio che sia degno davvero, la pianista argentina aveva detto mesi fa in una intervista a proposito del rapporto del maestro con il pianoforte: «Ed era pure bravo. Si era perfeziona­to con Friedrich Gulda, il mio maestro. Ma poi si arrese. Diceva che per fare quello che un pianista fa in un paio d’ore a lui ne servivano otto. Era giovane Claudio. Eravamo tutti così giovani... Quando ho incontrato Pollini lui aveva 15 anni e io 16. Abbiamo suonato insieme Petrushka».

Nata il 5 giugno del 1941 a Buenos Aires, Martha Argerich cominciò a suonare il pianoforte all’età di cinque anni, prendendo lezioni da Vincenzo Scaramuzza. Rivelatasi ben presto una fanciulla prodigio, iniziò a esibirsi in pubblico in tenerissim­a età, prima di trasferirs­i in Europa, nel ‘55, dove proseguì gli studi pianistici con Friedrich Gulda, Nikita Magaloff, Arturo Benedetti Michelange­li e Stefan Askenase. Nel ‘57 vinse il concorso pianistico Busoni di Bolzano. Ha poi scalato l’olimpo mondiale dei pianisti.

Passione

Non si può suonare senza vivere fino in fondo la vita

Sul palco ho sempre il timore del pubblico presente che ascolta

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