VACILLA L’IDEA DI EUROPA
Sarà il cancelliere austriaco ad aprire questo pomeriggio la campagna elettorale della Svp. Fin qui nessun stupore, una scelta più che comprensibile se non fosse che il cancelliere si chiama Sebastian Kurz e se non fosse che la Volkspartei ha messo l’Europa al centro del suo programma elettorale. E allora bisogna chiedersi: cosa c’entra Kurz con l’Europa? O, meglio, l’Europa a cui la Stella Alpina pensa è la stessa che l’esponente austriaco ha in mente e per cui sta lavorando?
Insomma, delle due l’una: o la Svp ha in mente un’Europa che conta di più, che è più unita, ha più peso e autorevolezza verso i singoli Stati che la compongono e verso il resto del mondo, oppure pensa a un’Europa in cui vale la regola del «prima gli austriaci», «prima gli italiani», «prima gli inglesi», in un contesto in cui ognuno è libero di dire no alle regole comuni che non piacciono, come lo sfondamento del deficit o la ripartizione dei migranti richiedenti asilo. A nessuno sfugge, infatti, che in palio in questi prossimi mesi c’è una partita grossa per il futuro del mondo. Tutto ruota attorno all’Europa stessa che sta rischiando di venire schiacciata dall’esterno in una morsa letale tra i suoi avversari dichiarati Putin e Trump che per i loro interessi non vogliono un Continente unito e forte ma preferiscono trattare con tanti piccoli stati divisi, dunque più deboli. E rischia di implodere dall’interno per l’opera dei loro alleati ormai presenti in tantissimi Paesi.
Sono i sovranisti che hanno riscoperto l’orgoglio nazionale, che non perdono occasione per irridere la Ue e le sue scelte, per smontarne l’autorevolezza. Sono quelli che la insultano e che non vogliono una politica economica comune perché troppo vincolante e respingono una politica estera congiunta in quanto preferiscono venti-trenta diverse politiche nazionali.
Sono quelli che negano alla Ue l’autorità per garantire standard minimi di diritti civili e tutele sociali e che non vogliono che Putin paghi pedaggio per aver invaso militarmente la Crimea. Tra questi si sono distinti ultimamente proprio il governo austriaco e il nostro ministro Matteo Salvini. La signora Katrin Kneissl, ministro degli Esteri di Vienna, Paese che sta presiedendo la Comunità europea, lo ha invitato al suo matrimonio ballandoci insieme e sprofondandosi in un inchino ridicolo e (politicamente) equivoco. Per Salvini invece in Crimea prima dell’invasione c’era stato un referendum che aveva dato una maggioranza pro Russia e ciò avrebbe di conseguenza autorizzato i successivi carri armati.
Ebbene proprio Kurz è alla guida di un governo destra-ultradestra che più nazional-sovranista non si può. Kurz infatti ha spostato decisamente più a destra il proprio partito Volkspartei imbarcando i Freiheitlichen di Strache copiandone idee, programmi e parole d’ordine. Lo ha fatto, dice, per tenerli a bada. Per ora l’impressione netta è che — come in Italia tra Salvini e Cinque Stelle — sia Strache a tenere a bada Kurz.
Ora proprio il cancelliere Kurz, con questo suo esempio, apre la campagna elettorale della Svp che a sua volta sentendo lo spirito dei tempi si è spostata maggiormente a destra rinvigorendo la sua anima nazional-patriottica (bravi i catalani indipendentisti, autodeterminazione nello statuto di autonomia e cittadinanza austriaca per i bravi sudtirolesi) ma pure sovranista all’insegna del siamo sempre e comunque i migliori e facciamo tutto meglio da soli. Con Kurz a Bolzano c’è meno Europa nel futuro della Volkspartei.