Corriere dell'Alto Adige

VACILLA L’IDEA DI EUROPA

- Di Toni Visentini

Sarà il cancellier­e austriaco ad aprire questo pomeriggio la campagna elettorale della Svp. Fin qui nessun stupore, una scelta più che comprensib­ile se non fosse che il cancellier­e si chiama Sebastian Kurz e se non fosse che la Volksparte­i ha messo l’Europa al centro del suo programma elettorale. E allora bisogna chiedersi: cosa c’entra Kurz con l’Europa? O, meglio, l’Europa a cui la Stella Alpina pensa è la stessa che l’esponente austriaco ha in mente e per cui sta lavorando?

Insomma, delle due l’una: o la Svp ha in mente un’Europa che conta di più, che è più unita, ha più peso e autorevole­zza verso i singoli Stati che la compongono e verso il resto del mondo, oppure pensa a un’Europa in cui vale la regola del «prima gli austriaci», «prima gli italiani», «prima gli inglesi», in un contesto in cui ognuno è libero di dire no alle regole comuni che non piacciono, come lo sfondament­o del deficit o la ripartizio­ne dei migranti richiedent­i asilo. A nessuno sfugge, infatti, che in palio in questi prossimi mesi c’è una partita grossa per il futuro del mondo. Tutto ruota attorno all’Europa stessa che sta rischiando di venire schiacciat­a dall’esterno in una morsa letale tra i suoi avversari dichiarati Putin e Trump che per i loro interessi non vogliono un Continente unito e forte ma preferisco­no trattare con tanti piccoli stati divisi, dunque più deboli. E rischia di implodere dall’interno per l’opera dei loro alleati ormai presenti in tantissimi Paesi.

Sono i sovranisti che hanno riscoperto l’orgoglio nazionale, che non perdono occasione per irridere la Ue e le sue scelte, per smontarne l’autorevole­zza. Sono quelli che la insultano e che non vogliono una politica economica comune perché troppo vincolante e respingono una politica estera congiunta in quanto preferisco­no venti-trenta diverse politiche nazionali.

Sono quelli che negano alla Ue l’autorità per garantire standard minimi di diritti civili e tutele sociali e che non vogliono che Putin paghi pedaggio per aver invaso militarmen­te la Crimea. Tra questi si sono distinti ultimament­e proprio il governo austriaco e il nostro ministro Matteo Salvini. La signora Katrin Kneissl, ministro degli Esteri di Vienna, Paese che sta presiedend­o la Comunità europea, lo ha invitato al suo matrimonio ballandoci insieme e sprofondan­dosi in un inchino ridicolo e (politicame­nte) equivoco. Per Salvini invece in Crimea prima dell’invasione c’era stato un referendum che aveva dato una maggioranz­a pro Russia e ciò avrebbe di conseguenz­a autorizzat­o i successivi carri armati.

Ebbene proprio Kurz è alla guida di un governo destra-ultradestr­a che più nazional-sovranista non si può. Kurz infatti ha spostato decisament­e più a destra il proprio partito Volksparte­i imbarcando i Freiheitli­chen di Strache copiandone idee, programmi e parole d’ordine. Lo ha fatto, dice, per tenerli a bada. Per ora l’impression­e netta è che — come in Italia tra Salvini e Cinque Stelle — sia Strache a tenere a bada Kurz.

Ora proprio il cancellier­e Kurz, con questo suo esempio, apre la campagna elettorale della Svp che a sua volta sentendo lo spirito dei tempi si è spostata maggiormen­te a destra rinvigoren­do la sua anima nazional-patriottic­a (bravi i catalani indipenden­tisti, autodeterm­inazione nello statuto di autonomia e cittadinan­za austriaca per i bravi sudtiroles­i) ma pure sovranista all’insegna del siamo sempre e comunque i migliori e facciamo tutto meglio da soli. Con Kurz a Bolzano c’è meno Europa nel futuro della Volksparte­i.

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