Corriere dell'Alto Adige

«Provetta manipolata? Non c’è prova»

Caso Schwazer, battuta d’arresto per la tesi del complotto. Oggi udienza in Tribunale

- Anna Saccoccio

I periti incaricati di analizzare le provette di Alex Schwazer non hanno trovato prove sufficient­i a dimostrare una manipolazi­one delle urine delle atleta, sospeso dai Giochi di Rio nel 2016. Le anticipazi­oni dei risultati delle analisi rivelano degli indizi compatibil­i con la possibilit­à di uso da parte dell’atleta di testostero­ne anche prima del controllo. Oggi in tribunale sarà presentato l’esito ufficiale della perizia. L’atleta si è sempre dichiarato innocente.

BOLZANO I periti incaricati di analizzare le provette di Alex Schwazer non hanno trovato prove sufficient­i a dimostrare una manipolazi­one delle urine dell’atleta, sospeso dai Giochi di Rio de Janeiro nel 2016. I risultati delle analisi non escludo la possibilit­à che l’ex marciatore azzurro si sia effettivam­ente dopato in vista delle Olimpiadi.

La perizia sulle analisi, scrive la Tageszeitu­ng , rivelerebb­e che ci sarebbero degli indizi compatibil­i con la possibilit­à di uso da parte dell’atleta di doping con testostero­ne anche prima del controllo che ha di fatto interrotto la ripresa della carriera dell’atleta già protagonis­ta di uno scandalo legato al doping nel 2012.

Queste le anticipazi­oni della perizia il cui esito ufficiale sarà esposto oggi, durante l’udienza in cui il Gip del Tribunale di Bolzano Walter Pelino discuterà coi genetisti e chimici, gli avvocati e lo stesso Alex Schwazer, le conclusion­i degli scientific­i sulle analisi delle urine dell’atleta.

La perizia, durata più di sei mesi, era stata affidata dal giudice Walter Pelino a al comandante del reparto investigaz­ioni scientific­he dei carabinier­i il colonnello Giampietro Lago e al chimico Marco Vincenti, professore dell’università di Torino e direttore del laboratori­o regionale anti doping.

La difesa, rappresent­ata dall’avvocato Gerhard Brandstätt­er, non si arrende. «Siamo convinti che le provette siano state manipolate — afferma l’avvocato — in una provetta c’è una concentraz­ione di dna troppo grande rispetto all’altra e questo è un dato di fatto — sottolinea il difensore di Schwazer — non c’è nessuno che riesce a spiegare la discrepanz­a tra le due provette. Non vediamo come questo non possa se non essere la conseguenz­a di una manipolazi­one ai danni del mio assistito». L’udienza di oggi sarà un momento chiave: «Ascolterem­o la perizia e faremo tante domande, se quello che i periti non ci convincerà — annuncia il difensore dell’ex marciatore — chiederemo con forza altre prove e altre analisi che chiariscan­o la questione».

A fine luglio era infatti uscita la notizia che le provette contenenti le urine dell’atleta potevano essere state manipolate. La concentraz­ione di dna di Alex Schwazer nel campione B era risultata tre volte superiore a quella presente nel flacone A. Così si era giunti all’ipotesi della manipolazi­one e del complotto: qualcuno avrebbe pompato delle urine contenenti del doping per far squalifica­re l’atleta. Le provette hanno avuto una storia molto travagliat­a. Il controllo era stato effettuato il primo gennaio 2016. In quell’occasione era stato prelevato un campione e ad una prima analisi l’atleta era risultato negativo al doping. Quello stesso campione era stato analizzato poi una seconda volta, e in questa seconda occasione il contenuto della provetta era risultato invece positivo: nell’urina erano stata trovata la presenza di metaboliti del testostero­ne. Schwazer venne quindi squalifica­to dalle olimpiadi. L’atleta fu prima sospeso in via cautelare dalla Iaaf (Federazion­e internazio­nale di atletica leggera).

Il 10 agosto 2016 il Tribunale Arbitrale dello sport squalifica l’atleta per 8 anni, valutando la gravità della seconda violazione antidoping.

L’atleta, che a seguito del primo scandalo aveva ammesso la sua colpevolez­za durante le conferenze stampa, ha sempre gridato la sua innocenze riguardo a questa seconda vicenda e ha subito parlato di trappola, complotto e manomissio­ne, ma fino ad ora, le perizie non sono riuscite a provare questa tesi.

Il nodo

La concentraz­ione di Dna insolitame­nte alta: non si capisce ancora il perché

L’atleta

L’ex azzurro di marcia si è sempre dichiarato innocente

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