Lavori a casa di Rossi, Vindimian patteggia
L’imprenditore ha concordato una pena di 11 mesi. Nel mirino era finito lo «sconto» sulla manodopera Crac Keynet, risarcita la curatela fallimentare. L’accusa: «Distratti dalla casse societarie 771.717 euro»
TRENTO Si era difeso con forza. «L’importo pagato per quei lavori era corretto» aveva spiegato attraverso i suoi avvocati Luigi De Finis e Romano Niccolini. La richiesta di rinvio dell’udienza dello scorso aprile aveva fatto pensare a un processo lungo. Alla fine, invece, ha deciso di scendere a patti con la Procura. Ha risarcito la curatela fallimentare e ha patteggiato undici mesi per tutti i reati, pena sospesa, l’imprenditore trentino Renato Vindimian, amministratore di fatto della Keynet, società che controlla Telemedika srl. L’accordo è stato ratificato ieri mattina davanti al gup Claudia Miori.
Si chiude così un’altra spinosa vicenda giudiziaria che ha visto al centro la società di via Innsbruck, già coinvolta nello scandalo di Trento Rise e dell’appalto sospetto di 138.000 euro per i servizi di telemedicina, e poi tornata alla ribalta lo scorso gennaio con l’inchiesta del pm Pasquale Profiti sui lavori di ristrutturazione a casa di Rossi. Vindimian, che ha sempre negato, era accusato di «illecito finanziamento ai partiti» (come previsto dagli articoli 7 delle 195 del ‘74 e 4 della legge 659 dell’81), nello specifico al governatore Ugo Rossi che avrebbe beneficiato «di uno sconto sui lavori di ristrutturazione della sua casa a Lavis». Siamo nel periodo tra novembre 2013 e gennaio 2014. La Procura aveva contestato un «contributo di 10.556 euro» fatto a Rossi «attraverso la rinuncia di parte del corrispettivo dovuto per i lavori di ristrutturazione». Parliamo un’opera, realizzata tra agosto e novembre 2013, che in tutto è costata circa 63.000 euro.
Secondo l’accusa Vindimian avrebbe rinunciato ai costi della manodopera. In realtà finanziare un partito o un politico non è illegale, ma deve essere deliberato, Vindimian però si sarebbe dimenticato di farlo. In questo modo la somma risulta essere stata sottratta «in modo ingiustificato» dalle casse della società. Parliamo di una cifra contenuta, ma da un punto di vista politico la vicenda ha fatto storcere il naso a qualcuno. Anche se in tutto questo Rossi non c’entra nulla. Secondo quanto contestato tutto veniva seguito dalla moglie del presidente, Daniela Bezzi, che è architetto. A far insospettire gli inquirenti sarebbe stata la differenza tra la cifra indicata dal direttore dei lavori e quella pagata. L’indagine nasce da un’inchiesta ben più ampia sul crac di Keynet, società dichiarata fallita il 21 giugno scorso. L’imprenditore ieri ha chiuso i conti con la giustizia anche per il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione, circa 771.717 euro che Vindimian avrebbe sottratto dalle casse societarie.
Di questi in particolare avrebbe utilizzato 28.432 euro della fallita per pagare la sanzione pecuniaria inflitta dal gup di Trento nel 2012 per i fallimenti della Nexis e Nexitec. Altri 103.625 euro sarebbero serviti per comprare un appartamento a Pergine per il padre, ma di fatto utilizzato da Vindimian, poi ci sono altri 9.304 euro versati da un debitore e destinati alle casse societarie, in realtà spariti. La Procura contesta anche la distrazione del ramo di azienda di Keynet di telemedicina del valore di 510.000 euro e la rinuncia a 150.000 euro, come corrispettivo previsto. Di fatto avrebbe ceduto un ramo d’azienda senza incassare un euro.
Altri 107.744 euro sarebbero stati versati da Keynet a Telemedika srl (siamo tra giugno 2013 e dicembre 2015) e mai restituiti. Poi c’è l’illecito finanziamento a Rossi e altri 2.053 euro spariti dalle casse. Vindiman avrebbe pertanto lasciato un «buco» da quasi 800.000 euro. Ieri si è chiuso il nuovo capitolo giudiziario, il giudice ha concesso la sospensione condizionale della pena nonostante i precedenti. L’imprenditore era già finito nei guai anche per la stampa del libro di Mario Malossini, pagata di tasca sua, che gli costò una condanna a 2 mesi e 20 giorni, poi trasformata in pena pecuniaria.
Il precedente
L’uomo era già stato condannato per la stampa del libro di Malossini
L’inchiesta L’accusa:
«Parte del denaro della srl usato per pagare la sanzione per il fallimento Nexis»