Draghi: il comando alle capogruppo
La Bce dà parere positivo alla controriforma del credito cooperativo. Ma l’autonomia è limitata Ieri a Firenze un migliaio di persone al convegno di Articolo2. Difficile però riaprire la questione
TRENTO Secondo la Bce le modifiche alla riforma del credito cooperativo che il governo giallo-verde ha inserito nel decreto Milleproroghe, (ieri alla Camera il via libera alla fiducia) «dovrebbero essere coerenti» con la riforma stessa. Ma c’è una sottolineatura: a prescindere dai pareri delle Bcc, a decidere devono essere le capogruppo. Ieri sera intanto a Firenze si è tenuto il convegno di associazione Articolo2 «La scomparsa delle Bcc», che alla stessa riforma è fermamente contraria. Da Bolzano è partito un pullman organizzato dalla Federazione Raiffeisen, con in testa il presidente Herbert von Leon. Il Trentino non ha dimostrato altrettanto calore, ma era presente un gruppo di soci e amministratori, compresa una delegazione di Federcoop con la presidente Marina Mattarei e il consigliere Renzo Tommasi. Quanto alla partecipazione complessiva, gli organizzatori parlano di 800-1000 persone all’Obihall.
Bce
Nel parere firmato dal presidente della Bce Mario Draghi vengono richiamate le modifiche apportare alla riforma Renzi: i 90 giorni entro cui le Bcc devono concludere un contratto di coesione con la rispettiva capogruppo diventano 180; la partecipazione minima delle Bcc nelle capogruppo passa da 50% +1 a 60% e in cda alle Bcc deve essere assegnata la maggioranza degli amministratori più due; consultazioni obbligatorie nei territori; le Bcc con rischio meno elevato definiscono autonomamente i piani strategici, nel quadro degli indirizzi della capogruppo; cda nominati in autonomia ma, in caso di mancato gradimento, lista di tre soggetti diversi tra cui la capogruppo ne sceglie uno. Per prima cosa la Bce fa notare che «deve essere consultata in una fase appropriata della procedura legislativa». In questo caso specifico «la Bce dovrebbe essere consultata prima dell’adozione di un decreto legge». Non dopo.
In merito ai contenuti però la Bce ha toni concilianti: fra il ministro Giovanni Tria e il governatore Draghi non risultano divergenze. Sulla proroga da 90 a 180 giorni non ci sono grossi problemi, le autorizzazioni sono arrivate per tutti e tre i gruppi (Iccrea, Ccb e Cassa centrale Raiffeisen), ciononostante «la Bce desidera sottolineare come sia opportuno preservare il rapido adattamento delle singole Bcc e la loro integrazione nei gruppi».
Sul capitale al 60% e la maggioranza di posti in cda, la Bce è favorevole, «si rafforzano le posizioni delle singole Bcc in linea con l’articolo 45 della Costituzione». Se l’obiettivo fondamentale della riforma è «accedere ai mercati dei capitali», la Bce è sicura che «il potere conferito al presidente del Consiglio di stabilire una soglia inferiore al 60% per esigenze di stabilità finanziaria sarà efficacemente esercitato in caso di necessità».
Forse l’appunto più netto riguarda i poteri centrali: «Il potere conferito alla capogruppo di gestire gli enti affiliati e di coordinare il gruppo è cruciale per il successo della riforma. Al riguardo è opportuno assicurare che l’obbligo per le capogruppo di consultare le singole banche di credito cooperativo in merito all’elaborazione dei piani strategici e operativi del gruppo non incida sull’esercizio dei poteri di direzione e coordinamento delle capogruppo stesse». «Nel complesso la Bce — la conclusione — è del parere che le modifiche introdotte dal decreto legge dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi della riforma».
Convegno
La notizia più importante emersa dal convegno di Firenze è stata l’assenza dei parlamentari Cinque stelle, vale a dire del ministro ai Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro e pure del viceministro all’Economia Laura Castelli. Da ricordare però ieri alla Camera si è votata la fiducia al Milleproroghe. C’erano invece Alberto Bagnai, senatore della Lega e presidente della Commissione finanze, e il presidente emerito della Corte costituzionale Valerio Onida oltre ai parlamentari leghisti toscani Tiziana Nisini e Manuel Vescovi. Profili di incostituzionalità potrebbero essere ravvisati, secondo Onida, più che altro sul tema del recesso dei soci, ma forse anche perché la Costituzione promuove la cooperazione e invece la riforma virerebbe di più verso una conformazione di società per azioni.
A quanto sembra di capire, comunque, allo stato attuale non pare ipotizzabile un ulteriore ritocco delle riforma. Sul decreto Milleproroghe dovrebbe essere posta la fiducia anche al Senato, dopodiché il discorso potrebbe sostanzialmente considerarsi chiuso. Difficile pensare, in una situazione per certi versi un po’ confusa, che all’interno della legge di Bilancio trovi posto un’ulteriore ritocco alla riforma, che magari vada a toccare gangli fondamentali come l’obbligatorietà di adesione al gruppo. Bagnai ha detto: se c’è la volontà di cambiare le cose questo governo la appoggerà. Il problema è capirne la consistenza.