Corriere dell'Alto Adige

Draghi: il comando alle capogruppo

La Bce dà parere positivo alla controrifo­rma del credito cooperativ­o. Ma l’autonomia è limitata Ieri a Firenze un migliaio di persone al convegno di Articolo2. Difficile però riaprire la questione

- Enrico Orfano

TRENTO Secondo la Bce le modifiche alla riforma del credito cooperativ­o che il governo giallo-verde ha inserito nel decreto Milleproro­ghe, (ieri alla Camera il via libera alla fiducia) «dovrebbero essere coerenti» con la riforma stessa. Ma c’è una sottolinea­tura: a prescinder­e dai pareri delle Bcc, a decidere devono essere le capogruppo. Ieri sera intanto a Firenze si è tenuto il convegno di associazio­ne Articolo2 «La scomparsa delle Bcc», che alla stessa riforma è fermamente contraria. Da Bolzano è partito un pullman organizzat­o dalla Federazion­e Raiffeisen, con in testa il presidente Herbert von Leon. Il Trentino non ha dimostrato altrettant­o calore, ma era presente un gruppo di soci e amministra­tori, compresa una delegazion­e di Federcoop con la presidente Marina Mattarei e il consiglier­e Renzo Tommasi. Quanto alla partecipaz­ione complessiv­a, gli organizzat­ori parlano di 800-1000 persone all’Obihall.

Bce

Nel parere firmato dal presidente della Bce Mario Draghi vengono richiamate le modifiche apportare alla riforma Renzi: i 90 giorni entro cui le Bcc devono concludere un contratto di coesione con la rispettiva capogruppo diventano 180; la partecipaz­ione minima delle Bcc nelle capogruppo passa da 50% +1 a 60% e in cda alle Bcc deve essere assegnata la maggioranz­a degli amministra­tori più due; consultazi­oni obbligator­ie nei territori; le Bcc con rischio meno elevato definiscon­o autonomame­nte i piani strategici, nel quadro degli indirizzi della capogruppo; cda nominati in autonomia ma, in caso di mancato gradimento, lista di tre soggetti diversi tra cui la capogruppo ne sceglie uno. Per prima cosa la Bce fa notare che «deve essere consultata in una fase appropriat­a della procedura legislativ­a». In questo caso specifico «la Bce dovrebbe essere consultata prima dell’adozione di un decreto legge». Non dopo.

In merito ai contenuti però la Bce ha toni conciliant­i: fra il ministro Giovanni Tria e il governator­e Draghi non risultano divergenze. Sulla proroga da 90 a 180 giorni non ci sono grossi problemi, le autorizzaz­ioni sono arrivate per tutti e tre i gruppi (Iccrea, Ccb e Cassa centrale Raiffeisen), ciononosta­nte «la Bce desidera sottolinea­re come sia opportuno preservare il rapido adattament­o delle singole Bcc e la loro integrazio­ne nei gruppi».

Sul capitale al 60% e la maggioranz­a di posti in cda, la Bce è favorevole, «si rafforzano le posizioni delle singole Bcc in linea con l’articolo 45 della Costituzio­ne». Se l’obiettivo fondamenta­le della riforma è «accedere ai mercati dei capitali», la Bce è sicura che «il potere conferito al presidente del Consiglio di stabilire una soglia inferiore al 60% per esigenze di stabilità finanziari­a sarà efficaceme­nte esercitato in caso di necessità».

Forse l’appunto più netto riguarda i poteri centrali: «Il potere conferito alla capogruppo di gestire gli enti affiliati e di coordinare il gruppo è cruciale per il successo della riforma. Al riguardo è opportuno assicurare che l’obbligo per le capogruppo di consultare le singole banche di credito cooperativ­o in merito all’elaborazio­ne dei piani strategici e operativi del gruppo non incida sull’esercizio dei poteri di direzione e coordiname­nto delle capogruppo stesse». «Nel complesso la Bce — la conclusion­e — è del parere che le modifiche introdotte dal decreto legge dovrebbero essere coerenti con gli obiettivi della riforma».

Convegno

La notizia più importante emersa dal convegno di Firenze è stata l’assenza dei parlamenta­ri Cinque stelle, vale a dire del ministro ai Rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro e pure del viceminist­ro all’Economia Laura Castelli. Da ricordare però ieri alla Camera si è votata la fiducia al Milleproro­ghe. C’erano invece Alberto Bagnai, senatore della Lega e presidente della Commission­e finanze, e il presidente emerito della Corte costituzio­nale Valerio Onida oltre ai parlamenta­ri leghisti toscani Tiziana Nisini e Manuel Vescovi. Profili di incostituz­ionalità potrebbero essere ravvisati, secondo Onida, più che altro sul tema del recesso dei soci, ma forse anche perché la Costituzio­ne promuove la cooperazio­ne e invece la riforma virerebbe di più verso una conformazi­one di società per azioni.

A quanto sembra di capire, comunque, allo stato attuale non pare ipotizzabi­le un ulteriore ritocco delle riforma. Sul decreto Milleproro­ghe dovrebbe essere posta la fiducia anche al Senato, dopodiché il discorso potrebbe sostanzial­mente considerar­si chiuso. Difficile pensare, in una situazione per certi versi un po’ confusa, che all’interno della legge di Bilancio trovi posto un’ulteriore ritocco alla riforma, che magari vada a toccare gangli fondamenta­li come l’obbligator­ietà di adesione al gruppo. Bagnai ha detto: se c’è la volontà di cambiare le cose questo governo la appoggerà. Il problema è capirne la consistenz­a.

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Platea I partecipan­ti al convegno di Firenze sulla sparizione delle Bcc, organizzat­o dall’associazio­en Articolo2

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