Corriere dell'Alto Adige

I commercial­isti: partite Iva e flat tax, effetti distorsivi

Postal e Zago: «Mancano soglie di tolleranza»

- di Fabio Parola

I commercial­isti accolgono TRENTO con qualche perplessit­à la proposta di Lega e Cinque Stelle di estendere la soglia dei regimi minimi e forfettari per le partite Iva fino a 65 mila euro. A fronte di un platea di beneficiar­i molto ridotta, ci sarebbero, secondo l’Ordine dei commercial­isti, rischi di distorsion­e della competizio­ne e elusione fiscale.

Il regime forfettari­o con flat tax al 15% è stato introdotto dal governo Renzi nel 2014. Ne hanno beneficiat­o nel 2016, secondo gli ultimi dati disponibil­i, quasi un milione di partite Iva. La legislazio­ne prevede un tetto massimo di fatturato di 50 mila euro per i commercian­ti e di 30 mila per i profession­isti, soglia che la proposta del governo vorrebbe estendere a 65 mila euro. L’innalzamen­to del tetto di fatturazio­ne, secondo uno studio dell’Ordine nazionale ripreso e integrato dai colleghi di Bolzano, interesser­ebbe «meno di 600 mila soggetti su base nazionale, poco più dell’1% dei contribuen­ti» spiega Maurizio Postal, membro del consiglio nazionale dell’Ordine.

A fronte di un’estensione di platea limitata, però, c’è un rischio concreto che le partite Iva con fatturato vicino ma inferiore alla soglia dei 65 mila euro facciano in modo di non superarla e finire tra chi deve pagare tasse attorno al 30% del reddito. «La mancanza di una soglia di tolleranza che permetta a chi supera di poco il tetto di fatturato di rimanere nel regime forfettari­o, o anche di un sistema di décalage che preveda una tassazione intermedia tra regime minimo e tassazione ordinaria, rischia di minare gli effetti positivi e semplifica­tori la flat tax potrebbe avere» prosegue Postal.

Per accedere al regime dei minimi, inoltre, esistono una serie di paletti che rischiano di avere «enormi effetti distorsivi» per il settore delle libere profession­i, critica Claudio Zago, presidente dei commercial­isti di Bolzano. In particolar­e, «il limite di 20 mila euro per gli investimen­ti strumental­i, di 5 mila per le spese per i collaborat­ori e il divieto di partecipar­e a società di profession­isti premierann­o, a parità di fatturato, le partite Iva che non assumono, non si aggregano e non investono». Non prevedendo la possibilit­à di detrarre l’Iva sugli acquisti, il regime dei minimi rischia anche di avere l’effetto collateral­e di incentivar­e, secondo Postal, «forme di elusione fiscale nei rapporti tra partite Iva e fornitori». La flat tax potrebbe essere sfruttata, si augura Zago, per attrarre in Italia capitali e attività esteri, cui potrebbe essere offerto un regime fiscale preferenzi­ale per i primi anni dopo il trasferime­nto, sul modello della City di Londra: «Un guadagno per lo Stato che potrebbe tradursi in un abbassamen­to delle tasse di tutti i contribuen­ti».

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Profession­isti C’è attesa per il futuro della legge sui regimi minimi e forfettari per le partite Iva

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