«Era alterato, mi stava addosso»
L’operatrice aggredita dal profugo: il tweet di Salvini? Ho subito molestie sessuali, non uno stupro
È stato convalidato l’arresto del nigeriano di 19 anni che venerdì ha aggredito Wilma Huber, 52 anni, operatrice del Centro di accoglienza profughi nell’ex caserma Schenoni di Bressanone. È la stessa donna a spiegare cosa è accaduto dopo il «tweet» di Salvini che parlava di violenza sessuale. Si è trattato invece di molestie sessuali, sottolinea Wilma: «Era alterato e mi diceva ti amo». La donna è stata offesa su Facebook. Perizia psichiatrica sul giovane.
BOLZANO Verrà sottoposto ad una perizia psichiatrica il giovane nigeriano arrestato a Bressanone con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale e di tentata violenza sessuale nei confronti della responsabile del centro profughi in cui viveva da alcuni mesi. Lo ha deciso ieri il giudice dell’udienza preliminare, Walter Pelino, che al termine della lunga udienza in carcere a Bolzano, ha convalidato l’arresto del diciannovenne, ha confermato la custodia cautelare ed ha disposto una perizia psichiatrica per verificare se sia in grado di intendere e di volere. Al riguardo, è stata fissata un’udienza per martedì 20 novembre, quando verrà incaricato della perizia il dottor Eraldo Mancioppi.
Nel frattempo, dunque, il diciannovenne resta in carcere per il rischio di fuga e di reiterazione del reato. Il giudice, cioè, considera il diciannovenne socialmente pericoloso in quanto potrebbe essere in grado di reiterare il reato, in particolare quello di tentata violenza sessuale. L’episodio, come rivelato dalla stessa vittima, rientra nella fattispecie più lieve della violenza sessuale: si è trattato di un palpeggiamento e non di uno stupro, come era stato in un primo tempo erroneamente definito dal ministro dell’Interno Matteo Salvini, che ne aveva dato notizia pubblicamente, per primo, con un messaggio su Twitter.
L’udienza di convalida, ieri, è durata ben tre ore, a causa delle difficoltà di comunicazione del ragazzo, che manifesta dei disturbi comportamentali. Ieri il giovane è scoppiato a piangere e si è messo perfino in ginocchio davanti al giudice. L’avvocato difensore, Alessandro Tonon, commenta: «Il ragazzo ha dei problemi e fatica a comunicare anche con i suoi connazionali. Si tratta di un paziente del reparto di psichiatria di Bressanone, dove era stato già sottoposto a delle cure. Secondo i medici che lo hanno seguito, se assume un trattamento farmacologico, non è necessario trattenerlo un reparto. E così è successo anche venerdì quando, verso le 13, c’era stata una collutazione con la responsabile della struttura, al culmine di un litigio». Il litigio sarebbe stato causato, secondo questa versione, da un furto commesso poco prima dal giovane presso un vicino supermercato. Al diciannovenne sarebbe quindi stato chiesto di fornire una spiegazione, e lui si sarebbe agitato.
«Il ragazzo — prosegue Tonon — dice che a quel punto è venuto alle mani con l’operatrice del centro: l’ha presa per un braccio e con una mano le avrebbe in effetti toccato il seno, ma senza nessun tipo di connotazione sessuale. A quel punto era stata poi chiesto l’intervento delle forze dell’ordine, ed il giovane non era stato arrestato ma portato all’ospedale. Tre ore più tardi era stato dimesso ed era tornato all’ex Schenoni, venendo in contatto con i carabinieri e venendo quindi solo a quel punto arrestato con l’accusa di resistenza e del presunto, precedente episodio di tentata violenza sessuale, che a mio giudizio non sussiste».
Sarà ora il giudice a cercare di ricostruire l’esatta dinamica dell’accaduto e stabilire eventuali responsabilità. Nel frattempo, in seguito all’entrata in vigore del Decreto Sicurezza, il giovane potrebbe anche rischiare l’espulsione. Nel caso di un’accusa per violenza sessuale, la domanda d’asilo potrebbe venire valutata negativamente dall’apposita Commissione, che potrebbe riunirsi d’urgenza a Verona, dove ha sede. Nel frattempo Andrea Tremolada, della Croce Rossa che gestisce il centro, spiega: «Durante un eccesso d’ira un nostro ospite ha palpeggiato una nostra
collaboratrice. Questo è il fatto, sul quale non dico nulla in quanto è in corso un’indagine. Abbiamo fiducia nella magistratura, ed il nostro compito è quello di continuare a garantire la piena e regolare funzionalità del centro di accoglienza ai sessanta profughi».
Una delle volontarie che lavora nel centro di accoglienza di Bressanone, Ingrid Porzner, che insegna tedesco ai profughi, conclude: «Io lavoro da tempo al centro, anche in orari serali, e non ho mai avuto problemi di nessun tipo con questi ragazzi, che hanno anzi molta voglia di imparare e di integrarsi. Oltre alle lezioni andiamo anche a teatro e al cinema. Sono tutti ragazzi a posto. Questo è stato evidentemente un caso isolato».