«Mi diceva “ti amo”, era alterato E mi stava addosso come un’ombra»
Parla Huber: il tweet di Salvini? Raccontava una versione sbagliata, venga in Alto Adige
BOLZANO È la diretta interessata a raccontare cosa è avvenuto venerdì scorso, verso le 13, al Centro di accoglienza profughi presso l’ex caserma Schenoni di Bressanone. Wilma Huber, 52 anni, è un’operatrice del centro, avendo conservato questo incarico anche dopo il recentissimo passaggio della gestione. Dal primo novembre, infatti, l’impresa sociale Spes del gruppo Eos ha deciso di lasciare la gestione del centro profughi di Bressanone (e di quello presso l’ex albergo Panorama a Nova Levante), che è stato affidato alla Croce Rossa. Huber conosce di conseguenza tutti gli ospiti, compreso il diciannovenne nigeriano.
Signora Huber, cosa è successo venerdì?
«Erano circa le 13 e mi trovavo nel corridoio al piano terra, vicino all’ufficio del centro. Quel ragazzo era uno dei pochissimi rimasti al centro a quell’ora, visto che quasi tutti durante il giorno sono al lavoro. Già il giorno precedente, oltre a me, quel giovane aveva provocato un altro ospite del centro, andandogli continuamente vicino e stuzzicandolo per attaccare briga. Verso di me ha manifestato delle attenzioni a sfondo sessuale: mi è venuto vicino, seguendomi come un’ombra, e con un tono morboso, quasi ansimando, mi diceva: “I love you”, “Capo, voglio stare con te”. Mentre lo diceva mi stava a pochi centimetri e mi toccasi va il braccio in modo compulsivo. Sono convinta che avesse assunto delle droghe, e che non era in una condizione psicologica normale».
Lei che cosa ha fatto?
«Io a quel punto volevo che allontanasse, ed inoltre non doveva permettersi di toccarmi. Siccome quando glielo dicevo a parole, lui non cambiava questo suo modo di fare ed anzi insisteva, a quel punto gli ho dato prima un pugno e subito dopo una ginocchiata, ma in entrambi i casi lui ha incassato e si è riavvicinato. E mi ha dato una manata al seno. A quel punto io e la mia collega abbiamo deciso di chiamare le forze dell’ordine, visto che il ragazzo non capiva, né a parole né con i pugni, che doveva stare al suo posto».
La difesa sostiene che non quel toccamento fosse casuale, legato alla colluttazione, e che non fosse a sfondo sessuale. Lei come l’ha vissuta?
«Guardi, le assicuro che era un palpeggiamento di tipo sessuale, da parte di una persona fuori controllo, che mi stava molestando e mi diceva “Ti amo” in inglese. Era a sfondo sessuale, senza alcun dubbio».
Quando sono arrivati i carabinieri cosa è successo?
«I militari hanno constatato che il giovane si trovava in uno stato di agitazione, ed hanno chiamato un medico. Con l’ambulanza, il ragazzo è stato poi portato all’ospedale di Bressanone dove gli è stato somministrato un calmante ed è stato dimesso. Nel frattempo io gli avevo preparato la valigia, perché non era nelle condizioni di rientrare nel centro, visto che aveva dimostrato di non rispettare le più elementari norme comportamentali. È come se fosse un bambino e, nei mesi scorsi, in ben tre occasioni aveva subito un trattamento sanitario obbligatorio».
Cosa ha pensato quando ha visto il «tweet» del ministro Salvini, in cui diceva che lei sarebbe stata violentata?.
«Quel tweet mi ha sconvolto, perché raccontava una versione sbagliata. Lo so che per il codice penale, anche un palpeggiamento rientra nel reato di violenza sessuale, ma se si dice che una donna è stata violentata si intende una cosa ben precisa. E come ho scritto anche su facebook, rispondendo ai commenti di
Le offese sul web «Su Fb commenti di chi diceva che “me la sono cercata”. Non sono stata violentata»
chi diceva che “me la sono cercata”, ho scritto che per mia fortuna, e loro malgrado, non ero stata violentata ma che avevo solo subito delle molestie sessuali da parte di una persona malata psichicamente. E non è giusto che per colpa di questa persona venga compromesso l’importante lavoro di integrazione che stiamo facendo con tutti gli altri profughi e che sta dando buoni frutti. Anzi, Salvini potrebbe venire in Alto Adige a vedere il buon lavoro che facciamo nei centri di accoglienza: non siamo dei bed and breakfast, ma prepariamo i profughi al futuro che vogliono avere in Europa. E la percentuale di chi trova un lavoro è addirittura dell’85%».