Raccolta della frutta, cresce il «nero» Irregolare un lavoratore su cinque
Blitz della finanza nei campi agricoli: in regione fenomeno aumentato del 75%
BOLZANO Non servono decreti sicurezza, giri di vite sull’evasione fiscale, blitz della guadia di finanza e inasprimenti delle pene, sia in campo penale sia a livello di sanzioni economiche: quella del lavoro è una piaga insanabile. In regione, nei due mesi «caldi» della raccolta agricola, trentini e altoatesini non riescono a resistere alla tentazione di fare i furbi sulla pelle dei braccianti, delle forze dell’ordine e dei contribuenti.
Cartina di tornasole sono i dati diffusi ieri dalla guardia di finanza dei due comandi provinciali che evidenziano un vero e proprio boom del crimine fiscale: il lavoro nero, nei mesi scorsi di settembre e ottobre, ha avuto un’impennata del 75% in regione rispetto al 2017, con il picco del +138% in Trentino.
Inutili le menzogne dei lavoratori «pizzicati» a raccogliere mele e uva che, per scagionare se stessi e i loro scorretti datori di lavoro, hanno spergiurato che proprio il giorno del blitz delle fiamme gialle fosse il loro primo giorno nei campi. Altrettanto grotteschi i tentativi dei più atletici di darsi alla fuga per i filari di frutta o, addirittura, di mimetizzarsi nei boschi fingendosi intenti nella raccolta di funghi. Un esercito di operai assunti sottobanco per eludere il fisco, speculare sulla loro prestazione d’opera, gabbare le leggi italiane sul lavoro e sull’immigrazione e spesso foraggiare la criminalità organizzata.
Al termine dei 60 giorni di controlli nelle due province autonome, il bilancio è stato a dir poco scoraggiante: su 100 controlli, 39 hanno evidenziato irregolarità, con 131 lavoratori irregolari (il 21%, uno su cinque) di cui 107 completamente «in nero» e 24 iscritti a libro paga ma con gran parte della retribuzione «allungata» fuori busta. A sconcertare sono anche i dettagli analitici che si leggono tra le colonne delle tabelle zeppe di numeri: il 60% dei lavoratori irregolari è di provenienza europea e gli italiani sono la maggioranza (36%), seguiti dagli slovacchi (11%). Tra gli extracomunitari, il podio tutt’altro che lusinghiero va ad africani e asiatici che coprono una fetta pari al 40%, con prevalenza di macedoni (14%).
Numeri in netta crescita rispetto al 2017, sia nei due mesi della vendemmia sia nell’anno solare e tanto nel settore agricolo quanto nell’edilizia e negli altri comparti. I dati complessivi forniti ieri dai due comandanti provinciali della finanza, i colonnelli Gabriele Procucci per l’Alto Adige e Roberto Ribaudo per il Trentino, evidenziano nella sola provincia di Bolzano un +38% di lavoratori completamente «in nero» accertati e +25% di dipendenti irregolarmente retribuiti e parzialmente contrattualizzati. Numeri che esplodono se accorpati a quelli del Trentino, raggiungendo un complessivo +75% per la prima categoria, con «lavoratori fantasma» che sono passati da 211 a 368. A fare la parte del leone (o, meglio, del coniglio) è sempre il settore enologico con magheggi concentrati nella raccolta dell’uva. I territori più interessati sono in Trentino Val di Cembra, Vallagarina, Valsugana, Val d’Adige, Piana Rotaliana e Val di Non: zone ad alta vocazione agricola ma meno attente sull’etica del lavoro.
Nei controlli sono emersi anche un macedone privo del permesso di soggiorno e 5 intermediari abusivi che non si peritavano a incassare provvigioni di 12 euro su ogni ora lavorata dagli operai procacciati alle aziende. Per gli interessati sono scattate denunce per intermediazione illecita di manodopera e violazione della legge Bossi-Fini, che prevedono condanne massime fino a 3 anni di reclusione e maxisanzioni fino a 9.000 euro per ciascun lavoratore irregolare, destinate a raddoppiare se il rapporto di lavoro è perdurato oltre un mese e ad aumentare ulteriormente se il periodo era superiore a 60 giorni.