Corriere dell'Alto Adige

«Superare il simbolo Pd» L’idea di Pacher piace Congresso, forcing di Muzio

Manica: «Cambiare per tornare ad essere attrattivi»

- T. Sc.

TRENTO Alla prossima assemblea, probabilme­nte lunedì 19, il segretario del Pd si presenterà con la proposta di avviare il percorso congressua­le e di farlo coincidere con quello nazionale. Così si è espresso ieri sera il coordiname­nto. Non è scontato che così si pronuncerà anche l’assemblea.

Intanto, si discute della proposta di Alberto Pacher: andare oltre il simbolo del Pd (Corriere del Trentino di domenica, ndr). Il segretario, Giuliano Muzio, è cauto, ma su diversi punti concorda con l’ex sindaco di Trento. «Pacher ha evidenziat­o la necessità di una svolta in tempi rapidi. È quello che sostengo anch’io, credo che noi non si possa rispondere alla fine del centrosini­stra autonomist­a e alla conseguent­e sconfitta elettorale prendendo tempo, traccheggi­ando. Abbiamo bisogno di un segnale di discontinu­ità, di nuove proposte e di un nuovo schema di gioco. Poi — continua Muzio — dobbiamo certo anche decidere se orientarci verso un soggetto esclusivam­ente territoria­le, o espression­e del territorio ma anche inserito in un contesto politico nazionale ed europeo. Io sono per questa seconda opzione, mi vengono in mente i Verdi degli esordi, ma so che anche a livello nazionale nel Pd si sta ragionando di trasformar­e il partito in un soggetto federale». Solo alla fine di questo ragionamen­to, per Muzio si dovrà decidere se mantenere il simbolo del Pd o meno. «Dipende se nascerà un nuovo Pd, o un’altra cosa. Il simbolo non mi pare l’elemento più importante».

Una condivisio­ne totale è, invece, quella che arriva dall’ex capogruppo, Alessio Manica. «La penso esattament­e come Pacher. Dobbiamo dirci la verità: il Pd è nato per riuscire ad unire mondi diversi, ma non funziona. A questo aggiungiam­o che il simbolo nazionale appare decisament­e ammalorato. Più che rappresent­are un elemento di fiducia, rappresent­a ormai qualcosa di cui diffidare». Insomma per Manica è meglio voltare completame­nte pagina. «Credo che il Pd debba far tornare persone che si sono allontanat­e e non solo quelle, penso agli elettori di soggetti politici ormai ridotti al lumicino (Upt, ndr). Perché questo possa verificars­i — continua il consiglier­e — non possiamo partire da un’invarianza. Non possiamo dire “noi siamo il Pd, chi vuole ci segua” perché non ci seguirà nessuno». Manica, che da sempre sostiene la necessità di un soggetto politico autonomo da Roma, insiste anche sulla necessità di Tesi diverse Giuliano Muzio vuole in congresso subito. Per Alessio Manica è necessario non si svolga con quello nazionale celebrare un congresso diverso da quello nazionale. «Se l’obiettivo è far nascere un soggetto nuovo, come possiamo farlo inserendoc­i nel dibattito nazionale? Non avrebbe senso». Di segno opposto l’opinione di Muzio. «Il nostro congresso si può celebrare nelle stesse date del nazionale senza che il dibattito ne venga appiattito. Il problema è anche molto pratico: con un congresso separato si va a settembre e, a parte la mia indisponib­ilità a restare fino a settembre, che non è un problema, verrebbe meno il senso dell’urgenza che ritengo imprescind­ibile».

Intanto, tra i dem si discute anche dell’opportunit­à che potrebbe offrirsi se, come sembra ancora possibile, alle europee si rivoterà non solo per il collegio di Maurizio Fugatti in Valsugana, ma anche per quello di Giulia Zanotelli a Trento. «Mi rendo conto che le nostre divisioni sono ancora fresche — osserva Manica — ma credo che dovremmo fare tutto il possibile per presentarc­i uniti. A marzo, Panizza perse per poco». Al momento, le ipotesi che circolano a tempo perso sono le solite: Ugo Rossi? Alessandro Olivi?

La decisione Il coordiname­nto ha approvato la proposta del segretario: assise con il nazionale

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