«Bukurosh, mio nipote» l’integrazione e le risate di Pannofino allo Zandonai

Una pratica tanto consueta nel mondo del cinema quanto inesplorata in quello teatrale. Il sequel, la narrazione di eventi successivi a quelli della storia primigenia, nasce di frequente per rispondere a un grande successo di pubblico. Bukurosh, mio nipote. Il ritorno dei suoceri

albanesi (in foto) è uno dei pochi esempi di sequel applicato al palcoscenico. Spettacolo di apertura della stagione del teatro Zandonai di Rovereto (in scena domani alle 20.45), l’opera di Gianni Clementi è il seguito della commedia I

suoceri albanesi, ne mantiene i personaggi e ne segue le vicende con nuove e impreviste avventure. Francesco Pannofino ed Emanuela Rossi tornano a vestire i panni della coppia Lucio e Ginevra, lui consigliere comunale favorevole all’integrazione e impegnato nella campagna elettorale, lei titolare di un ristorante di cucina molecolare. Se nel primo spettacolo, compreso nel cartellone roveretano dello scorso anno, la famiglia di idee progressiste si trovava a gestire la relazione tra Camilla, la figlia sedicenne, e Lushan, l’operaio albanese venuto a riparare le tubazioni del bagno, nel sequel Lucio e Ginevra affrontano nuove preoccupazioni per il futuro. All’apprensione per la futura convivenza con la giovane coppia ormai sposata si sommano le imminenti elezioni comunali per Lucio, la notizia che il ristorante di Ginevra accusa un notevole calo di clienti e diversi problemi sentimentali degli amici che gravitano intorno ai protagonisti. Quando tutto sembra precipitare, la nascita del piccolo Bukurosh arriverà a rinsaldare i legami famigliari attorno a diverse e più importanti priorità e a insegnare la bellezza e la necessità di accogliere il cambiamento. Una commedia all’italiana che racconta della difficoltà di applicare nel quotidiano i principi morali proclamati in teoria e descrive con leggerezza la vittoria delle relazioni umane sugli accidenti del caso.