«Siate forti per Antonio»
Folla in Cattedrale, l’abbraccio e le parole del capo dello Stato ai genitori. Il vescovo: «Sei un pezzo di cielo»
Un gran pezzo di quell’Europa che Antonio Megalizzi amava ieri era nel Duomo di Trento, per salutarlo un’ultima volta. Tra i banchi spiccava il blu delle bandiere adagiato sulle spalle di alcune sue coetanee. Centinaia le persone rimaste fuori a seguire le esequie.
TRENTO Un abbraccio lungo, sincero, denso di significati, oltre e più grande delle parole. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha dedicato ad Anna Maria, la mamma di Antonio Megalizzi, il ventinovenne morto nell’attentato di Strasburgo. Lo ha fatto nel Duomo di Trento dove ieri pomeriggio si sono tenuti i funerali di Antonio. Ha portato parole di conforto, di coraggio, come hanno spiegato poi i parenti. «Siate forti per lui» ha detto, tra le altre cose, accarezzando la fidanzata Luana e stringendo poi anche papà Domenico e la sorella di Antonio, Federica, seduti nel primo banco. Subito dietro i parenti giunti dalla Calabria, la famiglia di Luana e il fidanzato di Federica.
Allegro, un ossimoro visto il contesto, eppure non una contraddizione, l’esordio delle esequie, felice come era lui: Mia De Luca, cantante italo americana amica di Antonio giunta dagli Usa, ha intonato Angels di Robbie Williams e poi Fix You dei Coldplay. A celebrare la messa l’arcivescovo don Lauro Tisi, affiancato da don Marco Saiani vicario generale e don Mauro Leonardelli, parroco di Cristo Re. «Antonio, tu ci hai insegnato che l’unico confine da difendere è il volto dell’altro — ha esordito il vescovo — Figlio della terra italiana, in lui riunita, dal Sud al Nord della Nazione, egli si è formato in questa città, alla quale la Storia ha consegnato la vocazione a essere “ponte” con l’Europa. Nella terra che ha dato i natali a uno dei Padri fondatori del sogno europeo, Antonio ha immaginato con grande libertà ed entusiasmo, ma anche con profondo realismo, un’Europa senza confini e senza pregiudizi, alla quale non vedeva alternative».
E un gran pezzo di Europa era in Duomo ieri, una Cattedrale affollata, con centinaia di persone rimaste anche fuori a seguire le esequie sul maxischermo allestito in piazza d’Arogno. Tra i banchi spiccava il blu delle bandiere europee adagiato sulle spalle di alcune coetanee di Antonio, tra cui Caterina Moser, la giovane che era con Megalizzi durante l’attentato. Sulle spalle dei ragazzi, nei sogni d’Antonio e là, in fondo alla navata centrale, sulla sua bara, sopra quella tricolore. In prima fila, nella navata di sinistra, accanto a Mattarella e al premier Giuseppe Conte anche il presidente dell’europarlamento Antonio Tajani, commosso. «Ha l’età dei nostri figli, come posso non essere commosso, era un modello per tutti noi», ha detto all’uscita con gli occhi lucidi. In serata Conte ha affidato a facebook un messaggio: «Oggi è una giornata triste per l’Italia. Non ci sono parole per alleviare il dolore di chi soffre una perdita così grave».
Un figlio dell’Europa, come lo hanno dipinto in tanti in questi giorni, che combatteva proprio perché certe tragedie, come quella che si è trovato di fronte in una serata francese come tante, non accadessero più. Per un mondo più giusto, senza retorica. Un cuore puro. Come quello dei suoi genitori. «Gloria di Dio — ha proseguito Tisi — è la straordinaria lezione di questa famiglia che oggi è qui, in preda al dolore più atroce, ma con il cuore libero dall’odio. Gloria di Dio sono le commoventi e profetiche parole di Antonio: “Il tempo è troppo prezioso per passarlo da soli. La vita troppo breve per non donarla a chi ami. Il cielo troppo azzurro per guardarlo senza nessuno a fianco. Ti diciamo grazie per il tuo sorriso Antonio, Dio te lo restituisca e ti lasci tornare a sognare — ha concluso il vescovo — Un pezzo di cielo è
sceso in terra e ora vi fa ritorno».
Un applauso ha rotto silenzio e lacrime, il quarto di quelli che hanno scandito la cerimonia e ha accompagnato il feretro fuori dal duomo, mentre un gruppo di studenti del Conservatorio di Trento ha eseguito con archi e fiati l’Inno alla Gioia di Beethoven.
Vicino ai gonfaloni, posti a destra dell’altare, delle città e province di Reggio Calabria e Trento, le due anime dell’identità geografica di Antonio tantissime le autorità nazionali e non presenti: dal ministro per i rapporti con il Parlamento Riccardo Fraccaro all’onorevole Michaela Biancofiore, dalla vicepresidente della Camera Mara Carfagna a Maurizio Martina fino al governatore trentino Maurizio Fugatti. Per Fraccaro «l’attentato di Strasburgo rappresenta una ferita per tutti noi. Ora più che mai devono moltiplicarsi gli sforzi nella lotta al terrorismo. Antonio lascia un ricordo indelebile e sarà nostro dovere onorare la sua memoria». Prima di entrare in chiesa Fugatti ha voluto sottolineare che «Antonio ci ha lasciato un messaggio importante e su questo lavoreremo». Martina, segretario reggente del Pd, ha seguito tutta la cerimonia e a twitter ha affidato un messaggio: «Oggi sono a Trento per Antonio. Per non smettere di lottare per il sogno europeo». Biancofiore, amica di famiglia, fuori dalla chiesa lo ha ricordato così: «In due anni che ci siamo frequentati non mi ha mai chiesto una sola cosa per la radio. Era una persona pulita, idealista ma concreta. Vorrei tanto adesso che i suoi scritti venissero pubblicati da qualcuno, magari da Mondadori». E poi ancora il sindaco di Trento Alessandro Andreatta, l’ex governatore Ugo Rossi, il rettore dell’università tanti politici locali e esponenti del mondo giudiziario.
Il vescovo Tisi e il messaggio dall’altare: «Ti diciamo grazie per il tuo sorriso, Dio te lo restituisca, e ti lasci tornare a sognare. Un pezzo di cielo è sceso in terra e ora vi fa ritorno»
Fugatti Non dimentiche remo il suo messaggio
Andreatta Piangiamo un figlio dell’Europa unita