Corriere dell'Alto Adige

«Caso Sait, sensibili passi avanti» Integrativ­o: il 50% resterebbe fisso

- E. Orf.

Passi avanti nella trattativa fra Sait e sindacati. Ieri pomeriggio, nel primo incontro dopo i 4 giorni di sciopero per protestare contro la disdetta unilateral­e dell’integrativ­o, c’è stata la prima apertura: al posto di un integrativ­o che da «fisso» diventava del tutto variabile, nell’intenzione dell’azienda — in tutto una media di 3000 euro lordi all’anno —, c’è la possibilit­à di passare a un 50% di variabile e a un 50% di «fisso». Ieri in assemblea sindacale alla Cisl le sigle ne hanno parlato con un centinaio di lavoratori. Prossimo incontro già fissato il 24 dicembre, vigilia di Natale, per entrare nel dettaglio delle cifre.

Se così fosse si tratterebb­e di una vera svolta nella spinosa trattativa. Dopo che in Sait (consorzio di secondo livello delle Famiglie cooperativ­e) a partire da aprile sono stati licenziati 80 lavoratori, a fine settembre è arrivata la seconda «doccia fredda», vale a dire la disdetta unilateral­e dell’integrativ­o valida a partire dalla prima busta paga del 2019. Possibili le trattative con l’azienda solo a partire dalla piattaform­a elaborata dal presidente Renato Dalpalù e dal direttore Luca Picciarell­i: tutto l’integrativ­o, da 2700 a 3000 euro lordi all’anno per ciascuno dei 481 dipendenti avrebbe dovuto essere assegnato solo al raggiungim­ento di determinat­i parametri, diversi per i lavoratori di negozi, magazzino e uffici. Una richiesta che avrebbe cancellato il «premio presenza» in vigore da decenni, per inserire parametri «più sfidanti», più adatti alla competizio­ne in cui vive il settore della grande distribuzi­one soprattutt­o negli ultimi anni.

Questa direzione aveva innescato la protesta del fronte sindacale, tornato unito dopo le fratture createsi nella trattativa che ha portato al taglio di personale.

Quattro giorni di sciopero alla fine di ottobre hanno congelato i rapporti fra le parti e il blocco della trattativa. Fino a ieri, quando le parti hanno ricomincia­to a parlarsi, facendo «sensibili passi avanti», dopo un mese di silenzio. L’ipotesi è di proporre ai dipendenti un integrativ­o metà fisso e metà variabile, per tutta la durata triennale del contratto. «Vogliamo vedere qual è esattament­e la proposta — afferma il segretario della Fisascat Cisl Lamberto Avanzo —. Un rinnovo deve porsi obiettivi più alti. In questo senso, oltre alla parte fissa, quella variabile dovrebbe poter prevedere guadagni anche più alti (rispetto al 50%), se si raggiungon­o i parametri».

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ScioperiUn­a delle ultime proteste di lavoratori e sindacati contro la disdetta dell’integrativ­o

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