L’inchiesta entra nel vivo E il cartello viene sostituito
Morte in slittino a Renon, prosegue l’inchiesta. Il gestore: «Tolgo il cartello e lo sostituisco»
BOLZANO Pista riaperta, ma con un cartello più visibile e bilingue. E nel frattempo prosegue, l’inchiesta, con al centro proprio lingua, grafica e posizionamento del segnale ignorato (o non visto) dalla mamma di Emily.
«Ultimati gli accertamenti e cristallizzato lo stato dei luoghi mediante rilievi, filmati e foto, è stato disposto il dissequestro della pista da sci». Così, in una nota diramata ieri dalla Procura di Bolzano, i magistrati titolari del fascicolo sulla disgrazia avvenuta in pista sul Renon e costata la vita alla piccola Emily Formisano nella discesa in slittino con la mamma, rendono nota la riapertura al pubblico della pista nera a cui erano stati posti i sigilli il 4 gennaio, giorno della tragedia. A confermare il dissequestro è Siegfried Wolfsgruber, presidente della società che gestisce gli impianti di risalita del Corno del Renon, indagato insieme a Renata Dyakowska, la mamma di Emily. «Stanotte — riferisce — prepariamo la pista, che domattina (oggi, ndr) sarà a disposizione degli sciatori».
L’inchiesta però non si ferma, come precisa la Procura. «Non sono state ancora assunte determinazioni in ordine all’esito del procedimento — si legge nella nota —. In particolare sono ancora da sviluppare alcuni punti essenziali rispetto alla posizione di entrambe le persone indagate, con conseguente necessità di compiere ulteriori atti di indagine». Centrale resta la questione che ha sollevato tante polemiche, ossia il cartello che, in pista, segnalava con un pittograma il divieto di accesso alla pista nera per gli slittini accompagnando però il simbolo con la sola scritta tedesca. «Le indagini — conclude la nota — sono focalizzate sugli obblighi di informazione a carico del gestore della pista sotto il profilo dell’uso della lingua utilizzata per la comunicazione agli utenti, il contenuto, la grafica e il posizionamento della cartellonistica».
In attesa dell’esito, Wolfsgruber corre ai ripari. «Il cartello? Quello solo in lingua tedesca verrà presto eliminato e sostituito con uno bilingue e, in futuro, trilingue. Domani salirò personalmente io per toglierlo — promette —. In fin dei conti, però, si trattava più di un’informazione che di una prescrizione. L’essenziale sono sempre i pittogrammi, sono i simboli che contano. E al di fuori di quel cartello, che si può criticare, tutto il resto è bilingue. Non trovo giusto che si faccia una polemica e ci si concentri su quel cartello singolo — sbotta, poi, amaro —. Pochi metri sopra ne abbiamo uno bilingue, e quello non è stato preso in considerazione da nessuno. È sempre così in Alto Adige, dove ogni scusa è buona per buttarla in politica. Ma è successa una disgrazia che ci fa tristi tutti».
La ripartenza Formalizzato il dissequestro: oggi la riapertura agli sciatori della «nera»