Corriere dell'Alto Adige

Uccide la moglie e poi si spara

- Dafne Roat

TRENTO L’ultimo abbraccio, l’ultimo viaggio insieme. Li hanno trovati vicini, accasciati sul divano. Lui era appoggiato su di lei, quasi volesse proteggere quella donna che aveva amato per tutta la vita. E proprio quell’amore, coltivato per moltissimi anni, fatto di tante piccole gioie ma anche di dolore e preoccupaz­ioni, soprattutt­o negli ultimi tempi a causa della malattia di lei che l’aveva resa così fragile, li ha spinti a decidere di andarsene insieme. Uniti fino alla fine.

Un colpo di pistola alla testa della moglie Luisa Zardo, 87 anni, esploso con la revolver calibro 22, detenuta illegalmen­te che forse aveva acquistato qualche tempo fa, e poi Sergio Cini, 85 anni, ha rivolto l’arma contro se stesso. Determinat­o, lucido, forse troppo stanco per continuare a lottare. Sul tavolo una lettera scritta al plurale, a mano. In fondo le sigle dei due nomi. Una sorta di testamento per ringraziar­e Giuliano Romeri, l’amico, quell’uomo che era stato loro vicino in tutti questi anni, soprattutt­o negli ultimi, i più difficili. Poi il pensiero per i nipoti che vivono a Roma, per i familiari, i vicini di casa e infine poche righe per dare disposizio­ni sul funerale. «Vogliamo essere cremati» hanno scritto. Un piano lucido, premeditat­o, progettato, forse, da tanto tempo, dal giorno in cui Luisa era tornata dalla casa di riposo di Mezzolomba­rdo il 2 gennaio scorso. Era stata la coppia a insistere per far tornare la donna a casa, nonostante il parere contrario dei medici.

Sono le 8.15 del mattino, il freddo punge la pelle, in via di Cortalta a Fai della Paganella. Giuliano sale le scale che portano all’appartamen­to della coppia anziana al civico 14, di una bella villetta di due piani. Arriva puntuale come era d’accordo con Sergio. Era stato lui a chiedergli di passare. Un caffé e un saluto. Accadeva spesso, Giuliano sbrigava anche alcuni piccoli lavori per i due anziani. Era stata la coppia a chiedergli di passare. «Lasciamo la porta aperta e la luce sulle scale accesa» avevano detto Sergio. Parole che adesso fanno riflettere. Volevano essere ritrovati. Giuliano quando ha aperto la porta di I rilievi

A sinistra il sopralluog­o dei carabinier­i della scientific­a, a fianco l’ingresso della villetta di due piani dove vivevano i due anziani coniugi trovati morti in casa a Fai della Paganella casa ha notato i due anziani accasciati sul divano. Lo sconcerto, le parole si spengono sulle labbra. Poi la chiamata al comandante della stazione di Andalo. Per Giuliano è difficile anche solo credere ai propri occhi, ma quando lo sguardo si allunga verso il tavolo nota la lettera e capisce.

In pochi minuti davanti alla casa dei due anziani, che un tempo era stato il loro appartamen­to delle vacanze poi diventato la loro dimora definitiva, sono arrivati i carabinier­i del nucleo operativo della compagnia di Cles insieme ai colleghi della stazione. Poco dopo arriva anche il vicino di casa Gigi Beber, doveva consegnare alla coppia le patate che aveva promesso loro. Sono tutti increduli in paese, anche se tanti sapevano della malattia di Luisa e della sofferenza dei due coniugi anziani. Una coppia unita. Anche il sindaco di Fai Gabriele Tonidandel è incredulo. Luisa e Sergio avevano scelto il Trentino dopo tanto girovagare. Originari di Venezia, lui assicurato­re, per lavoro si era trasferito in diverse zone d’Italia. Gli ultimi anni aveva lavorato e vissuto a Bolzano per una grande compagnia assicurati­va, poi nel ‘95 la coppia si era trasferita in modo definitivo in Trentino, in quella casa, in una villetta a due piani con giardino, che avevano scelto per le loro vacanze. Fai, quel piccolo agglomerat­o di case con poco più di 900 abitanti, che si anima di turisti nei periodi festivi, era l’ideale per trascorrer­e gli ultimi anni di vita. In paese avevano trovato amici, vicini di casa gentili e affezionat­i. Sergio e Luisa erano contenti, ma negli ultimi anni i problemi di salute li aveva messi a dura prova. La moglie camminava solo con il deambulato­re e le uscite di casa erano sempre più rare. Poi martedì la decisione di andarsene insieme.

È palpabile il dolore e lo sconcerto tra gli abitanti del Fai della Paganella che passano e si fermano pochi minuti davanti alla casa. Nel pomeriggio in via di Cortalta sono arrivati anche i carabinier­i della scientific­a da Trento. Il pm Davide Ognibene ha aperto un fascicolo d’indagine, un atto dovuto, ma verrà archiviato. Resta il dolore della figlia Sonia che vive a Padova e ieri è stata rintraccia­ta a Roma, dei familiari e degli amici della coppia di anziani. Sono tante le domande che salgono alla mente in queste ore, ma gli interrogat­ivi lasciano il posto al dolore composto e silenzioso di un’intera comunità.

Il dolore I coniugi volevano fare l’ultimo viaggio insieme Lei era molto malata

 ??  ?? da tempo, con un colpo di pistola alla testa e poi ha rivolto l’arma contro se stesso. L’allarme è stato lanciato da un amico, Giuliano Romeri, che ieri mattina era andato a trovare la coppia di anziani. I due coniugi sono stati trovati sul divano nel salotto di casa Sul tavolo i carabinier­i hanno trovato anche una lettera di commiato nella quale ringrazian­o gli amici e i vicini di casa, salutano i familiari e lasciano alcune disposizio­ni. La coppia lascia una figlia, Sonia, che vive a Padova
da tempo, con un colpo di pistola alla testa e poi ha rivolto l’arma contro se stesso. L’allarme è stato lanciato da un amico, Giuliano Romeri, che ieri mattina era andato a trovare la coppia di anziani. I due coniugi sono stati trovati sul divano nel salotto di casa Sul tavolo i carabinier­i hanno trovato anche una lettera di commiato nella quale ringrazian­o gli amici e i vicini di casa, salutano i familiari e lasciano alcune disposizio­ni. La coppia lascia una figlia, Sonia, che vive a Padova
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