Corriere dell'Alto Adige

«Hanno vissuto l’uno per l’altra» Il dolore della comunità di Fai

Alla casa di riposo di Mezzolomba­rdo: siamo sconvolti

- Valentina Iorio

FAI DELLA PAGANELLA Vivevano l’uno per l’altra. E da quando lei si era aggravata, il marito aveva tentato in ogni modo di alleviare la sua sofferenza, anche grazie al supporto dei medici e degli infermieri dell’Azienda di servizi alla persona San Giovanni di Mezzolomba­rdo, da cui Luisa era stata dimessa il 2 gennaio, quando aveva chiesto di poter tornare a casa. Un desiderio che era più forte della malattia e del dolore e che il marito aveva sempre assecondat­o. Già altre due volte era stata ricoverata in casa di riposo, prima a Mezzacoron­a e poi a Mezzolomba­rdo, per essere poi dimessa. Una prassi insolita che i medici avevano ritenuto di seguire alla luce dei migliorame­nti che c’erano stati, per venire incontro alla volontà della paziente. A dicembre poi era tornata nella struttura per un «ricovero di sollievo», doveva essere dimessa a fine mese, ma lei e il marito avevano insistito per anticipare. Forse avevano già deciso di andarsene insieme e volevano farlo nella loro casa. Nella struttura di Mezzolomba­rdo tutti li ricordano come una coppia affiatata che ha sempre lottato per vivere una vita normale, malgrado la malattia e le difficoltà dell’età. Per questo la notizia della loro morte ha sconvolto medici e assistenti.

Anche in paese tutti li descrivono come due persone gentili e cordiali. «In una comunità unita come la nostra un fatto così grave lascia tutti sgomenti», dice il sindaco di Fai della Paganella, Gabriele Tonidandel. Capitava di vederli passeggiar­e in centro. Ultimament­e però usciva solo lui. Era spesso di fretta. Non aveva il tempo di fermarsi a chiacchier­are, come in passato, perché doveva assistere la moglie. Nell’ultimo periodo sembrava preoccupat­o e più cupo del solito raccontano al bar Valarda. «Li conoscevo poco, non frequentav­ano i gruppi del paese. Però non mi sarei mai aspettato una cosa simile», dice il gestore del bar.

In piazza lo avevano visto per l’ultima volta due giorni fa. «Era venuto a comprare delle cose, come faceva sempre. Sono rimasta sconvolta quando ho saputo la notizia. Erano due bravissime persone che si sono amate fino alla fine», ricorda l’edicolante. Quello stesso giorno poi era andato a fare la spesa. «Ci siamo salutati e gli avevo chiesto come stava. Poche parole di cortesia come sempre», racconta il cassiere del Conad. Oltre ai commercian­ti li conoscevan­o in pochi. «Ero stata da loro qualche giorno fa, gli avevo riportato un paio di pantaloni che mi avevano chiesto di accorciare— racconta una vicina — Avevo notato che lei stava molto male, faceva fatica a parlare. Si vedeva che stava soffrendo molto e che lui era preoccupat­o e stanco».

La coppia era molto legata a Giuliano Romeri, che spesso dava loro una mano, e alla famiglia Rizzoli, una coppia di amici di vecchia data. Si erano conosciuti a Bolzano, dove Sergio Cini si erano trasferito per il suo lavoro di assicurato­re. Le due famiglie avevano costruito un legame profondo, che li aveva portati a decidere di comprare casa insieme a Fai. I Cini si erano trasferiti al piano superiore, i Rizzoli sotto. Loro però l’hanno sempre usata come casa per le vacanze. «Ci conoscevam­o da sempre — dice un parente della famiglia Rizzoli — Siamo addolorati e increduli per quanto è successo. Per noi è un momento molto difficile».

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Toninandel con le forze dell’ordine

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