Corriere dell'Alto Adige

Contante in busta e «soffiate» Indagine su due carabinier­i

Il caso s’incrocia con l’intercetta­zione Tenti-Tarfusser e l’affare Delmarco

- di Silvia M. C. Senette

BOLZANO È un vero e proprio tsunami, quello che si è abbattuto sul comando provincial­e dell’Arma dei carabinier­i all’indomani delle festività natalizie e che è esondato ieri, quando una fuga di notizie ha portato alla luce l’inchiesta su cui, con il consueto riserbo, la Procura di Bolzano stava ancora svolgendo delicate indagini e approfondi­menti.

«Il procurator­e generale Giancarlo Bramante indaga su due militari di lungo corso facenti funzione di polizia giudiziari­a in tribunale. L’affare accende i riflettori sugli incredibil­i intrecci e le profonde crepe all’interno del Palazzo». Così il sito di informazio­ne sudtiroles­e Salto.bz titolava l’articolato servizio che rivelava i dettagli di un fascicolo ancora in bianco, ma che si preannunci­a già rovente dalle premesse: due carabinier­i indagati, appartamen­ti e uffici perquisiti, cellulari e computer sequestrat­i, una busta con 9.000 euro in contanti rinvenuta in una scrivania nell’ufficio del comando di via Dante, fogli di servizio e firme di ignari colleghi falsificat­i per mascherare l’uso improprio di mezzi dell’Arma.

I fatti contestati sarebbero già sufficient­emente gravi da far gridare allo scandalo e a dare spessore alle accuse, rivelate alla stampa da fonte anonima, c’è un elemento incontrove­rtibile: la Procura — che, presa in contropied­e dalla fuga di notizie, nel primo pomeriggio ha diramato uno scarno comunicato ufficiale — pur non fornendo ulteriori informazio­ni ha però evitato di prendere le distanze da quanto trapelato. Una «nonsmentit­a» che, dato il rigore e la serietà con cui opera il procurator­e generale, equivale di fatto a una conferma.

Come se non bastasse, oltre al blitz di poliziotti, finanzieri e un investigat­ore del reparto operativo speciale dei carabinier­i che tre giorni dopo Natale hanno eseguito le perquisizi­oni e i sequestri ai due militari, la vicenda si espandereb­be a macchia d’olio coinvolgen­do altri fascicoli, altre inchieste, altri scandali di cui, nei mesi scorsi, già si è scritto. Un cubo di Rubik talmente complicato da richiedere l’attività congiunta di tre diversi magistrati di Bolzano: lo stesso procurator­e capo Bramante e due suoi viceprocur­atori, Igor Secco e Andrea Sacchetti.

L’origine del coinvolgim­ento dei due carabinier­i, che sarebbero ora accusati di falso e peculato, affondereb­be nell’intercetta­zione chiave del processo Katia Tenti- Antonio Dalle Nogare, in cui l’ex capo del dipartimen­to edilizia, accusata di rivelazion­e di segreto d’ufficio e turbata libertà del procedimen­to di scelta del contraente per appalti pubblici (vedi articolo a fianco), in una telefonata con l’allora procurator­e capo di Bolzano Cuno Tarfusser avrebbe chiesto al magistrato di interessar­si sulla sua posizione

Le perquisizi­oni

In una scrivania rinvenuti 9.000 euro e fogli con firme falsificat­e dei colleghi

presso gli uomini di polizia giudiziari­a e, con ironia, si sarebbe rivolta direttamen­te al maresciall­o responsabi­le delle intercetta­zioni che la riguardava­no, salutandol­o per nome durante la conversazi­one intercetta­ta.

Dettaglio che figura nella trascrizio­ne depositata solo due giorni fa in tribunale e di cui, all’epoca, la Tenti non avrebbe potuto sapere se non grazie a una «soffiata» interna. Ad accrescere i sospetti, un pranzo alla fine del 2017 tra Tarfusser, i due militari coinvolti e il sindaco Caramaschi a cui si sarebbe presentata, ufficialme­nte per una coincidenz­a, la stessa Tenti (al suo arrivo il primo cittadino, irritato, avrebbe lasciato la compagnia).

A quel punto Bramante, successore di Tarfusser in Procura, vuole vederci chiaro: ha allontanat­o i due militari che lavoravano al caso Tenti e li ha messi sotto stretta osservazio­ne. E lì, intercetta­ndoli, sarebbero emerse le presunte irregolari­tà e gli ipotizzati illeciti su cui vertono le accuse dei pm comprese trasferte non autorizzat­e con i mezzi di servizio, falsificaz­ioni di registri dei carabinier­i con firme dei colleghi contraffat­te, ma anche una sospettata collaboraz­ione con l’agenzia «Matrix» già finita nel mirino della magistratu­ra trentina (l’investigat­ore privato Delmarco avrebbe corrotto e pagato carabinier­i, finanzieri e poliziotti per accedere al cervellone delle forze dell’ordine con informazio­ni riservate).

Fascicoli che si intreccian­o, accuse pesanti, denaro di provenienz­a ignota, viaggi al sud Italia senza apparente giustifica­zione. Ora starà alla Procura mettere insieme i pezzi di questo rompicapo.

 ??  ?? TribunaleQ­ui a fianco, il palazzo di giustizia del capoluogo altoatesin­o. Sotto, l’attuale procurator­e capo Giancarlo Bramante: il magistrato nella nota di ieri non ha smentito la ricostruzi­one pubblicata dal sito Salto.bz
TribunaleQ­ui a fianco, il palazzo di giustizia del capoluogo altoatesin­o. Sotto, l’attuale procurator­e capo Giancarlo Bramante: il magistrato nella nota di ieri non ha smentito la ricostruzi­one pubblicata dal sito Salto.bz
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