Attentato alla chiesa antiabortista Aperta un’inchiesta. La pista anarchica
Bruciato il portone, nel mirino il presepe con i feti. Tisi: «Rispettare la diversità d’opinione»
ROVERETO Il portone della chiesa bruciato per protestare contro il presepe antiabortista. È accaduto ieri mattina intorno alle 5 quando qualcuno — la Procura di Rovereto ha aperto un’inchiesta per danneggiamenti e si indaga sulla pista anarchica — hanno dato fuoco al portone della chiesa di san Rocco in corso Bettini a Rovereto, lasciando inoltre una vistosa scritta sul muro: «I veri martiri sono in mare». Grazie all’intervento dei vigili del fuoco le fiamme non hanno raggiunto l’interno della chiesa, rimasto incolume fatta eccezione per la fuliggine e per il fumo.
Questa è la scena che si sono trovati di fronte alle 7.15 alcuni membri della piccola comunità di San Rocco (200 persone circa) che ieri mattina avrebbero voluto riallestire «Il presepe degli innocenti», collocato di fronte ai gradoni della chiesa tutti i giorni dal 28 dicembre scorso: una scena della natività tradizionale se non fosse per la presenza di circa venti riproduzioni in plastica di feti di dieci settimane disseminati sul cammino dei Re Magi e di un Erode intento a pugnalare uno di loro. Il tutto contornato da vari pannelli contro l’aborto: «Questo presepe non è una accusa contro le donne che hanno abortito — vi si legge — ma contro coloro che le hanno convinte che è giusto abortire. Allora smascheriamoli i veri assassini, i nuovi Erode». Un presepe voluto da don Matteo Graziola, coordinatore della comunità dei fedeli della chiesa di San Rocco, che negli ultimi anni ha portato avanti varie iniziative contro l’aborto, ad esempio con preghiere e rosari davanti all’ospedale di Rovereto, venendo anche più volte contestato da gruppi anarchici.
Nonostante l’attentato incendiario il presepe è stato riesposto già nel pomeriggio di ieri e già nella mattina l’adorazione eucaristica permanente che si celebra nella chiesa si è tenuta regolarmente, spostata nella sagrestia. «Il nostro presepe non vuole accusare nessuno né portare un messaggio di conflitto — dichiara Maria Giulia Stedile, referente laica dell’adorazione perpetua — bensì di riflessione sul fatto che la vita è sacra. Noi non abbiamo paura, non ci fermiamo e siamo pronti ad accogliere a braccia aperte le persone che hanno compiuto questo gesto. Mi dispiace per loro che sono così arrabbiati. Noi non vogliamo una lotta — conclude Stedile — né prove di forza, noi crediamo in quello che proponiamo, nel messaggio della sacralità della vita e continueremo a farlo».
Ferma la condanna della Chiesa trentina per l’attentato: «Bruciare una porta, che sia di una struttura di accoglienza o di una chiesa, è uno sfregio per tutta la comunità», afferma l’arcivescovo di Trento Lauro Tisi che poi precisa: «Ogni parola di condanna — aggiunge — rischia però di essere scontata se non ne deriva l’impegno affinché il dissenso e la diversità di opinione, legittimi anche all’interno della comunità ecclesiale, non travalichino mai il rispetto delle persone e degli ambienti ad esse destinati». Anche il sindaco di Rovereto Francesco Valduga condanna l’accaduto senza se e senza ma («Ogni atto espresso con la violenza e il vandalismo va condannato di per sé, e non esiste motivazione alcuna per giustificare atti di simile natura»), così come il presidente della Provincia Maurizio Fugatti: «Esprimere il proprio pensiero con il danneggiamento dei simboli e delle proprietà altrui è sempre sbagliato. In una democrazia ci sono altri modi per esprimere le proprie idee. Chi ha incendiato l’ingresso della chiesa di San Rocco è nemico del dialogo e del confronto pacifico. Al momento non ci sono certezze sulla matrice dell’attacco — dichiara in una nota il governatore — ma è certo che da parte nostra deve esserci tutta l’attenzione e la ferma condanna nei confronti dei responsabili che, qualora fossero garantiti alla giustizia, dovranno essere pesantemente condannati».
Fugatti Qualora i responsabili fossero garantiti alla giustizia, mi auguro una pesante condanna