«Un atto teppistico pericoloso»
«Èuna vigliaccata reagire in questo modo, sono qui per esprimere la mia solidarietà a don Matteo». Don Sergio Nicolli, decano di Rovereto, arriva intorno alle 10 alla chiesa di San Rocco per constatare con i propri occhi i danni occorsi al portone. Ha sempre preso le distanze dalle iniziative antiabortiste di don Graziola ma ora non può che condannare fermamente l’attentato incendiario: «Sono convinto che il presepe esposto in questi giorni di fronte alla chiesa non sia efficace nel combattere la piaga dell’aborto — afferma don Nicolli — ma crei solo esacerbazione; lo scopo era retto, il metodo inefficace. Ma di fronte a questo gesto così vile, segno tangibile dell’imbarbarimento dei rapporti, non posso che esprimere la piena solidarietà a don Matteo».
La chiesa e l’adiacente convento di San Rocco vennero costruiti nel 1633 dopo che il consiglio comunale di Rovereto votò unanime la proposta di erigere un convento in riconoscenza a due frati che assistettero i colpiti dalla grande peste di Rovereto del 1630. Il portone distrutto dal rogo, ora provvisoriamente sostituito con dei pannelli di legno, è però risalente al ’900. «Si è trattato di un atto teppistico ingiustificabile e gravissimo che colpisce l’intera comunità — afferma Franco Marzatico, dirigente della Sovrintendenza per i beni culturali — e che ha messo a rischio l’intera struttura della chiesa e il patrimonio culturale in esso contenuto, oltreché ovviamente l’incolumità delle persone».