Corriere dell'Alto Adige

Don Graziola: «Non ci fermeranno»

- A. Bon. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

ROVERETO «È stata una reazione ingiustifi­cabile, abnorme rispetto al nostro presepe. Ma non ci facciamo intimorire, continuere­mo a esporlo nella speranza che la gente accetti il dialogo, già da oggi (ieri, ndr) fino al 3 febbraio, data della Giornata per la vita; poi lo terremo all’interno della chiesa. Siamo addolorati ma decisi a proseguire». Dalla voce appare sereno don Matteo Graziola, coordinato­re della comunità dei fedeli della chiesa di San Rocco a Rovereto e fautore del presepe antiaborti­sta collocato di fronte ad essa da due settimane che ha generato una protesta culminata nell’attentato incendiari­o alla chiesa.

Nato a Rovereto nel 1957 e ordinato sacerdote a Trento nel 1982, don Graziola si è laureato in Filosofia all’università cattolica del Sacro Cuore di Milano nel 1990 ed è attualment­e insegnante di religione al liceo Rosmini di Rovereto. Da alcuni anni porta avanti alcune iniziative contro l’aborto, come i rosari per la vita presso l’ospedale di Rovereto, dove questa sera terrà una messa per ricordare i bambini abortiti negli ultimi mesi. «Sono battaglie culturali per la vita e contro l’aborto — afferma don Graziola — nello spirito del secondo dettame di un’enciclica di papa Giovanni Paolo II. Il nostro presepe vuole lasciare un messaggio importante e far riflettere, anche esponendo una serie di dati: oggi in Italia abbiamo un terzo delle nascite rispetto agli anni ’60, come mai questa fuga dalla vita? A Rovereto sono stati soppressi

È ridicolo contrappor­re due vittime. Se si pentono pronto a perdonarli

circa 6.000 nascituri in quarant’anni. L’Europa è un continente di anziani, lo sanno tutti, eppure ogni giorno uccide legalmente e volutament­e tramite aborto 5.600 bambini: uno sterminio silenzioso di cui nessuno parla, ideologica­mente giustifica­to e incrementa­to da forze politiche e sociali di vario genere».

L’attacco del sacerdote non è contro le donne che abortiscon­o, poiché «loro stesse sono vittime di un inganno perpetrato ai loro danni, che le fa uccidere un figlio e subirne per sempre le conseguenz­e psicologic­he». Quanto al messaggio sul muro («I veri martiri sono in mare») don Graziola commenta: «È una scritta ridicola, è assurdo contrappor­re le due vittime, i migranti in mare e i nascituri; anche io sono fermamente convinto che i migranti vadano aiutati, in linea col pensiero e le iniziative della diocesi». E sugli attentator­i: «Se si presentass­ero e si pentissero li perdonerei e direi loro: “La Verità vi farà vivere, avvicinate­vi al Cristo e troverete la luce”».

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Sentinella Don Matteo Graziola è attivo nelle Sentinelle in piedi e nella lotta contro l’aborto

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