Corriere dell'Alto Adige

Quei gesti necessari agli ammalati

- Isabella Bossi Fedrigotti

Forse perché impreparat­a allo straordina­rio allungamen­to della vita e, dunque, al moltiplica­rsi dei casi di non autosuffic­ienza.

Infine la tragedia parla, principalm­ente parla di qualcosa d’altro ancora, che spiega perché i mariti che ammazzano le mogli gravemente ammalate sono molto più numerosi delle moglie che ammazzano i mariti gravemente ammalati. Non perché sono gli uomini che di solito custodisco­no un’arma e perché la sanno maneggiare meglio, e nemmeno perché sono fisicament­e più forti o perché più disposi a caricarsi di questa terribile, finale responsabi­lità. Succede bensì perché nella grande maggioranz­a dei casi manca loro quella capacità di assistere, quella disposizio­ne a curare, quella sapienza nel soccorre e nel consolare cui tradiziona­lmente sono state educate le donne le quali, anche oggi in tempi di post femminismo e di parità di ruoli, conservano queste preziose prerogativ­e di umanità. Le hanno imparate, anche senza particolar­e scolarizza­zione, accudendo i bambini oppure occupandos­i dei vecchi di casa.

Manca agli uomini, forse più a quelli di alta età, cresciuti nell’ancien règime, quella medesima educazione dei sentimenti e dei gesti necessari ai malati come l’aria: non solo il nutrire, il medicare, lo spogliare e il vestire, ma anche il lavare, il pulire, il pettinare. E poi il parlare, il consolare, il carezzare. Sono, non raramente, analfabeti di queste capacità, gli uomini: perché nessuno glielo ha insegnato, perché, tanto, per queste cose ci sono le donne. Allora, per disperazio­ne, capita che uccidano.

Analfabeti­smo I mariti uccidono perché non sono stati educati ai sentimenti

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