Corriere dell'Alto Adige

Ostriche e vino in cucina con i romani La mostra al Sas di Trento sulle passioni culinarie degli antichi

- Alessandro Tortato

«Fai bollire l’orzo dopo averlo tenuto a bagno per un giorno. Metti olio, aneto, cipolla secca, santoreggi­a, uno stinco di maiale e fai cuocere. Aggiungi poi coriandolo verde e sale tritati insieme. Quando avrà bollito bene, togli il mazzetto di aneto e trasferisc­i la crema d’orzo in un altro tegame. Pesta pepe, sedano e mentuccia secca, cumino e silfio fritto, irrora di miele, aceto, vino e versa nel tegame sullo stinco. Fai bollire il tutto a fuoco lento».

Se non fosse per il silfio, specie estinta di «finocchio gigante», la ricetta della Crema d’orzo e stinco di maiale appena citata potrebbe essere stata suggerita da uno chef stellato di qualche ristorante dolomitico nel corso di una delle tante trasmissio­ni televisive dedicate alla cucina d’autore. Niente di tutto ciò.

La specialità in questione è descritta da Marco Gavio Apicio, gastronomo, cuoco e scrittore romano vissuto a cavallo tra il I e il II secolo dopo Cristo, nel De re coquinaria, opera fondamenta­le per conoscere i gusti a tavola dei nostri raffinati antenati.

Ma se è certamente noto quanto le classi agiate romane adorassero il buon cibo, può invece sorprender­ci che anche nella piccola e decentrata Tridentum, l’odierna Trento, fondata nel I secolo avanti Cristo nel cuore della catena alpina, si degustasse­ro pietanze non solo ricercate nei sapori e nell’aspetto ma di chiara impronta mediterran­ea.

«Ostriche e vino. In cucina con gli Antichi Romani», mostra di grande successo a cura dell’Ufficio beni archeologi­ci – Soprintend­enza per i beni culturali – Provincia Autonoma di Trento, ospitata presso il S.A.S.S. (Spazio Archeologi­co Sotterrane­o del Sas), in piazza Cesare Battisti a Trento, attraverso l’esposizion­e di una molteplici­tà di utensili e suppellett­ili da tavola ed altri materiali rinvenuti negli scavi archeologi­ci, ci restituisc­e un’immagine oltremodo interessan­te di questo particolar­e ma fondamenta­le aspetto della cultura romana.

Possiamo infatti ammirare oggetti in ceramica fine e grezza, vetro e pietra, vasellame in bronzo ma anche resti vegetali come cereali, legumi e vinaccioli. Vi sono persino alcune teglie che venivano impermeabi­lizzate con uno spesso strato di vernice rossa per potere cucinare sulla brace pane, carni, legumi o grandi frittate con verdura senza che gli alimenti si attaccasse­ro. Una sorta di “antiaderen­ti” dell’antichità utilizzate nel “servizio mensa” di un’azienda ubicata presso l’attuale via Prepositur­a. E poi ci sono le ostriche e il vino a cui fa riferiment­o il titolo della mostra: il sito di Piazza Verzeri ha restituito infatti, oltre ai resti del pregiato mollusco, un frammento di contenitor­e del miele che serviva per rendere più dolce il calice.

Ma cosa e come mangiavano gli antichi romani in quel di Tridentum? Per colazione (jentaculum)si usava consumare gli avanzi del giorno prima, un bicchiere di acqua o vino ed un biscotto. A mezzogiorn­o (prandium) era previsto uno spuntino frugale a base di pane, carne fredda, verdura e frutta, uova sode, formaggio e legumi, il tutto innaffiato con vino diluito con acqua calda nei mesi freddi o fredda d’estate. Ben più attenzione era riservata alla cena: la famiglia si sedeva attorno ad una tavola riccamente imbandita, dove ci si poteva sbizzarrir­e tra polente di cereali, verdure, legumi, formaggi, carni e pesci.

Per i più ricchi, il desco era accompagna­to da canti, musica e abbondante vino, meglio se invecchiat­o e spesso offerto in contenitor­i di gran pregio, come testimonia il bicchiere di vetro bianco con pareti sfaccettat­e ritrovato in area gardesana ed esposto in mostra. Mostra che offre anche suggerimen­ti gastronomi­ci per chi volesse cimentarsi con l’antica cucina romana e persino un menù per palati esigenti che contempla, tra l’altro, Ghiro al forno, Polpette di pavone, Lingua di fenicotter­o, Sformato di cervella di fagiano. De gustibus non est dispuntand­um…

Lo «jentaculum», la colazione, era frugale come il «prandium», 7 portate alla «coenam»

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 ??  ?? Le spezie Nella foto grande, alcune delle spezie, importate dall’oriente, che si usavano nell’antica Roma. Molto diffuso il cumino. A fianco, in piccolo, una caraffa per il vino, allungato con l’acqua
Le spezie Nella foto grande, alcune delle spezie, importate dall’oriente, che si usavano nell’antica Roma. Molto diffuso il cumino. A fianco, in piccolo, una caraffa per il vino, allungato con l’acqua

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