Corriere dell'Alto Adige

Denicolò deciso «I nomi italiani devono restare»

- C. S.

Il bilinguism­o deve essere garantito sia per il rispetto dello Statuto d’Autonomia che dei tre gruppi linguistic­i che vivono in Alto Adige.

La strada migliore è quella del mantenimen­to di tutti i toponimi in lingua italiani, codificati da una legge dello Stato, assieme alla codifica di quelli in lingua tedesca da parte della Provincia. Una soluzione di mediazione dovrebbe, comunque, non toccare la Toponomast­ica italiana pubblica ed intervenir­e solo su quella privata.

La «ricetta» su come risolvere la decennale questione, tornata prepotente­mente alla ribalta dopo il tragico incidente sul Renon e che, con la «scure» della Consulta in primavera, dovrà essere affrontata dalla nuova Giunta provincial­e, arriva da Guido Denicolò.

Avvocato, Guido Denicolò è stato componente della Commission­e paritetica che fu incaricata, da Stato e Provincia, di esaminare 1.500 toponomi.

«La politica — sottolinea — ha il compito di trovare una soluzione. Se, però, si ripercorre la stessa strada che ha portato alla legge Durnwalder, si corre il rischio di nuove osservazio­ni da parte dello Stato e della Corte Costituzio­nale. La soluzione migliore sarebbe il rispetto dello Statuto e delle competenze della Provincia, che sono solo sulla toponomast­ica tedesca e non su quella italiana esistente, che è legge dello Stato».

Una soluzione di mediazione è possibile. «Si intervenga — prosegue — sulla micro toponomast­ica, anche se parlerei di toponomast­ica privata, lasciando quella pubblica (strade, frazioni, Comuni, località) che interessa il 90% della popolazion­e».

Denicolò, che difende il lavoro svolto dalla Commission­e, «abbia operato guardano i toponomi nel loro uso comune» e che giudica possa essere valida anche oggi, non associa bilinguism­o a sicurezza in montagna.

«La sicurezza — dice — è importante, ma il bilinguism­o è una questione di rispetto dello Statuto e delle comunità del nostro territorio».

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