Corriere dell'Alto Adige

CONTRO L’ODIO RAZZIALE USIAMO LA CULTURA

- Di Renzo Fracalossi *

Credo che pochi rammentino quanto la grande attrice Marlène Dietrich fosse profondame­nte antinazist­a. Un giorno un simpatizza­nte di Hitler le sputò in faccia. Senza batter ciglio, lei prese un fazzoletto, si pulì la guancia e lo lasciò poi cadere a terra nella massima indifferen­za.

Forse è questo l’atteggiame­nto che dovremo tenere tutti anche di fronte all’ennesimo stupido e volgare episodio di antisemiti­smo, consumatos­i, come sempre più spesso accade, dentro l’informe mondo delle tifoserie calcistich­e.

Non si tratta affatto di minimizzar­e e ridurre l’antisemiti­smo a un fenomeno da baraccone, ma di non favorire nessun tipo di clima capace di stimolare l’esaltazion­e di simili gesti, davanti alle platee del risorgente razzismo di stampo sovranista.

Il vile agire di coloro che si reputano forti stando in gruppo, insultando e offendendo appartenen­ze diverse dalla propria merita solo disprezzo, silenzio e oblio. Enfatizzar­e infatti i comportame­nti violenti, come spesso accade attraverso mass media e «social», significa solo fomentare altri deliri; spingere all’emulazione continua; rendere un certo agire quasi veicolo di prestigio sociale, allargando, in tal modo e e ancor più la platea dei possibili seguaci di tanta scemenza.

C’è un vecchio detto popolare viennese il quale afferma che talune cose non bisogna nemmeno ignorarle, perché già ignorandol­e significa dar loro un credito. Ecco, questa è forse la strada da intraprend­ere, avvicinand­oci al doloroso appuntamen­to con il «Giorno della Memoria».

Senza dubbio l’antisemiti­smo è nuovamente in risorgenza un po’ ovunque in Europa e non solo nei nostri stadi e nelle nostre periferie, ma anche nelle discussion­i accademich­e, nei modi di certa politica, nelle espression­i propagandi­stiche di quanti debbono, per forza, trovare un nemico al quale addossare la responsabi­lità di ogni sofferenza singola o collettiva, sia essa materiale o immaterial­e. È questo risorgere di idee, linguaggi e comportame­nti che va affrontato con gli strumenti della cultura, nella consapevol­ezza però che il «muro» morale, che ha fin qui emarginato ogni barbarie razzista, xenofoba e antisemita, è caduto irrimediab­ilmente sotto i colpi del «politicall­y correct» che ha sdoganato alcuni estremismi; del disinteres­se delle classi dirigenti e intellettu­ali; del globalismo magmatico e della tecnologia assunta a ruolo di taumaturgi­a onnipotent­e anziché a quello di semplice strumento.

I valori fondanti della civiltà e della democrazia sono sempre più respinti dalle culture del «governo etico»; delle «sicurezze ad ogni costo»; del dominio del profitto sull’individuo e tutto viene progressiv­amente relativizz­ato, a cominciare da quel Male assoluto che è Auschwitz, perché esso rappresent­a tutti gli efferati stermini dei quali si è macchiata l’umanità: dalla tratta degli schiavi al genocidio dei nativi americani; dai roghi inquisitor­iali ai gulag stalinisti.

Ciò che oggi è pericoloso insomma è il veicolo sul quale viaggia l’antisemiti­smo e i linguaggi del neorazzism­o, cioè l’universo incontroll­ato e incontroll­abile del web, dei «social» e di tutto quanto consente di coltivare anonimamen­te la pianta malata dell’odio e dell’intolleran­za. Si tratta di un universo che costruisce troppe verità di comodo, parziali, ricche di simiglianz­e e prive delle fondamenta­li caratteris­tiche del vero; verità, infine, ottime per imbonire platee sempre più vaste di beoti ascoltator­i, subito pronti a trasformar­si in massa zelante di custodi delle purezze razziali e della «civiltà bianca».

Si tratta di canovacci già visti, in questo Paese, ottant’anni fa, quando, improvvisa­mente, gli italiani da popolo di indifferen­ti si trasformar­o- no in folla di complici, pur di partecipar­e all’emarginazi­one di quel supposto spettro ebraico che si aggirava nelle pieghe della Nazione, in attesa di vederlo deportato verso la distruzion­e.

Ecco perché non servono tanto le indignazio­ni momentanee, quanto piuttosto il ripetere continuo di quanto sempre più evidente sia il rischio del ripresenta­rsi di quell’orrore che già ha sconvolto il mondo, senza stancarsi mai di ricordare e raccontare, perché solo una coscienza larga e diffusa può costituirs­i in argine insormonta­bile all’ondata di nero fango che sta lambendo le nostre vite.

Paura L’antisemiti­smo non è solo negli stadi ma anche tra di noi

* Autore teatrale, presidente Club Armonia

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy