Corriere dell'Alto Adige

Costruire contatti in 60 secondi Il metodo Bni conquista le imprese

Più di cento persone alla Salewa per l’incontro annuale della rete altoatesin­a

- Chiara Currò Dossi

BOLZANO Ragionare in termini di scarsità o di abbondanza, di economia competitiv­a o collaborat­iva, orientare i contatti direttamen­te alla profittabi­lità o a un percorso che parta dall’instaurazi­one di un rapporto di credibilit­à e di fiducia. Sono modi diversi di guardare all’economia e di fare impresa, ma la rete altoatesin­a di Bni (acronimo di Business network internatio­nal) scommette sul secondo elemento di ciascuna di queste coppie di opposti. E i dati sui risultati raggiunti seguendo la strategia del passaparol­a (strutturat­o) sembrano dare ragione ai suoi sostenitor­i: con 165 membri e quasi 4 mila referenze scambiate, il 2018 si è chiuso con la generazion­i di un giro d’affari da 3,7 milioni di euro.

«Per fare business non esistono scorciatoi­e — precisa il direttore nazionale Paolo Mariola — Bisogna impegnarsi a fondo e saper costruire e sfruttare anche la propria rete di contatti. Una rete dalle potenziali­tà illimitate ma che, per funzionare, ha bisogno di profession­isti in grado di diventare un punto di riferiment­o gli uni per gli altri».

Con queste premesse si è svolto ieri, alla Salewa, il secondo incontro annuale di Bni, dedicato a come far funzionare il proprio network di contatti. Oltre un centinaio i partecipan­ti, provenient­i da tutti i «capitoli» (ossia i gruppi di lavoro) presenti in regione, ciascuno, per altro, chiamato col nome di una varietà di mele. Quattro quelli attivi in Alto Adige (Jonagold e Red, a Bolzano, Morgenduft a Nalles e Grafenstei­ner a Merano), altrettant­i quelli del Trentino (Renetta, nel capoluogo, Gala a Lavis, Pinova a Rovereto e Golden a Sarche).

Ma cosa significa farne parte? A spiegarlo è Nadia Mazzardis, social media manager e presidente del capitolo Jonagold per il mandato ottobre-aprile: «Un imprendito­re interessat­o a fare business insieme può iscriversi al capitolo della propria città, pagando una quota annuale di 1.000 euro che gli consente di bloccare la propria posizione. In questo modo avrà garantito che, nello stesso gruppo, non ci siano altri profession­isti con la stessa attività. L’obiettivo è quello di mettere in piedi un rapporto di fiducia grazie a incontri settimanal­i».

Nel caso di Jonagold gli appuntamen­ti si svolgono il mercoledì dalle 7 alle 8.45. «A turno — prosegue Mazzardis — ciascuno ha a disposizio­ne 60 secondi per raccontare qualcosa della propria attività, in modo che gli altri possano capire il target di riferiment­o. Il passo successivo è quello di scambiare referenze, ossia consigliar­e un imprendito­re ai potenziali clienti, e tutti gli affari così conclusi vengono registrati su una app». Il meccanismo è analogo a quello di un pic nic: «Funziona solo se ognuno porta qualcosa» conclude Mazzardis.

Un sistema importante anche in una regione fatta di piccole e medie imprese. «A tal proposito — sottolinea Mariola — è curioso vedere come nelle città più piccole la tendenza sia quella di dare per scontato che ci si conosca tutti. Un punto debole che, paradossal­mente, si trasforma in un punto di forza. Una volta messa in piedi una rete, infatti, è più semplice mantenerla in una realtà territoria­le meno dispersiva».

Quello che attende la Bni regionale nei prossimi anni è già nitido nella visione dell’executive director Thomas Höller: «In un paio d’anni vorremmo riuscire a sviluppare una cultura della collaboraz­ione, con capitoli che lavorino insieme a livello nazionale e internazio­nale. Vorremmo che la nostra terra diventasse ponte fra imprendito­ri italiani e tedeschi, e l’essere membro di un capitolo di Bni un certificat­o di qualità, alla luce del contributi della rete all’economia delle due province».

Il direttore

«Per fare business non esistono scorciatoi­e, bisogna saper sfruttare i contatti»

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