«Sturaro, testimonianza decisiva»
Sono state depositate, dal giudice Michele Paparella, le motivazioni della sentenza del processo sul caso «Palace». Il primo marzo è stata emessa la sentenza a carico di Massimiliano Sturaro, ex amministratore e direttore generale del Palace di Merano, e della dottoressa bolognese Carmen Salvatore, all’epoca dei fatti medico del dipartimento di medicina estetica dello stesso hotel: i due sono stati assolti dall’accusa di truffa. Nel processo, erano accusati di avere intascato per circa quattro anni una parte consistente degli incassi del centro estetico del famoso albergo meranese: l’imprenditore Pietro Tosolini, proprietario della struttura alberghiera, lamentava un danno di un milione e 300mila euro. Il giudice ha giudicato prescritti i reati per gli episodi più datati della vicenda (fino al 2011) ed ha disposto la restituzione dei beni che erano stati preventivamente sequestrati agli imputati. Il solo Sturaro è stato però condannato alla pena di 1 anno e 4 mesi con la condizionale, per appropriazione indebita di altri 330 mila euro. Al riguardo, scrive il giudice: «La prova più importante è rappresentata dalla deposizione della dipendente che era addetta alla cassa e al ricevimento. La teste ha dichiarato che Sturaro le aveva dato disposizione di trattenere mensilmente dagli incassi 10mila euro in contanti e di consegnarglieli in una busta, stornandola dai conti dei clienti che non volevano ricevere fattura, come se non avessero pagato il soggiorno. Inoltre non vi è alcuna prova della veridicità di quanto affermato da Massimiliano Sturaro a sua discolpa, vale a dire che egli avrebbe ricevuto l’ordine di trattenere il denaro da Henri Chenot». Al riguardo, Sturaro è stato querelato da Chenot per diffamazione.