Metro Italia, i lavoratori: «Se non ci ascoltano torneremo a scioperare»
BOLZANO Mancato rinnovo del contratto aziendale e probabile chiusura della sede. Sono queste le motivazioni dello sciopero dei lavoratori della Metro di Bolzano, che hanno partecipato compatti all’astensione lavorativa del magazzino commerciale di via Volta. L’adesione alla giornata di protesta, proclamata a livello nazionale dalle categorie del commercio di Cgil, Cisl e Uil è stata del 100%. Si tratta di un risultato senza precedenti, visto che è la prima volta che il punto vendita di Bolzano rimane chiuso al pubblico a causa di uno sciopero. I lavoratori hanno protestato anche contro la revoca del contratto integrativo e la decisione unilaterale della società di applicare un regolamento interno. Durante il presidio Angelika Carfora (Uiltucs) ha ribadito come non si possa accettare che 64 lavoratori, attualmente impiegati a Metro Italia, siano in una situazione, dove il rischio di perdere il posto diventa sempre più concreto: «Vogliamo che si ritorni a un tavolo a ritrattare con presupposti diversi da quelli che l’azienda ci ha offerto, ovvero solo presentazioni di progetti senza interloquire con i sindacati — aggiunge Carfora — Inoltre non sappiamo se Metro Bolzano chiude, viene ridimensionato o viene lasciato aperto così, perché non abbiamo nessuna risposta».
I sindacati hanno poi parlato dell’atteggiamento di chiusura al dialogo dell’azienda: «Il 30 di giugno scade il contratto d’affitto di Metro Bolzano e l’azienda non ci ha comunicato un piano industriale — afferma Francesca Bolognesi (Filcams Cgil) — li abbiamo contattati più volte, però non abbiamo ottenuto risposte a meno di 3 mesi dalla scadenza del contratto d’affitto».
Metro Italia vuole aumentare le ore di lavoro introducendo ore ordinarie dove si creano esuberi, ma senza aumentare l’organico: «Riportare le ore 36 a 38 per i lavoratori, è una maggiore preoccupazione di esuberi futuri — avverte Gianfranco Brotto (Fisascat Cisl) — vogliono far lavorare in orari flessibili, ovvero meno durante i primi giorni della settimana e più negli orari di fine settimana». Walter Largher, segretario generale Trentino-Alto Adige Uiltucs ha sottolineato che a Bolzano ci sono 64 persone che non conoscono il loro futuro: « I nostri lavoratori sono a metà della loro carriera. È inutile usare strumenti e ammortizzatori sociali che possono dare 2-3 anni di respiro quando mancano 10 anni alla pensione poiché si rischia di rimanere a metà del guado». Anche i dipendenti del magazzino si dicono preoccupati. «Non vorrei perdere il posto di lavoro, dopo 30 anni che sono qua sul territorio, voglio restare — dice Gianina Elena Iacob — se non veniamo ascoltati rifaremo un altro sciopero per far rispettare i nostri diritti». I sindacati si scusano con i molti clienti che hanno trovato chiuso il negozio, ma in considerazione della situazione che si è delineata— sottolineano — non è stato possibile trovare alternative.
Carfora «Vogliamo tornare a un tavolo a ritrattare con altri presupposti »
Largher «A Bolzano ci sono 64 persone che non conoscono il loro futuro»