«Genitori, state attenti a postare foto dei bimbi»
Daniela Höller è la nuova garante dei diritti dell’infanzia. Avvocata esperta in diritto di famiglia, pone l’accento sui rischi per i minori nell’uso dei social network. «Non servono divieti o controlli ossessivi — spiega — ma un accompagnamento da parte dei genitori per un uso consapevole di questi strumenti».
BOLZANO «Postare le foto dei propri figli sui social? Ok, ma con moderazione. Il digitale è un mondo che necessita di accortezze, bisogna imparare a riconoscerne i rischi. E in questo i genitori devono accompagnare, per mano, i minori, proprio come fanno quando li portano a scuola di musica». È il punto di vista di Daniela Höller, nuova garante per l’infanzia e l’adolescenza. Avvocato esperto in diritto di famiglia, dal 2016 collabora nello Studio legale Unterberger Thomaser, e da venerdì si è insediata, ufficialmente, nel suo nuovo ruolo.
Nella sua esperienza di avvocato, quali tematiche ha incontrato relative al mondo dei più piccoli?
«Soprattutto quelle legate a divorzi e separazioni. Sono in crescita quelle delle coppie non sposate, e purtroppo quelle a lieto fine sono sempre state casi isolati. Nella mia esperienza, mi sono trovata a parlare con un genitore che si rivolgeva a noi per avere l’affidamento prevalente del figlio, sostenendo che fosse nel suo stesso interesse. In casi simili, è raro che il bambino abbia voce in capitolo. Il giudice potrebbe ascoltarlo in aula, ma spesso questa procedura viene evitata perché si rivela un’arma a doppio taglio. È un’esperienza traumatica per il minore, che si trova in una situazione di conflitto di lealtà nei confronti dei genitori».
Di situazioni simili ne vedrà anche ora, con gli occhi del garante.
«Sicuramente, ma ora il mio intervento arriva prima di entrare in un’aula di un tribunale. Mio compito sarà cercare una soluzione prima di arrivare a tanto e, soprattutto, quello di informare i minori su quelli che sono i loro diritti,partendo il prima possibile. Ad avere entrambi i genitori anche in caso di separazione, per esempio. Al gioco, e a esprimere la propria opinione. Anche sui social, a patto di rispettare certe regole».
Quali tematiche si aspetta di affrontare?
«Innanzitutto quella del bullismo, una tematica in avvenire, soprattutto nelle scuole. Ma anche la violenza, nelle sue svariate forme, fisica, psichica e sessuale. Poi credo sia utile informare i bambini su cosa significhi comunicare in rete e quali siano i comportamenti da tenere nell’utilizzo dei nuovi media».
A questo proposito, come cambia il ruolo di educatori e genitori? Secondo lei dovrebbero vietare, sotto una certa età, l’utilizzo di internet e dei social?
«No. Con i divieti e il controllo ossessivo non si va da nessuna parte. Come un genitore accompagna per mano il proprio figlio a scuola di musica e gli insegna ad attraversare la strada, così dovrebbe fare sul web. Bisogna insegnare ai minori a riconoscere i rischi. Dal cyberbullismo, al revenge porn. Quest’ultimo, anche se riguarda gli adulti, con 8 denunce in Alto Adige nell’ultimo anno, ha a che fare anche coi più piccoli, che saranno gli adulti di domani. Serve un occhio di riguardo per il “sexting”, per i messaggi a sfondo erotico che si scambiano anche gli adolescenti».
Tocchiamo un tasto dolente. Gli adulti sono sufficientemente preparati e competenti in materia?
«Spesso no. C’è bisogno di un processo di sensibilizzazione pure nei loro confronti. Devono tenere a mente che, pure in questo, i bambini imparano da loro».
Cosa ne pensa dei genitori che condividono le foto dei propri figli in rete?
«Che rientra fra i diritti di un minore quello di essere protetto. I genitori devono essere consapevoli che una foto, una volta in rete, vi rimane per sempre. I pericoli che ne derivano sono latenti, in un primo momento, perché i minori diventano visibili a un pubblico indeterminato. Non si sa come le immagini vengano utilizzate e per quale motivo. C’è il rischio della pedopornografia».
Che cosa consiglierebbe a un genitore?
«Di usare moderazione. In generale penso che sotto i 12 anni d’età del bambino, sarebbe meglio evitare di diffondere immagini. Specie se al mare, in costume, o corredate di informazioni concrete, per esempio sui luoghi che frequenta. Anche in questo caso, però, non sempre è necessario un divieto. Spesso basterebbe sfruttare qualche impostazione, per esempio quelle che, su Facebook, limitano la visibilità delle immagini».
Fotografie Una volta in rete restano per sempre e non si sa chi le possa utilizzare
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